Pagina 2 di 4
L'handicap
L'handicap comunemente viene
definito una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o
progressiva, che diventa causa di difficoltà nel campo dell'apprendimento, delle
relazioni interpersonali o dell'integrazione lavorativa e tale da originare un
processo di svantaggio sociale e quindi di emarginazione.
Le minorazioni cui
il soggetto può andare incontro sono di:
ordine fisico:
incapacità di movimenti autonomi, assenza di coordinazione motoria (conseguente
a patologie del Sistema Nervoso Centrale, di quello periferico e del Sistema
Muscolare);
ordine sensoriale: la cecità, il daltonismo, la
blesità, la balbuzie, il mutismo, la sordità, le varie disartrie (sostituzione o
sovrapposizione di sillabe), le dislessie, le disgrafie, i ritardi di natura
psicomotoria;
ordine psichico: la sindrome di down, le
nevrosi gravi, le nevrastenie, le psicosi bipolari, le depressioni gravi, la
schizofrenia, la caratterialità (intesa come una forma esasperata di reazione
agli stimoli esterni).
Alla base di questi deficit psicofisici c'è sempre
una molteplicità di cause sia di natura organica che sociofamiliare. In questi
ultimi tempi la genetica, ma anche la biologia molecolare e la biochimica, ha
posto bene in risalto alcune disfunzioni, che, se non sufficientemente corrette,
possono determinare l'insorgenza di alcune gravi patologie che rendono
l'individuo oggettivamente inabile a svolgere i suoi normali compiti. Così, per
esempio, si è scoperto il ruolo del gene 22 per quanto concerne la psicosi
schizofrenica o quello della serotonina, un neurotrasmettitore fondamentale per
l'esercizio equilibrato delle funzioni cerebrali e quindi di tutte le attività
ad esse connesse. Come anche si è vista l'importanza che hanno alcuni virus nel
generare problemi di grave entità, come la cecità, la sordità o la meningite, o
quello dell'adrenalina nel blocco di alcuni impulsi nervosi, da cui derivano
balbuzie o disarticolazione nei movimenti. Molto giocano anche i fattori
prenatali e perinatali: assunzione di sostanze tossiche da parte della madre,
insufficiente ossigenazione al momento del parto, traumi cranici, ecc.
Non mancano, però, cause di ordine sociofamiliare, come l'assenza o
povertà di stimoli nella primissima infanzia, la parziale o, peggio, totale
deprivazione affettiva, il perpetuarsi di violenze psichiche, l'emarginazione
socioambientale. Tutto ciò può dare origine a un incompleto, conflittuale e
contraddittorio sviluppo delle attività cerebrali con i relativi riflessi
sull'apprendimento e sul comportamento che non saranno certamente di natura
positiva in quanto a equilibrio e congruità
Per tutta questa serie di
ragioni si rende necessaria una diagnosi attenta e precoce, che non sia solo
funzionale, fatta cioè da più figure professionali (neurologo, psichiatra,
psicologo, logopedista...), ma soprattutto progettuale, in grado cioè di indicare
le più opportune strategie di intervento al fine di limitare al minimo i danni
derivanti da queste patologie e porre così tali soggetti in condizione di vivere
la "loro" vita nella migliore maniera possibile.
Un handicap, di
qualunque natura esso sia, costituisce sempre uno svantaggio, un disadattamento,
un elemento di partenza che sa di ingiustizia e certamente poco di umanità,
potendosi continuamente trasformare, se non aiutato, da danno in
beffa.
Perciò occorrerebbe incentivare maggiormente la ricerca
scientifica, favorire la prevenzione e l'informazione, promuovere un'educazione
ambientale, che tenda a sviluppare nei confronti di questi soggetti, sotto molti
aspetti sfortunati, un clima psicosociale di comprensione, di benevola
disponibilità, di simpatia e soprattutto di efficace ed efficiente
solidarietà.
|