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I nostri anni '60 PDF Stampa E-mail
Per quelli della mia generazione gli anni '60 sono stati il periodo più ricco di stimoli e di speranze, anche se poi molte di esse andarono perdute. Il mondo, se si eccettua la crisi di Cuba, stava vivendo un periodo di profonde trasformazioni. Nella vecchia URSS era salito al potere N. KRUSCEV, negli USA J. F. KENNEDY proclamava la "Nuova Frontiera" del progresso insieme all'Europa considerata "partnership", negli stessi USA M. L. KING predicava il "Nuovo sogno" relativo alla totale emancipazione dei neri, sul soglio pontificio era asceso il "Papa buono", cioè il Beato GIOVANNI XXIII, con la geniale e profetica intuizione e apertura del Consilio Vaticano II, in Italia la partecipazione democratica si estese anche al PSI di PIETRO NENNI, nel costume, musicale e non, trionfavano i BEATLES e i movimenti pacifisti sorti per contrastare l'inutile, oltre che sanguinosa, guerra del Vietnam. Non si dimentichi che furono anche gli anni della conquista della luna da parte dell'uomo (21 luglio 1969), della ben nota "Primavera di Praga" di A. DUBCEK (anche se soffocata in maniera violenta), della Scuola di Francoforte e del Movimento studentesco con le sue mille luci (ma anche con le sue future tragiche ombre), della liturgia espressa in lingue nazionali, della incipiente evoluzione anti-URSS del vecchio PCI con L. LONGO e E. BERLINGUER.

Anche questa Città visse quel periodo, respirando il clima diffuso dell'apertura al nuovo. Nulla di strano che anche qui si avviasse, come si avviò, l'esperimento del centrosinistra con P. IANTOSCHI e A. CECI (ma a questi aggiungerei anche NINO CASIGLIO, MICHELE FILOMENO e RAFFAELE IACOVINO): il progetto di un incontro fra cattolici, laici e socialisti con la relativa intesa sul piano politico doveva schiudere un momento importante per un nuovo corso amministrativo. Per questo tentativo, che fu di innovazione, non sono minimamente d'accordo con quanto scritto su questo periodico (n. 10 del 25.10.2003, p.1 e 15) da VINICIO BOSCHETTI, quando parlava di "socialfascismo", di cui venivano accusati gli autori di tale scelta, né tantomeno di "ribaltoni" o di passaggio da un presunto estremismo (PCI-PSI) a un altro (quello odierno): in democrazia e in politica le scelte sono sempre dettate dall'andamento dei tempi e il parlare di questi "opposti estremismi" mi sembra troppo schematico e riduttivo o quanto meno storicamente impreciso. Il moderatismo non è morto e rimane ben radicato nelle coscienze: i guai sono nati e ancora nascono da ben altri fattori (caduta dei valori, allentamento dei freni etici, una società attraversata da incertezze, la pretesa affermazione del primato dell'economia sulla ragione, la globalizzazione senza regole, l'eccessivo liberismo con la conseguente nascita di nuove povertà...). Diamo, quindi, alle persone il rispetto e il merito cui hanno diritto. Se il buon seme non sempre fruttifica positivamente nel presente, molte volte è la storia a dare ragione della sua validità e magari a ripiantarlo con ben altri esiti. Questa è sempre stata ed è tuttora la mia personale convinzione.



 

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