Il sostegno psicologico ai disabili |
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In sintesi, è su questo piano
interattivo e pluridirezionale che andrebbe diretto l'intervento psicologico,
che, in quanto tale, è sempre da effettuare in uno staff, dove si possa agire in
équipe. Solo a queste condizioni si può nutrire legittimamente la speranza di
avere un risultato che soddisfi le attese del disabile. Per quanto attiene alle
singole disabilità, le modalità e le tecniche d'intervento variano a seconda
della loro specificità. E questo, data la necessaria brevità di parola cui
bisogna attenersi, non è né il momento né la sede di descriverle nei loro
dettagli.
Concludendo, si può affermare con relativa tranquillità che una
persona sofferente che si sente veramente seguita, apprezzata per quella che è,
valorizzata nei suoi elementi propri e soprattutto amata è già, di per sé, per
metà guarita. L'esperienza clinica di tanti anni a contatto con simili soggetti
questo ha insegnato e questo tuttora insegna. Il Santo Padre Pio, nel discorso
commemorativo del 1° anniversario dell'inaugurazione della Casa Sollievo della
Sofferenza (5 maggio 1957), ebbe a dire:"Questo deve diventare un tempio di
preghiera e di scienza". È proprio quello che gli ammalati si attendono: amore,
fede e competenza. Anch'essi hanno diritto a scrivere in piena libertà e con il
dovuto aiuto da parte delle strutture sociosanitarie il proprio originale
romanzo di vita. Agli operatori il compito di predisporre le condizioni ottimali
perché ciò si realizzi, ma anche alle cosiddette agenzie educative la
responsabilità di specializzarsi con più risolutezza e serietà allo scopo non
solo di non far sentire dei "diversi" questi fratelli, ma, come diceva ieri una
relatrice, dei "piccoli figli di Dio" ai quali donare con generosità la carezza
affettuosa di un sorriso.
(L.U.C.I. 'Padre
Pio')
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