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Una sfida alla morte: la luce oltre il confine PDF Stampa E-mail
Indice articolo
Una sfida alla morte: la luce oltre il confine
Secondo le Religioni
Secondo il Cristianesimo e l‘Islam
Il ruolo della Metafonia
La mia esperienza
Conclusioni

Nel Cristianesimo vi è una migliore precisazione della religiosità ebraica. Innanzitutto l'uomo è visto come un insieme composto da tre elementi sostanziali con una loro specifica forma: soma (=corpo fisico), psiche (=corpo sottile), pneuma (=corpo glorioso o luminoso di natura corpuscolare e vibratoria) (I Corinti 15, 33-52): Teilhard de Chardin li chiama "biosfera", "noosfera" e "psicosfera". Al momento della morte, abbandonato il corpo fisico (soma), segue il giudizio di Dio e la successiva sosta dello spirito (pneuma) o nel regno di Dio (=Paradiso) o in quello delle tenebre e del fuoco (=Inferno) (cfr. Matteo 16, 18) o in una situazione intermedia per liberarsi dalle ultime scorie della colpa (=Purgatorio). Tre sono le novità introdotte dal Cristianesimo: il regno di Dio inizia dall'Aldiqua ed è "dentro" l'uomo stesso, la felicità o l'infelicità non sono legate a un luogo ma a una "condizione" di vita, Dio è l'Essere che "ricapitola tutto in Sé" ed esprime la Sua infinita grandezza presentandosi soprattutto come "Amore" ("Dio è amore. Dio è luce": I Lettera di S. Giovanni, Atti degli Apostoli 26, 19-26 e I Corinti 2, 98). Si accenna solo vagamente a un processo evolutivo nell'Aldilà, di cui l'ultimo grado è quello descritto nei Vangeli con la Trasfigurazione di Cristo, contemplato in compagnia di Mosè ed Elia (cfr. Marco 9, 3 e Matteo 17, 2), ma anche con la Risurrezione e l'Ascensione: la fede e la speranza, nell'Aldilà, cedono il passo alla carità (S. Paolo), che è l'elemento fondante la vita e il suo essere ultimo oltre la morte. Non meraviglia, allora, l'espressione estasiata degli Apostoli: "Signore, è bello per noi stare qui..." (cfr. Matteo 17, 4). Certamente l'incontro con il Dio Amore-Luce non è visto come un fatto statico, ma dinamico (anche fra gli Angeli ci sono vari stadi evolutivi con le diverse gerarchie: cfr. Apocalisse), sicché è da presumere la presenza di un grande dinamismo conoscitivo e affettivo. Comunque la "Comunione dei Santi" è un articolo di Fede sin dal V secolo. Tranne alcuni teologi (minoritari), che non credono nella sopravvivenza immediata "post mortem", ma solo nella risurrezione finale dopo il "secondo giudizio" , tutti gli altri, e sono la quasi totalità, sottolineano dell'Aldilà tre fondamentali elementi: le differenze nella "condizione luogo-stato" (Inferno-Purgatorio-Paradiso), la "temporaneità" dell'eventuale "sonno" e un rapporto relazionale inteso come "presente" (visione beatifica). M. Hulin afferma che "l'Aldilà potrebbe non essere altro che una deformazione, un adattamento, una trasposizione immaginaria di un'esperienza reale, quella della non-morte", cioè "eterno presente". Volendo entrare maggiormente nei dettagli non si riesce a saperne di più. La teologia, partendo dal fatto che se Dio è ovunque anche i suoi amici (cioè i defunti) lo sono, avanza l'ipotesi che i nostri cari ci sono vicini anche localmente, quasi "sostando" nei luoghi presso i quali si è svolta la loro esistenza terrena e ciò allo scopo di aiutarci e sostenerci nelle difficoltà (M. Schmaus), come anche nel Catechismo degli Adulti si afferma che l'Inferno (autoesclusione dalla comunione con Dio) non sarebbe un annientamento "per sempre" (Catechismo della Chiesa Cattolica , n°1033). Più di questo nella Escatologia non si dice.

La letteratura medioevale cristiana, specialmente con Dante Alighieri nella Divina Commedia, ha elaborato una visione quasi topografica del regno dell'oltretomba, ma a me appare troppo macchinosa e ancora "terrena" per poterla prendere in seria considerazione per il nostro discorso. Tre particolari, però, mi sembrano interessanti: la presenza della selva oscura, la figura-guida di Virgilio e Dio come Luce. La selva oscura, come si sa, è la metafora del trapasso, che poi è ripresa da tante altre esperienze (lotta con i mostri, il tunnel...), Virgilio è l'equivalente dell'Essere di Luce, che con affetto accoglie e invita a riflettere sulla propria vita, Dio come Luce (nel Paradiso) è un concetto mutuato dalla tradizione biblica e riferito poi unanimemente in tutte le esperienze religiose e non.

Medioevale, ma non meno suggestiva, è anche l'immagine riportata da Lutero: "(Nell'Aldilà) l'uomo giocherà con cielo e terra e sole e con le creature. E tutte le creature proveranno anche un piacere, un amore, una gioia lirica e rideranno con Te, Signore, e Tu, a Tua volta, riderai con loro".

Per quanto riguarda la Religione Islamica, che crede nella predestinazione (il "Maktub"=Sta scritto), il Corano parla dell'anima del morente che viene afferrata da Azra'il (l'angelo della morte) e portata davanti a Munkar e Nakir (gli angeli inquisitori o della tomba) con il compito di interrogare il defunto e una conseguente prima severa selezione. L'anima poi deve attraversare, come una prova, il ponte As-sirat e mantenersi su di esso in equilibrio fino a giungere all'altra sponda (il "Bacino del Profeta"), dove dimorerà in eterno, perché il Paradiso è tale. Nel Giorno del Giudizio Finale gli atti di ogni uomo saranno pesati sulla bilancia dall'Arcangelo Michele e, risultato questo positivo, seguirà una condizione di perenne felicità per l'anima in compagnia di Allah e dei suoi fedeli in un luogo luminoso, che ricorda e richiama tanto un immenso giardino (Janna) dove sensi e percezione vengono potenziati e gratificati nella maniera più piena (con sorgenti e banchetti dove si è serviti e riveriti da vergini, le "urì", ed efebi). Si legge, infatti, in esso: "In verità quel giorno i destinati al paradiso gioiranno di cose belle: essi e le loro spose riposeranno sopra alti letti, sistemati in luoghi ombrosi e avranno frutti e tutto quello che desidereranno e: pace! Sarà la parola che udiranno pronunciare dal loro Signore misericordioso" (XXXVI, 55-58). Solo gli omosessuali sono esclusi da una simile prospettiva. Questa descrizione dell'Oltre mi sembra più una proiezione dovuta alle tante frustrazioni del presente che non una reale riflessione sulla consistenza del futuro. Tant'è che presso i moderni teologi dell'Islam, specialmente quelli di ispirazione mistica (il Sufismo), si pensa che questa sia più che altro una metafora della visione diretta di Dio.

Come si può notare, le principali religioni danno dell'Aldilà una visione piuttosto sfumata e assertiva, ma sostanzialmente povera di particolari descrittivi, utili a far delineare una sorta di cartografia dell'Oltre. Per avere un quadro più completo occorre integrare queste conoscenze con altre derivanti da altri ambiti di esperienza.



 

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