Il testo del prof. Enrico Marabini Una branca delle
scienze dell'uomo. Biopsicocibernetica (Ed. La Mandragora, Imola 2007,
pp.204, € 18.00) a un' attenta lettura si presenta come l'avvio concettuale per
la fondazione di una nuova disciplina che offre una visione finalmente unitaria
non solo sotto l'aspetto epistemologico o gnoseologico ma soprattutto
metodologico del problema relativo alla dinamica della conoscenza umana. Questo
dibattito è sempre stato vivace sia in filosofia che nella scienza, in modo
particolare oggi grazie anche all'enorme sviluppo delle neuroscienze e dei loro
sempre più tecnologicamente raffinati strumenti diagnostici. Era ora di avere
un quadro completo dei diversi elementi che entrano in gioco, interagendo
strettamente fra di loro, nella formazione di quello che si chiama "sapere"o l'
"essere in relazione con il mondo". L'eccessiva parcellizzazione aveva prodotto
un confuso quanto distorto riduttivismo come se l'uomo fosse un qualcosa di avulso
o di arbitrariamente estrapolabile dal suo contesto psicoambientale. Si è
dimenticato per troppo tempo che la realtà è sì complessa ma è anche
interconnessa e interdipendente "con" e "dalle" sue molteplici variabili. Il
rapporto uomo-mondo è sempre un processo, cioè una costruzione in continuo
"fieri" che si arricchisce nella diversità e nella irripetibilità del soggetto
che la stabilisce: ogni identità ha una sua storia particolare e quindi un suo
modo originale e inconfondibile di approcciarsi a sé e alle cose.
Ovviamente ci sono delle regole di fondo che guidano l' "andare e venire" di un
simile flusso informativo e queste, come giustamente fa notare il prof.
Marabini, sono da ricercarsi nella interdisciplinarietà, cioè nello studio
comparato e congiunto fra biologia, psicologia e cibernetica. Mente, cervello e
universo non sono tre componenti a sé stanti, ma interrelate da reti di
reciproci feedback, che vanno a descrivere il variegato web di quel "centro di
gravità" che è l'uomo.
L'informazione è il mattone della comunicazione come centrale è la figura
dell'osservatore con le sue connotazioni di percipiente-mediatore-elaboratore
della stessa, ma quest'ultima rimane sempre e comunque un qualcosa di
personale, perché va a inserirsi in una struttura o in un sistema flessibile e
non sempre lineare dove, per così dire, "vivono" o "convivono" tanti fattori
molto raramente ben quantificabili nella loro natura e consistenza (emozioni,
cultura, patrimonio genetico, educazione, esperienze pregresse, convinzioni religiose,
ecc.).
L'approccio biopsicocibernetico, come prospettato dal prof. Marabini, mi sembra
il primo serio tentativo di unificazione delle scienze dell'uomo, che spiega
con sufficiente chiarezza il "come" di quanto accade nella cosiddetta
"normalità", ma anche di ciò che attiene al mondo della parapsicologia nelle
sue più o meno spontanee manifestazioni fenomenologiche (fenomeni
psicocognitivi e fenomeni psicocinetici). Francamente il termine
"parapsicologia" al Marabini, ma anche a me, sembra ormai desueto, dato l'abuso
e l'utilizzo non sempre rigorosamente scientifico e corretto che di esso si è
fatto, con il conseguente relativo discredito cui è andato spesso incontro.
Rimane, però, il problema del "perché così", quello cioè che il prof. Marabini
chiama "interfaccia", in altre parole la realtà dello "spirito" e della sua
interazione con la materia (cervello) o con l'ambiente circostante. Qui, forse,
la teologia critica potrebbe ritornare di non poco aiuto. La ricerca, del
resto, ha ancora molto da dire sui temi della "coscienza" e della sua natura e
formazione, della libertà e quindi della funzione della volontà, dell'origine e
del perché della differenziazione nelle risonanze energetico-vibratorie interne
alle singole persone, della simultanea compresenza nello stesso individuo di
più alfabeti simbolici come di più intelligenze dette "multiple o ad albero"
(Gardner), della autentica medianità e quindi della sopravvivenza, del quasi
totale blackout conseguente a gravi stati patologici (sindrome schizofrenica,
morbo di Alzheimer-Petrusini, coma medio-profondo...), dei molteplici bisogni che
sfuggono a una misurazione scientifica ma non per questo meno reali e vitali
(desiderio di immortalità...), ecc. Eliminando qualunque forma di apriorismo
dogmatico di stampo positivista o fideistico e conservando sempre la lucida e
umile apertura mentale, quella che gli epistemologi chiamano "autocorrettività"
delle proprie affermazioni (come la "falsificabilità" di Popper), ma anche
l'attenzione a quanto suggerito dalla "sincronicità" di Pauli e di Jung, forse
un giorno si potrà riuscire a capire qualcosa di più di quello che io definisco
il "mistero-uomo".
Il prof. Marabini, con questo suo intelligente e illuminante lavoro corredato,
peraltro, da un'ampia bibliografia, indica la giusta e coerente strada che
andrebbe imboccata e percorsa per arrivare a formulare non solo un modello
teorico ma soprattutto a carpire un possibile e più che plausibile codice di
lettura di una tale ineffabilità."
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