Mons. Mucedola, Carlo V e altro
Volgere ogni tanto lo sguardo al passato non farebbe male, se "Historia magistra vitae"! Per quanto mi riguarda lo faccio spesso e di esso ho anche scritto. Sovente prendo fra le mani l'opera in 6 tomi di Matteo Fraccacreta "Teatro topografico storico poetico della Capitanata e degli altri luoghi più memorabili e limitrofi della Puglia", perché sono molto interessato alla parte relativa a Civitate. Nelle Parafrasi alle singole Rapsodie il Fraccacreta è molto scrupoloso e soprattutto ben documentato nel citare le fonti e quindi affidabile: d'altronde senza un riferimento preciso, rigoroso e dettagliato a esse non si può parlare di storia attendibile.
Per i nostri Lettori mi permetto di portare l'attenzione su tre argomenti: Mons. Giuseppe Mucedola, Carlo V e alcuni eventi rimasti memorabili nella storia della Città di San Severo.

Mons. Mucedola. Di questo grande Vescovo di Conversano protagonista al Concilio Vaticano I, originario di San Paolo di Civitate e del quale già ho scritto in passato, il Fraccacreta riporta un gradevole sonetto (Tomo V, Rap. X, Par. 1), che qui di seguito trascrivo con piacere: "Vantò Venafro il suo Pastor Sparano: / Vantò Bruno il Pastor suo Dragonara, / Vantò pur Sansevero , e Troja a gara / Il suo Sacchetti, e il suo Giannon Bojano. / Lucera Antonio di cognome arcano; / Laria fe Ambrosio suo Pastor più chiara, / Mucedola Giuseppe or la tiara / Di tuo Presule ottien, gran Conversano. / Que' Pastor Sansevero al Mondo diede / Col padre di Giuseppe a tant'onore / Scelto in San Paolo, onor di Nostra Sede! / Scorza a Teramo diè Torremaggiore, / Indi ad Amalfi; or dà San Paolo erede / Di Civitate, a Te sì buon Pastore!".
Carlo V. Del "passaggio" di Carlo V per San Severo parlano Francesco de Ambrosio (Memorie storiche della Città di San Severo, p. 71), Vincenzo Gervasio (Appunti cronologici da servire per una storia della Città di San Severo, p. 23), Vincenzo Tito (Memorie della Collegiale e Parrocchiale Chiesa di San Giovanni Battista eretta nella Città di San Severo, p. 25), Matteo Fraccacreta, al quale perlopiù si rifanno gli Autori su citati (o.c., Rap. 10, ottava IV. Par. 10-12), il V. Botta....Secondo queste fonti, contrariamente al silenzio del Giannone (Storia civile del Regno di Napoli, libro 32, cap. 2, p. 403, dove si parla solo di "rinfrancamento da grossi debiti " di San Severo, e di altre città della Puglia, da parte del Viceré Pietro di Toledo)), Carlo V, di ritorno da Tunisi dove si era recato con 300 navi per contrastare l'avanzata turca nel Mediterraneo, risalendo per Reggio C. fino a Napoli, da quest'ultima Città sarebbe poi andato in Puglia per una visita alle varie località, fra le quali anche San Severo (anno 1536), prendendo qui alloggio presso il palazzo di Girolamo Torres (di fronte alla Chiesa di San Severino). Riporto l'ottava IV della Rapsodia X del Fraccacreta, riservandomi di fare poi qualche osservazione: "E se il vero la Fama a noi ridice,/ Allora fu, che Carlo Quinto Augusto / Pria di lasciar la Corte adulatrice, / E l'eremo abbracciar là di S. Giusto, / Venne in Napoli, e poi dalla Felice / Campania in Sansevero allor, che onusto / Di lauri più di un suo Real Campione / fu qui nel Campo suo di guarnigione".
A questo punto c'è innanzitutto da far notare che al v.1 il Fraccacreta pone il condizionale "se" ("E se il vero la Fama a noi ridice"), la qualcosa fa supporre che si tratta più di una tradizione anche se consolidata ("Fama") che di una notizia certa e documentata dalle Cronache e dalla storiografia del tempo di Carlo V (nelle quali, a quanto almeno finora risulta, non si fa cenno), anche se è una tradizione mai esplicitamente smentita neanche dal Giannone ("Chi tace, afferma", osserva il Fraccacreta nell'o.c., Rap. X, Par. 10-12). Poi c'è un altro particolare: Carlo V è ritornato da Tunisi a Napoli il 25 novembre 1535 e quattro mesi dopo, cioè il 25 marzo 1536, partì per Roma. Qui ci sarebbe da chiedersi: è mai possibile che durante una permanenza così breve a Napoli (dove dovette pur sbrigare affari di corte, incontrare funzionari e dignitari del Regno...) abbia avuto, dopo tanto cammino fatto e ancora molto da compiere, il tempo e la voglia di "visitare" la terra di Puglia e per giunta, per l'impraticabilità delle strade, proprio durante il freddo e piovoso periodo invernale? La cosa stupisce non poco e sembra essere non tanto credibile. In ogni caso si accetti anche la tradizione, che qualche fondamento pur dovrebbe avere ma puramente di altra natura, e comunque tale è, cioè tradizione forse ineressata, perché il dubbio storico, in mancanza di certezze documentali inoppugnabili, permane ed anche ben forte.
Per la cronaca, Carlo V, questo grande imperatore restauratore della dignità imperiale e difensore della cristianità contro i turchi (purtroppo, nonostante gli sforzi, non salvatore della sua unità interna: la Riforma Protestante andò avanti lo stesso), morì il 21 settembre 1558 (21 febbraio 1558, secondo il Fraccacreta) nel convento di Yuste, nell'Estremadura (regione a nord della penisola iberica, a confine fra Spagna e Portogallo).
Il giusto, sano e legittimo "orgoglio civile" di San Severo, per stare al passato, ha diversi eventi storici veramente gloriosi da ricordare e da trasmettere come memoria in eredità alle nuove generazioni del presente e del futuro.
1313: la Città, dopo la soppressione da parte di Clemente V dell'Ordine dei Templari (1307) al quale essa era legata dal 1295, tentò di darsi uno Statuto di libero comune (cfr. R. Caggese, Roberto d'Angiò, vol. 1, p.363)
1317: contro la volontà della regina Sancha de Maiorca che l'aveva infeudata a Pietro Pipino, conte di Vico, San Severo si affrancò non senza lotta dalla sudditanza di quest'ultimo versando il prezzo d'acquisto in 6500 once d'oro e diventando così "Città regia", cosa che venne ufficialmente dichiarata "per sempre" con dispaccio reale di Roberto d'Angiò il 5 novembre 1340, privilegio poi riconfermato da sua nipote Giovanna I il 9 febbraio 1344.
9 maggio 1522: con Tiberio Solis ri-diventò "Città regia", riscattando, contro i 40.000 ducati offerti da parte del duca di Termoli Ferdinando de Capua, la propria autonoma libertà con il versamento a Carlo V della somma di 42.000 ducati, indebitando così fortemente per circa 32.000 ducati le casse comunali; purtroppo per varie ragioni (debiti, illeciti?) poi fu rivenduta, con la relativa perdita della libertà e della Regia Udienza (trasferita a Lucera), ai de Sangro che dal 24 novembre 1587 con il duca Gian Francesco de Sangro ottenevano dal re Filippo II il titolo di "Principe di San Severo", appellativo che decadde il 2 agosto 1806 con la promulgazione della legge di Giuseppe Napoleone contro la feudalità.
9 marzo 1580: con la Bolla "Pro excellenti praeminentia" di Papa Gregorio XIII, la sede episcopale da Civitate venne trasferita a San Severo, ponendo in tal modo questa Città nella condizione ottimale di essere realmente un centro promotore e ispiratore di cultura e di fede.
Questa è la storia!