Il Codice Da Vinci: una mistificazione storica |
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Ho
letto l'anno scorso il voluminoso romanzo di Dan Brown Il Codice da
Vinci, divenuto rapidamente campione di vendite, e qualche giorno fa
(n.d.r. maggio) ho visto la sua versione cinematografica da parte di Ron Howard.
Indubbiamente sia l'uno che l'altra costituiscono un thriller ben costruito, ma
rimangono solo tali, senza cioè alcun fondamento storico, nonostante che
l'Autore a p. 9 del libro ci tenga a precisare: “Tutte le descrizioni…di
documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà”.
Sostanzialmente la domanda di fondo che attraversa l'intera opera è quella
dell'esistenza del cosiddetto Priorato di Sion, che custodirebbe un “segreto”,
che, se rivelato, potrebbe sconvolgere le radici stesse della storia del
cristianesimo: Gesù avrebbe avuto una figlia da Maria Maddalena, dalla quale,
con la predominanza del femminino, avrebbe poi tratto origine la dinastia dei
Merovingi (451-751 d. C.), vera depositaria della discendenza da Cristo sulla
terra. Sicché il Santo Graal, più che indicare il calice usato da Gesù
nell'Ultima Cena, non sarebbe altro che la metafora di una donna (Maria
Maddalena), cioè di una linea genealogica trasmessa dal Sang Réal (Sangue Regale) della stessa. Naturalmente con tutte le prevedibili conseguenze
che ne deriverebbero per la natura gerarchica della Chiesa.
L'intero e
oscuro argomento presenta due elementi essenziali da chiarire: l'esistenza del
Priorato di Sion e la verità del presunto “segreto”.
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