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Aspetti psicologici
Realtà del disagio giovanile:
la casistica (i fatti di Castelluccio dei Sauri, Novi Ligure, Chiavenna,
suicidi, disadattamenti vari...).
Necessità in ogni scuola della presenza dello
Psicologo (depistaggio, diagnosi, consulenza, aiuto).
Imparare a conoscere e
saper "ascoltare" l'alunno in uno spazio-tempo dove l'adulto non viene percepito
come un "alieno". Atteggiamenti da evitare: la proiezione di sé, l'autodfesa, la
direttività.
L'alunno è "una parola parlante, non parlata" (M.
Baldini).
"Man mano che diminuisce il prestigio del linguaggio aumenta quello
del silenzio" (G. Sontag).
Ogni essere umano è un mondo complesso: "Quanto
più cerco di spiegarmi tanto meno mi capisco" (E. Ionesco);
"Io sono un
mistero a me stesso" (Beato P. Pio). (Cfr. fig. 1)
L'alunno, come del resto
ogni persona, è una unità psico-fisica costituita da confini permeabili.
Il
cervello umano, strumento della psiche, è formato da 100 miliardi di cellule
nervose, ciascuna delle quali può stabilire circa 2000 collegamenti con l'altra.
(Cfr. fig. 2)
Ogni collegamento interneuronale è veicolo di
un'informazione.
Strutturazione del cervello: emisfero destro (operazioni
logico - matematiche); emisfero sinistro (attività emotivo-creative). Le
funzioni nelle due parti sono interconnesse e, quindi,
intercambiabili.
Elaborazione delle informazioni: attenzione - percezione -
codificazione - memorizzazione.
Il "centro" elaboratore è l'Io o
Coscienza.
Dopo l'"ascolto" di questa complessità sviluppare un
comportamento di "empatia" (saper "amare" i propri alunni).
I luoghi di
"ascolto empatico" o di "Counseling": il CIC ("Centro di Informazione e
Consulenza" o "Sportello di ascolto": per le Scuole Superiori) e il PAI ("Punto
di Ascolto e di Incontro": per le Scuole Medie).
Decodificazione
dei blocchi psicologici:
Individuare con accuratezza il profilo
personale di partenza dell'alunno.
Rispetto dei linguaggi personali per
sviluppare quelli formali.
Ognuno ha un "proprio" stile di pensiero e un
"particolare" modo di pensare, che deve imparare a saper
"riconoscere".
L'intelligenza è una facoltà plasmabile ma non da
plagiare.
Non solo "trasmettere", ma soprattutto "problematizzare" i dati
(osservare- valutare - ipotizzare - sperimentare - verificare -
risolvere).
Saper focalizzare l'ostacolo per gradualmente rimuoverlo e
favorire così lo sviluppo dei fattori di crescita.
Far acquisire un metodo di
studio ("imparare ad imparare") che aiuti lo sviluppo delle capacità
apprenditive dell'alunno determinandone conseguentemente un apprendimento
"significativo" (riorganizzazione della struttura cognitiva con integrazione di
vecchie e nuove conoscenze ed esperienze): abilità metacognitive.
Insegnare a saper pensare: conoscenza dei codici specifici dei sistemi
simbolico - culturali ("La voce della realtà è nel senso dei simboli": René
Thom), conoscenza dei linguaggi e dei metodi specifici delle discipline,
conoscenza dei processi del proprio pensiero, acquisizione di concetti semplici
e concreti, dialogo interiore - parlare - scrivere - leggere per pensare e
pensare per leggere.
- Educare al pensiero creativo o "pensiero bifronte"
(sintesi delle tensioni fra opposti): apertura all'esperienza, luogo interno di
valutazione, capacità di divertirsi componendo e ricomponendo gli elementi e i
concetti noti. Concretamente: analisi e valutazione di opere artistiche,
letterarie o manufatti finalizzata alla creazione spontanea di nuovi
materiali.
- Istituzione di laboratori teatrali, musicali, manipolativo -
artistici, di lettura, con allestimenti di spettacoli, mostre... Interessanti le
esperienze di Genova con il Progetto "Genet" (Giornale telematico) e quelle
della Scuola "Arcobaleno" di Marano Lagunare, in provincia di Udine (Educazione
al "ben - essere").
- Utilizzare con più frequenza e intelligenza gli
strumenti informatici.
- Per potenziare questa modalità di apprendimento
("saper fare"): stesura di un curriculum individualizzato, valorizzazione degli
aspetti simbolici (segni e gesti), predisposizione di eventi aggiuntivi
(rinforzi positivi), attenzione all' "effetto intervallo" (parziale apparente
dimenticanza), aiuto a saper organizzare i dati (memorizzazione - deposito -
recupero al momento opportuno).
- Evitare quattro rischi: il "locus of
control" (ingiustificata aspettativa generalizzata di rinforzi: interni, se
dipendenti dalla propria volontà; esterni, se dipendenti dagli altri. Ovviamente
sono da preferire quelli interni), l' "effetto Pigmalione" (attesa ansiosa di
risultati nell'insegnante e nell'alunno), l' "effetto stereotipia" (giudizio
iniziale cristallizzato in pregiudizio successivo immodificato), l'"effetto
alone" (farsi condizionare da elementi come la simpatia, la bellezza, la
gradevolezza nel parlare, nel vestire o nell'atteggiarsi, l'adulazione
mascherata...).
Il successo scolastico è la naturale conseguenza di una
serie di autoregolazioni. (Cfr. fig. 3).
Esiste una stretta correlazione fra
successo scolastico - scelte occupazionali - riuscita
professionale.
Decodificazione dei blocchi
emotivi:
Aiutare l'alunno a identificare, conoscere, vivere,
controllare e saper gestire le proprie
emozioni in una visione positiva,
autonoma e responsabile dell'affettività (forze vitali, energie arazionali, che
possono trasformarsi, secondo le modalità di indirizzo e di uso, in razionali o
irrazionali. Pascal: "Il cuore ha ragioni che la ragione non
intende").
Le emozioni come "spazio psicologico di libero movimento" da
utilizzare per l'integrazione e l'apertura agli altri, al dialogo e al confronto
con il mondo circostante.
Stimolare l'alunno ad avere una positiva immagine
del Sé (originalità, dono "pensato" da Dio, perciò importante e irripetibile:
quindi stima e rispetto di sé) con la soluzione educativa del rinforzo.
Avere
rispetto degli altri, dell'ambiente e delle cose.
Neutralizzare tre
realtà: la "legge del branco" (con la ricerca dell'autonomia), l'ideologia della
"prestazione fisica" che può spingere a sperimentazioni pericolose (alcool,
droga, attività fisica esagerata, disturbi alimentari come bulimia e anoressia),
la "depressione" (abbassamento del tono dell'umore, caduta negli interessi,
astenia psicomotoria e sensazione di "mente vuota", noia, irrequietezza,
difficoltà nella concentrazione, disturbo del sonno, rifiuto della scuola, ansia
diffusa e, nei casi gravi, pensieri di morte).
Educare l'emotività
nell'ambito dell'educazione ai valori (personali e sociali, dando così un
"senso" alla vita).
Promuovere attività e progetti di solidarietà, adozioni a
distanza.
Un'interessante esperienza effettuata presso una Scuola Media e
Superiore di Roma (a.s. 2000) per prevenire il disagio: "Laboratorio di ricerca"
come "palestra delle emozioni" (operatori e alunni si sono posti in discussione
per "co-creare", senza la prospettiva negativa di una sanzione, una tipologia di
relazioni). Dagli incontri di gruppo sono venuti fuori elementi come: la rabbia
(per non essere capiti), l'aggressività (se il rapporto con genitori-insegnanti
è negativo), la provocazione (raccoglierla e indirizzarla al positivo), la
sfiducia, il pensiero conformista, il razzismo (soppressione, anche se con
paura, di una realtà percepita come pericolosa), comportamenti a rischio (droga,
alcool, suicidio, con alla base lo stress), timore della "perdita" (es. di un
genitore), la ricerca di un genitore "autorevole" (non autoritario né
indifferente, ma più presente, interessato, punto di riferimento stabile, sicuro
e, quindi, degno di stima).
Complessità di questo tipo di intervento, ma
necessario se si vuol assolvere con onestà alla propria missione di "educatori"
e "formatori di coscienze".
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