Personaggi religiosi storici di San Severo
DON VINCENZO TITO
Don Vincenzo Tito è nato il 16.12.1819. Ordinato Sacerdote, fu Insegnante di Lettere nel Seminario e incardinato come Partecipante Minore nella Parrocchia di S. Giovanni Battista in San Severo nel 1840. Il 10.08.1845 , dopo regolare concorso, successe giovanissimo, come Arciprete, in quella Chiesa a don Luigi d'Alfonso (1813-1854), che nel frattempo si era dimesso dall'incarico (26.07.1845). Nella Parrocchia prestavano allora servizio, fra Partecipanti Maggiori e Minori, ben 31 Sacerdoti.
Grande merito del Tito è stato quello di essersi attivamente adoperato a far erigere il clero di quella Parrocchia in Collegiata (Decreto del Re Ferdinando II del 2.06.1849) con solenne investitura da parte del Vescovo del tempo Mons. Rocco De Gregorio (1843-1858) effettuata il 25.10.1850.
Restituì la Chiesa a nuovo decoro mediante varie ristrutturazioni della stessa nel tempo: pavimento, Presbiterio, balaustra su disegno di Domenico Angelitti, Altare Maggiore, Battistero, Pergamo (1847-1848), costruzione della sagrestia e della Canonica (1856).
Del Tito, oltre che la grande saggezza mostrata nella direzione di quella importante comunità parrocchiale, si ricorda l'opera da lui scritta "Memorie della Parrocchiale e Collegiata Chiesa di S.Giovanni Battista eretta nella Città di San Severo" (Tipografia Del Sebeto, Napoli 1859).

DON NICOLA FANIA
Di don Nicola Fania si sa poco. Originario di Apricena, il 30 agosto 1699 conseguì presso lo Studio di Napoli la laurea in Sacra Teologia con il massimo dei voti e la lode. Davanti alla Commissione esaminatrice, nel convento di San Domenico Maggiore, per il dottorato discusse quattro argomenti e superata brillantemente la prova, durante la quale si era comportato "viriliter et animose", il candidato venne proclamato idoneo all'unanimità. Il 10 maggio 1710, Papa Clemente XI, accogliendo il ricorso a Lui presentato circa la nomina a canonico penitenziere della Cattedrale di San Severo, ordinò al Vicario Episcopale della Diocesi don Domenico Fantetti di applicare le norme del Diritto Canonico e di ristabilire la giustizia, affidando l'incarico a don Nicola Fania, che nel frattempo si era addottorato anche in "utroque iure" (cioè in diritto canonico e civile). Il 16 agosto dello stesso anno il Fania fu nominato ufficialmente canonico penitenziere. Di lui si sa che, oltre a essere un uomo dotto, fu anche molto pio, dedito alle opere di carità e alla direzione spirituale di tante coscienze.

MONS. BONAVENTURA GARGIULO
Mons. Bonaventura Gargiulo è nato a S. Agnello di Sorrento il 26 marzo 1843. Nel 1859 entrò nell'Ordine dei PP. Cappuccini, eccellendo per il grande amore verso la fisica, la filosofia e la teologia. Ordinato Sacerdote a 23 anni, fu missionario in Inghilterra e poi Superiore nel convento del suo paese, dove formò molti giovani, riscuotendo l'ammirazione da parte di tutti. Studioso insigne, fu annoverato nell'Accademia dei Dotti, ricevendo per questo lodi e medaglie d'oro da S.S. Papa Pio IX e da Leone XIII. Eletto il 18 marzo 1895 Vescovo di San Severo, prese possesso della sede il 26 maggio dell'anno successivo. La sua venuta a San Severo venne considerata un dono di Dio e in breve tempo riscosse la fiducia incondizionata da parte di tutti i cattolici. S'impegnò a fondo per ristabilire un po' di moralità nei comportamenti e perciò fondò il settimanale "L'Ape Cattolica". Incoraggiò alcune famiglie ricche della Città a impegnarsi nel sociale ed è proprio in quel periodo che nacquero opere importanti come la Casa Salesiana, l'Asilo degli Inabili al Lavoro, l'Ospedale... Nel 1897 istituì due Accademie per lo studio e la propaganda della Fede: la "Predicabile" e la "Tomistica". Restaurò l'Episcopio nella sua parte anteriore. Mentre era nel pieno dell'attività, fu colpito da una grave malattia agli occhi e morì a S. Agnello il 25 aprile 1904, rimpianto e compianto da tutti.
Si riporta qui di seguito il decalogo del buon cattolico , redatto da Mons. Gargiulo e apparso su "L'Ape Cattolica" del 1 luglio 1897:
Non è buon cittadino chi non è buon cattolico.
Un buon cattolico considera come nemico del Papa: tanto chi nega l'esistenza di Dio quanto chi sofistica sull'autorità del Vicario di Cristo, tanto chi insegue dottrine contrarie a quelle che insegna il Papa quanto chi cotali dottrine non combatte e in esse si adagia, tanto chi promuove ed aiuta imprese lesive dei diritti del Papa quanto chi per interesse vi aderisce o per viltà dell'animo li approva.
Non è un buon cattolico chi in qualunque momento parteggia coi nemici del Papa e ne favorisce gli intendimenti.
Un buon cattolico non discute mai i comandamenti del Papa, ma li accetta con umile ossequio e li eseguisce con volenterosa e pronta obbedienza.
Un buon cattolico si astiene sempre da qualsiasi atto pubblico che possa suonare come chessia acquiescenza ad offese recate al Papa dai suoi nemici, e che possa ingenerare nel popolo confusione ed equivoci.
Un buon cattolico, generalmente parlando, rifiuta distinzioni ed onori che gli vengono dai nemici del Papa.
Un buon cattolico ha per buona qualunque forma di governo, purché rispetti i diritti della Chiesa e procuri il vero bene del popolo: perciò a conservare una monarchia o una repubblica non sacrificherà mai i diritti del Papa e gli interessi della nazione .
Un buon cattolico combatte ugualmente tutti i partiti nemici del Papa, più di ogni altro quello che più insidiosamente degli altri congiura contro il papato, il partito dei moderati.
Un buon cattolico si fa un dovere di ascriversi al suo Comitato Parrocchiale, per far parte di quell' esercito che sotto il vessillo dell'Opera dei Congressi è chiamato dal Papa a difendere i suoi diritti.
Un buon cattolico si sente obbligato ad aiutare nel miglior modo possibile la stampa cattolica, quella specialmente che è informata a spirito francamente papale, e a giurar guerra alla stampa liberalesca di tutte le tinte.
Considerati i tempi di allora, molti di questi "comandamenti" sono abbastanza comprensibili.