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Non desiderare la roba d'altri PDF Stampa E-mail
Il testo è riportato nel Libro dell'Esodo al cap. 20, vss. 17: "Non desiderare [...] alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo". E in forma più dettagliata e chiara: "Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo" (Deuteronomio 5,21).
Il Comandamento impone di rispettare ciò che è degli altri, perché frutto di lavoro, di sudore e di risparmi dovuti a una vita di sacrifici. Implicitamente l'estensione del rispetto riguarda più la causa (lavoro) che l'effetto visibile (la roba). Il tutto richiama la venerazione per la dignità della persona che è stata in grado di  creare benessere e ricchezza per sé, i suoi figli e la società con onestà. E questi vanno riconosciuti come tali e non essere un oggetto di invidia o di desiderio, che poi non poche volte spinge ad azioni  incontrollate e lesive dei diritti del prossimo. È sempre dal pensiero e dal desiderio che prende l'avvio  tutto: il bene come il male. Dice Gesù: "Non c'è nulla di esterno all'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; ma ciò che esce dall'uomo, questo sì che contamina l'uomo.....È dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini che escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, frodi, impudicizie, invidia, maldicenza, orgoglio, stoltezza. Tutte queste cose cattive escono dal di dentro e contaminano l'uomo" (Vangelo di Marco 7, vss.15, 21-23).. Questo è un richiamo all'invito divino espresso nel momento della creazione dell'uomo, cioè a quello di "coltivare e custodire la terra" (Genesi 2, 15) in un sistema di interazioni armoniche fra gli uomini e la natura. In un simile quadro di considerazioni  non è esclusa l'idea del possesso di una proprietà anche privata, sebbene quest'ultima andrebbe sempre coniugata con l'altra che sempre dovrebbe includere la giustizia distributiva, perché a tutti va assicurato il necessario per un adeguato sostentamento della persona nel tempo e in tutte le aree geografiche.
Da questo Comandamento sono escluse varie cose: l'appropriazione indebita usando la violenza del furto, l'usura e il moderno cosiddetto spregiudicato "pizzo", l'arricchimento con mezzi dubbi e illeciti, il ricorso alla frode e ai sofisticati attuali strumenti con operazioni finanziarie fortemente speculative e talora profondamente immorali, la concorrenza sleale a scapito dell'ossequio dovuto alle regole, l'occultamento o il riciclaggio programmato della "roba", e più spesso del denaro, di ingiustificata e talora criminale provenienza da paradisi fiscali, la facile venalità a spese della normale sobrietà, l'evasione dolosa, ecc.
Il Comandamento invita, dunque,  al senso di responsabilità e della misura che occorrerebbe sempre conservare nelle cose, al sincero riconoscimento del merito per quanto gli altri vanno a costruire con impegno, alla trasparenza nell'agire economico, a una visione più fraterna della realtà, a una presa di coscienza a combattere le varie povertà presenti nel mondo, alla necessità di togliere tutti da quello stato di indigenza e di disperazione che troppo spesso, generando depressione, costringe ad atti inconsulti, a una organizzazione del lavoro che a tutti garantisca il pane quotidiano. Se ognuno avesse il dovuto, in nessuno si svilupperebbe il desiderio insano di ingannare e sopprimere gli altri, come le prevaricazioni non andrebbero effettuate sulla pelle della gente debole e indifesa (disoccupazione forzata, delocalizzazioni di imprese e industrie varie con sfruttamento a baso costo della mano d'opera...).
Quante cose sarebbero da rivedere nei comportamenti umani privati di ogni giorno e soprattutto nelle scelte politiche dei nostri governanti, che avrebbero bisogno di essere accompagnate da una progettualità lungimirante: nell'astuzia generalizzata di questo mondo, occorrerebbe fare, per il bene di tutti, un salto coraggioso di qualità nel modo di affrontare i problemi. Ma quanti capiscono o capiranno questa necessità?
                                (La Gazzetta di San Severo, 21 settembre 2013)


 

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