Metafonia: segno scientifico dell'Aldilà? - La storia |
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Ritornando alle "voci",
qualche precisazione occorre fare relativamente ad alcune loro modalità
espressive. Innanzitutto c'è da dire che esse si presentano autonome
dallo sperimentatore nell'iniziativa (quando non "vogliono", non
parlano), ma interloquiscono con lui quando esse decidono di farlo. Le
risposte che danno, come riferito prima, sono sempre coerenti e
pertinenti rispetto alle domande poste. Una seduta di registrazione non
dovrebbe mai superare i 10-15 minuti per settimana.
Si
suggeriscono alcune condizioni per simili esperienze: una valida
preparazione culturale, una buona struttura psicofisica della
personalità e un insieme di motivazioni interiori positive e disposte
all'attenzione (seppur sempre, non mi stancherò mai di ripeterlo, in
maniera critica). Non si dimentichi che, essendo il fenomeno
materialmente di natura acustica, il nostro udito, pur potendo
teoricamente distinguere 400.000 suoni diversi, in realtà non
percepisce che 7 gradi d'intensità e 7 tonalità. Un'altra cosa è da
notare, che cioè le onde sonore si trasmettono senza influenzarsi a
vicenda, per cui ciascuna può essere studiata in maniera separata.
Nel
riascolto delle "voci" bisogna essere molto attenti, perché, come già
sottolineato molte volte, possono intervenire, falsificando i
risultati, fenomeni psicoacustici (udire suoni non carpibili da altri)
e psicolinguistici (interpretazione diversa dello stesso suono). A
rumori ambientali "forti", le "voci" registrate risultano essere più
deboli dei suoni.
Alcuni studiosi hanno elaborato criteri diversi
per l'autenticazione delle "voci". L. Angelucci, per esempio, utilizza
la linguistica matematica. C. Trajna si rifà alla statistica e, secondo
i suoi calcoli, l'oggettività delle "voci" è dubbia da una fino a tre
sillabe, è vera (nell'80% dalle quattro alle otto sillabe), è oggettiva
(nel 100% dalle otto sillabe in poi). Credo che sostanzialmente si può
essere d'accordo con questo calcolo statistico.
Le "voci",
inoltre, si rivelano più con il nome che con il cognome (forse perché
il primo è più intensamente legato ai fattori emotivi?) e presentano
una capacità psicocinetica non facilmente riconducibile alla PK o
all'ESP (e ciò va a favore della tesi della paranormalità). Escludo, ma
è una mia supposizione, che si riferiscano a reminiscenze passate
piuttosto, come credo, che alle condizioni del loro presente: in realtà
qui regna un po' di incertezza e solo ulteriori studi in merito
potranno confermare o meno la tesi.
Se le "voci", dunque, sono
un fatto oggettivo, come tutto fa credere, esse costituiscono un forte
indizio in direzione anche dell'oggettività dei loro messaggi, e quindi
del "segno dell'Oltre". Sono espressioni cioè non dell'uomo (ipotesi
animista) ma di un qualche altro "agente esterno" a lui (ipotesi
spirituale), dotato di una individualità in grado di sostenere un
dialogo. Ci chiediamo, a questo punto, come possa avvenire questo
contatto. I tentativi di spiegazione sono vari e li riporto di seguito,
anche se necessariamente in forma sintetica.
Premetto, per
inciso, che questi fenomeni costituiscono una nuova provocazione per la
scienza, e soprattutto per la Parapsicologia. Quest'ultima ormai, come
si sa, uscita dal ghetto e dallo stato di incubazione (1930), viene
insegnata in varie Università europee e asiatiche, dal 1960 la
"Parapsychological Association" è entrata a far parte della "American
Association for the Advancement of Science": in questi ultimi tempi, a
causa dell'enorme sviluppo delle neuroscienze, si assiste, però, a po'
di stallo, ma certamente sarà transitorio. Inutile dire che la
Parapsicologia dovrebbe sempre avvalersi di studi interdisciplinari per
gli ambiti delle sue ricerche (psicologia, fisiologia, fisica,
biologia, medicina, matematica...).
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