Mario Fanelli
Il prof. MARIO FANELLI è nato a San Severo il 21.7.1916 e qui è morto il 31.8.1998.
Nel 1942 si è brillantemente laureato in Pedagogia all'Università di Roma.
Per anni è stato professore di Lettere prima al Liceo Scientifico "G. Checchia Rispoli" di San Severo e successivamente all'Istituto Magistrale "E. Pestalozzi" di San Severo, nel cui plesso di Via Fraccacreta ha ricoperto per molto tempo la funzione di Fiduciario del Preside prof. Antonio Ceci. Insegnante stimatissimo per preparazione, professionalità e umanità ancora oggi è ricordato con affetto, gratitudine e rispetto sia dagli ex-colleghi che dai numerosissimi alunni, ormai anch'essi apprezzati professionisti nei vari settori della vita cittadina e non.
Uomo integro, forte nei momenti di sofferenza, sensibile ai grandi valori della vita, il prof. MARIO FANELLI ha avuto un percorso di impegni che lo hanno visto, in tempi difficili della nostra storia, in prima linea nella dedizione generosa al bene comune.
Per il Partito d'Azione è stato Membro del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), rischiando non poche volte la vita in nome della libertà e per la difesa dei principi di democrazia.
Nell'Amministrazione Ordinaria del C.L.N. presieduta dal dr. Giuseppe Fiore ha ricoperto la carica di Assessore Effettivo (27.11.1944-25.12.1945), dando l'esempio di come si può e si deve servire disinteressatamente e coraggiosamente una comunità, perseguendo con tenacia quelle ragioni ideali di civiltà senza le quali il vivere personale e sociale non avrebbe senso.
Andato in pensione nel 1982, ha lasciato un ricordo indelebile di uomo serio ed esigente, di attento e scrupoloso Educatore di coscienze, di padre e marito esemplare, di amico sempre disponibile a offrire il consiglio giusto al momento opportuno.
Nelle ore della sofferenza il suo carattere, naturalmente portato all'ottimismo e alla giovialità, ha saputo dare un esempio di grande dignità, di profonda fede nella speranza donata dal messaggio cristiano, ma anche di leale attaccamento a quell'impegno sociale a favore della giustizia e dei poveri, che, purtroppo, venendo meno le forze fisiche, si crucciava di non poter onorare anche nelle ultime ore di vita.
Il prof. MARIO FANELLI aveva spiccate doti di acuto osservatore non solo della realtà cittadina, dei suoi problemi e delle sue necessità, ma anche di quella più ampia della nostra Italia, che avrebbe voluto più ispirata a quelle ragioni ideali per le quali non poco si era speso nell'età giovanile e in quella più matura. I tempi stavano cambiando rapidamente, e spesso contraddittoriamente, in direzione dell'opportunismo e dell'accomodamento a ciò che costituiva il contrario o addirittura la negazione stessa dell'etica: il prof. FANELLI ne soffrì molto per questo e non poche volte espresse giudizi di severa condanna e critica nei confronti di scelte e comportamenti che offendevano il sacrificio di chi aveva rischiato e pagato di persona per un avvenire migliore da far ereditare alle nuove generazioni. Questa carica di umanità e di sensibilità, con il passare degli anni, preferì trasferirla nel suo lavoro di professore, che risultò essere non solo di stimolo perché ogni alunno imparasse a nutrirsi di coerenza e di fedeltà al proprio dovere, ma soprattutto con la sua persona si propose, senza mai dirlo, come esempio di dedizione e di lucida lettura delle cose, degli eventi e della condotta umana. Parlava poco, ma quello che diceva era il frutto di una lunga e meditata riflessione, che attraversava continuamente la sua coscienza. Ha sempre rispettato il prossimo, anche quello che aveva idee diverse dalle sue. Negli anni della sua esistenza era considerato il "saggio" di Larghetto Federico II: molti si fermavano volentieri a scambiare con Lui qualche parola o a discutere su temi di attualità sociale e politica. Da quello spicchio della Città di San Severo si poteva notare facilmente come il suo sguardo e la sua mente filtrassero e spaziassero verso la più grande Città, che egli amò da figlio fedele di questa nostra terra dauna.
Sembra giusto e doveroso che quel Larghetto prenda il suo nome: senza di Lui non si spiegherebbe buona parte della storia non solo di quel luogo, ma soprattutto quella di tante giovani vite condotte da Lui per mano a diventare cittadini onesti, che si prodigano per il bene comune, ponendo le loro migliori energie al servizio del progresso di questa nostra comunità.
Una Città civile non dimentica e non deve dimenticare gli uomini giusti: ricordarli e trasmetterne la memoria, anche simbolicamente, alle future generazioni non solo costituisce un merito per chi lo compie, ma, sotto certi aspetti, anche un dovere di gratitudine verso chi le ha dato lustro e dignità.