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2. NELLA SCIENZA
Su questo argomento la scienza esplicitamente non dice
niente e, peraltro, neanche può dirlo, perché non è questo il suo
compito. Però
qualcosa ci viene suggerito dalla Meccanica quantistica, dalle Teorie
dei
frattali e delle stringhe e dal pensiero di Teilhard de Chardin.
A. Meccanica Quantistica e
Teorie dei Frattali e delle Stringhe
Le ricerche sulla meccanica quantistica stanno aprendo uno
scenario completamente
diverso sulla vita, soprattutto a livello di studio dei fenomeni
subatomici. Di
seguito riporto una breve rassegna sulla
storia della fisica quantistica e il suo rapporto con la coscienza
universale.
Se si vogliono affrontare questi
argomenti da un punto di vista più "olistico", occorre ricordare che la
meccanica quantistica riflette il
concetto che l'intero universo manifesta una unitarietà globale, in
quanto ogni
cosa è cosciente di ogni altra cosa, e ha la possibilità di trasmettere
informazioni a velocità superiore
a quella della luce. Ciò apre le possibilità per un accesso immediato a
una
banca di informazioni universali (la coscienza universale). Oggi noi
conosciamo
con sufficiente certezza le correlazioni tra le coppie di particelle che
fanno
rifeimento alla teoria dei quanti e a quella delle particelle virtuali.
Per
esempio, quando due fotoni vengono "sparati" in direzioni opposte,
viaggiando
quindi alla velocità della luce, viene rilasciata una certa informazione
che
raggiunge le due particelle a una velocità che sarà ovviamente
superiore a quella della luce (e che quindi è
raggiungibile solo dalle particelle chiamate tachioni). In conseguenza
di questo scambio di informazioni, il fotone A sa
sempre cosa sta accadendo al fotone B, e viceversa. A questo proposito Bohm
ha suggerito che lo scopo della
ricerca scientifica non è quello di accumulare conoscenze, ma piuttosto è
un
atto di percezione, un continuo processo di affinamento della coscienza e
della
natura. Planck ha scoperto che tutti
i pacchetti di energia (quanti) di una particolare frequenza
elettromagnetica
sarebbero della stessa grandezza e viaggiano sempre alla stessa
velocità, cioè 300.000
Km/sec. Bohr è stato il padre del
concetto del "salto quantico", della capacità cioè degli elettroni che
orbitano
intorno a un nucleo di saltare in un'orbita più distante dal nucleo
quando
questi assorbono energia, e di saltare in un'orbita più vicina al nucleo
quando
essi rilasciano energia. Comunque, l'elettrone sembra sparire da
un'orbita e
riapparire in un'altra e non è possibile rilevarlo durante il transito.
Ciò
suggerisce fortemente che la sua velocità sia superiore a quella della
luce. I
fotoni sono in grado di vagliare informazioni e di comportarsi di
conseguenza. La teoria dei quanti rivela
l'unitarietà di base dell'universo. Heisenberg
propose il "principio di indeterminazione", cioè noi non possiamo
conoscere
contemporaneamente sia la posizione che il momento di una particella con
grande
accuratezza. Il "principio di esclusione" di Pauli preclude la
possibilità che due elettroni interagenti fra di loro esistano nello
stesso
identico stato energetico. Nel mondo
della fisica atomica l'osservatore non può giocare, dunque, il ruolo di
un osservatore distaccato, ma
rimane coinvolto nella sua osservazione fino al punto da influenzare le
proprietà
dell'oggetto osservato. Considerando la meccanica quantistica, noi
possiamo far
accadere le cose focalizzando la nostra coscienza in accordo con la
nostra
intenzione: il nostro universo è anche un universo partecipativo. La
coscienza
sembra essere l'essenza della meccanica quantistica, in quanto fornisce
la
possibilità di scegliere e di percepire segnali ad alta o bassa
frequenza. Si vive
in mezzo a campi elettromagnetici che fluttuano e risuonano con forze
simili e
dissimili in tutto l'universo. molto prima della nascita della meccanica
quantistica. La supercoscienza riassume le esperienze di tutte le menti
cellulari e atomiche del corpo (è come se queste avessero una memoria) e
decide
quale azione intraprendere. Data l'universalità della mente, le persone
sono in
grado di comunicare mentalmente gli uni con gli altri attraverso schemi
di onde
elettromagnetiche e risonanza differenziate. (cfr. A.. Lomuscio, articolo
su Internet).
Nella
sperimentazione del "paradosso" di Einstein-Podolsky-Rossem,
o nelle osservazioni sollevate dal teorema di Bell, le
perturbazioni di una particella elementare possono
immediatamente "influenzare" un'altra particella che si trova a
distanza,
quando la sola relazione fra le due particelle dovrebbe normalmente
derivare
dal fattore temporale. All'interno del nucleo, è possibile descrivere
matematicamente l'apparizione di quarks, ma queste descrizioni implicano
il
rovesciamento occasionale della freccia del tempo o della causalità.
Quello che
viene descritto in fisica e nelle osservazioni di Jung, sono delle
correlazioni, cioè delle connessioni acausali e dunque a-temporali.
Nella
Meccanica quantistica, imoltre, l'effetto sembra precedere la causa, o
meglio
non abbiamo alcuna base che permetta di comprendere la correlazione
osservata. Una
volta compresa la natura del campo di trasformazione, la sua presenza
può
aiutare alla comprensione di numerosi livelli. dove questa ubiquità è
forse
meglio posta in rilievo fra energia e massa: E = mc2. "E",
energia, viene misurata in termini di
momento; "m" è la massa dei gravitoni che appaiono in
certe posizioni; "c" è la velocità della
luce che determina la freccia del tempo. Alla velocità della luce, il
tempo
resta immobile: così la parte destra
dell'equazione di Einstein rappresenta lo spazio/tempo così come abbiamo
l'abitudine di percepirlo. Quanto alla parte sinistra, essa rappresenta
il
momento, cioè il potenziale di energia disponibile in ogni istante. Ed è
perciò
un termine non localizzato, che, in effetti, è collegato allo spazio -
tempo
attraverso la trasformazione di Fourier. Ora il cervello umano ha la
capacità
di operare secondo un modo spazio - temporale e un modo non -
localizzato.
Perché in Fisica quantistica siamo costretti a osservare o l'uno o
l'altro?
Riconoscere l'esistenza di un campo non - localizzato di trasformazione,
nel
quale hanno luogo delle correlazioni, e soltanto esse, rinvia, nel
quadro
generale in cui troviamo anche altre osservazioni di non -
localizzazione, al
concetto di sincronicità. Questa sembra,
dunque, bizzarra, perché i nostri sensi e i nostri cervelli sono
programmati
per ricercare causalità immediate, quando invece vengono osservate
soltanto
delle correlazioni. Perciò il passaggio dalla coscienza individuale a
una forma
di supercoscienza universale appare comprensibile, anche se non
pienamente
spiegabile.
Un
altro indizio per lsuffragare la nostra ipotesi viene offerto dalla Teoria
dei Frattali. Un frattale è un oggetto geometrico che si
ripete nella sua struttura allo stesso modo su scale diverse, cioè non
cambia
aspetto anche se visto con una lente d'ingrandimento. Questa
caratteristica è spesso
chiamata auto-similarità (self-similarity). Il termine
frattale venne coniato nel 1975 da Benoīt Mandelbrot (1924). La
natura produce
diversi esempi di forme molto simili ai frattali, come nell'albero
(soprattutto
nell'abete), dove ogni ramo è
approssimativamente simile all'intero albero e ogni rametto è a sua
volta simile
al proprio ramo, e così via. Alla base dell'auto-similarità sta una
particolare
trasformazione geometrica chiamata omotetia che permette di ingrandire o
ridurre una figura lasciandone inalterata la forma. Un frattale è un
ente
geometrico che mantiene la stessa forma se ingrandito con una omotetia
opportuna, detta omotetia interna. (cfr.
www.oloscience.com/10543.htm)
Per analogia anche la
coscienza potrebbe essere considerata un frattale e così avrebbe un suo
riflesso nella Supercoscienza, che può essere quella della intera
umanità o
dell'essenza della totalità dell'universo. Alla base di questo
ragionamento ci
sono le seguenti osservazioni, che costituiscono i cardini del paradigma
olistico:
-
L'universo è
una Unità, una sola energia vivente, un oceano di coscienza che si
estrinseca e
si evolve in differenti dimensioni e livelli: materiali, energetici,
mentali e
spirituali;
- La materia e
la coscienza sono manifestazioni di una tale Unità;
- La coscienza
è Una e implica amore, ordine, coerenza,
sincronicità, crescita;
- La coscienza
è informazione, energia intelligente e vivente;
- Il Tutto si
riflette (olograficamente e sincronicamente) in ogni singola unità e
ogni unità
è parte del Tutto e ne rispecchia la complessità. Ogni fenomeno, e
quindi ogni
essere, è interconnesso con ogni altro
essere e fenomeno del'universo;
- L'unità di coscienza
tende ad evolvere, a espandere e ordinare il proprio campo di
informazioni
verso una maggiore consapevolezza e conoscenza;
- L'uomo è
frutto dell'universo e ne esprime l'unità di coscienza e la
molteplicità delle
dimensioni e dei livelli;
- L'essere
umano può risvegliarsi a un livello di coscienza più vasto e olistico.
L'autocoscienza, ossia la realizzazione del proprio essere, è la chiave
per la
conoscenza-coscienza del Tutto. La coscienza unitaria dell'esistenza
nasce da
una analoga coscienza unitaria di se stessi e dal senso di profonda
interazione
con la vita del Tutto che ne deriva;
- La
religiosità deve essere basata sull'amore, sul rispetto del vivente,
sul senso
di interdipendenzza e di pace e accomuna ogni popolo e cultura. Ogni
differenza
di pratica, di credo, di metodi per raggiungere il divino, che non
diventi
causa di separazione, può essere considerata una ricchezza. La nuova
religiosità deve includere la nuova scienza;
- L'intero
universo è un processo dinamico in costante evoluzione. L'evoluzione è
l'espressione di un movimento intelligente di crescita della conoscenza
e della
coscienza della realtà (informazioni).
Anche la Teoria delle Stringhe, elaborata dal fisico
italiano Gabriele Veneziano (1942) e
ampiamente poi spiegata nel 1970 dai suoi colleghi Yochiro Nambu,
Holger Bech
Nielsen e Leonard Susskind, induce a pensare a queste medesime
conclusioni.
Infatti, secondo questa, l'universo nella sua totalità attualmente
esistente
non sarebbe altro che una immensa onda vibratoria. Con l'interazione fra
tutti
i componenti presenti in essa, viene
prodotta una serie infinita di informazioni, che, come tali, tenderanno a
far
parte di un patrimonio comune. Sicché ache le coscienze individuali
andrebbero
a confluire in una grande Supercoscienza nella quale si incontrano,
sviluppando
i propri interscambi.
B. Teilhard
de Chardin
Non di secondaria
importanza sono i rilievi che a questo proposito fa il
teologo-filosofo-scienziato Teilhard de
Chardin (1881-1955), quando parla di "Noosfera",
cioè di un'area superiore dello sviluppo della vita, che non esclude
minimamente l'ipotesi di una Supercoscienza universale.
Il pensiero di Teilhard de
Chardin, padre gesuita,
ha come nucleo il concetto di evoluzione tramite il quale vorrebbe
conciliare la Rivelazione del Cristo
con la scienza. Nella sua opera principale Il fenomeno umano
Traccia in
un'ottica evoluzionista una storia dell'universo che arriva sino alla
fine dei
tempi, al punto cioè di convergenza finale dove il Cristo costituisca il
momento terminale di una specie in evoluzione oltre l'uomo stesso (Punto
Omega).
Teilhard visse appunto nell'epoca in cui l'idea di
evoluzione faceva il suo avvento e con la sua opera interpretò
l'evoluzione non
come idea estranea e avversa alla teologia cristiana, ma come idea
presente
implicitamente fin dall'inizio nella figura del Cristo, che rilesse alla
luce
dell'apporto del pensiero scientifico come evolutore,
cioè non estraneo ma proprio
come Punto Omega, momento
finale d'arrivo di un cosmo in evoluzione.
In
questo contesto il concetto di natura andava inteso nel senso che:
- Il cosmo sorto con l'esplosione della singolarità
gravitazionale nel big-bang si
dirige in maniera naturale a divenire vita;
- La vita a sua volta con la stessa identica
naturalità esprime il suo movimento verso l'umanizzazione, la comparsa
dell'uomo;
- L'uomo sempre naturalmente tende al
raggiungimento di uno stadio ultra-umano dove lo spirito sempre in
maniera
naturale e per nulla soprannaturale tende a liberarsi lentamente ma
definitivamente della sua base di origine materiale.
Il disegno evolutivo per Teilhard de Chardin si snoda a
partire dalla pre-vita o mondo inorganico fino ad arrivare alla vita
propriamente detta, che nel suo svilupparsi costituisce la biosfera. È a
partire da questo momento dell'evoluzione dell'universo che si verifica
il fenomeno dell' ominizzazione quale punto di passaggio
dalla biosfera alla noosfera
(termine mutuato da Vladimir Vernadsky)
o mondo del pensiero, che si realizza tramite la capacità umana della
riflessione.
Al culmine dell'evoluzione dell'universo, l'ultima parola dell'ultimo
capitolo
è il Cristo cosmico che in questa visione è quindi paragonabile ad una
sorta di
nuova molecola del DNA ancora da venire, nella quale la vita compie un
salto
qualitativo, come un tempo le singole molecole hanno compiuto, allorché
si sono
aggregate nella nuova macromolecola del DNA appunto, molecola che ha
inaugurato
aperto un nuovo inizio nella storia dell'universo. Per Teilhard
l'evoluzione
continua ad opera delle singole coscienze umane, che, comunicando tra
loro,
danno vita a una sorta di Super-essere,
da non confondersi, però, con il super-uomo
di Nietszche che non tiene in conto il fenomeno della comunicazione
crescente
tra gli individui. Scrive a proposito: "Niente nell'universo potrebbe
resistere a un numero
sufficientemente grande di intelligenze raggruppate e organizzate" .
In questo nuovo movimento evolutivo caratterizzato
dalla comunicazione promotrice di convergenza dei singoli individui in
un unico
Super-individuo collettivo
egli vede non un "Dio in
costruzione", ma la stessa specie biologica umana che, grazie al
pensiero e alla comunicazione, si raggruppa e si organizza per
convergere su se
stessa in un nuovo unico Super-organismo
per raggiungere infine Dio, questo ipotetico
Punto Omega che rappresenterebbe di fatto e senza rimpianto
alcuno
la fine dei tempi.
Per Pierre
Teilhard de Chardin, la Noosfera è
paragonabile ad una sorta dii "coscienza
collettiva" degli esseri umani che scaturisce dall'interazione fra
le menti
umane. La Noosfera si è
sviluppata infatti con l'organizzazione e l'interazione degli esseri
umani a
mano a mano che essi hanno popolato la Terra.
Più l'umanità si organizza in forma di reti sociali
complesse, più la Noosfera acquisisce
consapevolezza. Questa è un'estensione della Legge di complessità e
coscienza di Teilhard, legge che descrive la
natura dell'evoluzione dell'universo. Il Punto
Omega finale sarebbe prodotto da una accelerazione esponenziale del
processo di socializzazione universale per cui la forza di attrazione
infine prevarrebbe sulla forza di repulsione,
sìcché l'universo imploderebbe su se stesso, ma anzichè rappresentare la
fine
della vita questo evento costituirebbe invece la nascita di una nuova e
più
evoluta forma di vita: l'Uno.
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