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I figli della notte PDF Stampa E-mail
Da qualche decennio le abitudini delle persone sono andate profondamente mutando, grazie ai tanti mezzi di comunicazione ormai entrati in tutte le case (TV, internet, ecc.), ma anche all'apertura di locali serali e notturni ove sembra svolgersi una seconda vita avulsa da quella del mattino (pub, discoteche, ecc.). A essere colpiti da questa nottemania sono soprattutto i nostri giovani, che magari di giorno dormono o pigramente bivaccano in qualche attività, mentre di sera sciamano in macchina come voraci turisti in cerca di sempre nuove sensazioni per approdare alla fine in sale-ritrovo nelle quali fra rumori, percussioni di bicchieri o bottiglie e parole spesso inutilmente biascicate o mozzate credono di bruciare il loro tempo con intensità. Sono i figli della notte, con ritmi biologici sconvolti, alla ricerca di presunte risposte alle loro solitudini, spesso preda di agguati più o meno gravi e talora anche fatali (alcool, droga, riti esoterici pericolosi, stragi del sabato sera, ecc.). Molte volte mi danno l'impressione di essere come tante vite sprecate e perdute, timorose della luce del giorno e di tutto ciò che induce a progetti positivi di esistenza. Senza regole, ma soprattutto senza il rispetto di se stesi e del proprio interno orgoglio, questi giovani sono destinati a essere dei pensatori in nero, in negativo, non certamente romanticamente innamorati della luna e delle stelle. Il "carpe diem" o, come suol dirsi, il "cogliere l'attimo fuggente", dal quale è escluso il futuro, è l'unica norma che inchioda la loro anima a una trama di vita non scritta per esteso ma fatta di brandelli isolati, spesso senza un frammento di racconto e soprattutto senza storia. Sono giovani perlopiù infelici, alla caccia di un qualcosa che riempia i loro vuoti, faccia sopire le tante domande e spinga a immergersi in ciò che stordisce la mente senza darle più spazio per una pausa di silenzio, unico luogo interiore nel quale potersi parlare, riconoscendo se stessi e il proprio progetto vitale. Questi figli della notte mi fanno tanta tenerezza, perché potrebbero e dovrebbero essere i raggi forti della primavera e dell'estate con il loro impegno nel volontariato, nello studio, nel lavoro, nella ricerca, nel servizio, nel sociale, nello sport e invece si lasciano trascinare dal vento del nulla su strade che alla fine tracimano in una quasi totale alienazione e spesso nello spegnersi della vita stessa. Il loro fremere notturno sa più di rinuncia che di scelta, più di attrazione che di donazione, più di servitù che di libertà. Se sono il terrore e non rare volte anche la causa d insonnia per i loro cari è perché si presentano non già come speranza, ma più spesso come sconfitta, come tanti libri o romanzi scritti da altri che sanno ben calcolare sulla loro fragilità. Sono, purtroppo, i prodotti della realtà dell'edonismo esasperato, della non educazione al valore della scoperta e della conquista anche con il sacrificio, spinti a essere consumatori passivi di un tempo che dovrebbe essere vissuto come dono, con intelligente saggezza e lucido discernimento fra ciò che è buono e ciò che invece è solo segno di morte. Non si dica che sul conto di questa gioventù si scrive così perché noi adulti non possiamo più fare ciò che essi compiono. Probabilmente non abbiamo saputo indirizzarli all'amore della luce e di ciò che è trasparente e degno di attenzione: in questa guazzabuglio c'è sempre chi approfitta scambiando per risposta a un'esigenza magari anche reale ciò che invece è solo bisogno indotto da motivi non tanto occulti di sfruttamento di una debolezza conseguente a una eclissi di pensiero e di identità.
Vorrei tanto abbracciare al mio cuore questi figli smarriti della notte e dire loro: aprite gli occhi al calore del sole ma anche alle ombre d'un possibile fallimento, fate meglio vibrare il vostro cervello, sappiate restituire il sorriso d'un respiro di lunga durata al vostro agire. L'esperienza terrena è un'avventura meravigliosa e irripetibile, arricchitela di conoscenza, coloratela di gioia condivisa, non sciupatela nella banale ripetizione di riti senza senso e spesso via alla depressione. Siate dignitosamente e responsabilmente voi stessi, non la copia di ciò che altri vogliono che voi siate. Figli del dio della notte e del buio, delle lampade artificiali e dei molti sguardi assenti, perché non vi accorgete che state lacerando il sogno e dissacrando l'incantevole poesia della pagina più affascinante della vostra magica età? Perché non riscoprite il gusto della lentezza per reinventarvi figli vigorosi del dio della luce? Direbbe l'ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi: "Provate ad alzarvi presto al mattino e allora assaporerete la bellezza dell'alba e il risveglio della natura".



 

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