Radiografia dell' "Altro Versante"
(Relazione tenuta al Convegno di Pergusa-Catania il 25 febbraio 2006)

È con grande interesse che in questi ultimi mesi ho letto un libro di Yogi Ramacharaka "The Life beyond Death" (tradotto in italiano: La vita oltre la morte, Ed. Venexia, Roma 2000, pp. 162, € 11,36).  In esso l'Autore espone quella parte della filosofia yoga che parla dell'anima e dei suoi vari stadi evolutivi dopo la morte fisica, gettando, se così si può dire, nuova luce non solo su quanto  in qualche modo già si sa di tale condizione, ma anche  su alcuni fenomeni legati alla parapsicologia (chiaroveggenza, telepatia...)  e alla stessa medianità.
Innanzitutto si parte dal presupposto che la morte in sé non esiste, perché fondamentalmente essa è soltanto un'esperienza  temporanea di "abbandono" del corpo fisico. Durante questa fase le forze materiali si affievoliscono, mentre si potenziano e si acuiscono quelle psichiche con la produzione accentuata di fenomeni come la chiaroveggenza e la chiaroudienza (visione e dialogo con parenti defunti), operazione da considerare non come una manifestazione di compensazione della sofferenza cerebrale. A questa fase segue quella di un sonno profondo, una sorta di "letargo" dello spirito che nel frattempo ha assunto un "corpo astrale", cioè un "involucro" formato da una sostanza materiale molto raffinata (aura similcorporea): è in questo stato che si verificano le apparizioni di trapassati e i relativi loro "apporti" di oggetti durante le sedute medianiche e si mette a fuoco il ricordo concentrato dell'intera vita trascorsa dall'anima sulla terra. Una volta "risvegliata" dal sonno, questa inizia il suo cammino nei vari "piani di esistenza", che sono costituiti non da "luoghi" ma da particolari "condizioni" di attività dell'energia eterna, che in ognuno vibra in  maniera diversa, come avviene nelle onde elettromagnetiche e in quelle acustiche. Tali "piani" non sono quindi espressione o configurazione della materia, ma modulazioni dell'energia vibratoria.
I "piani di esistenza" sostanzialmente si dividono in due grandi categorie: i "piani astrali" e i "piani spirituali" più elevati.
I "piani astrali" ( o "altri versanti") sono quelli esistenti fra i piani naturali e quelli spirituali più alti e a loro volta sono formati da molti "piani" e "sottopiani". Nei "piani astrali inferiori" si esternano maggiormente alcune attività psichiche dell'uomo (chiaroveggenza, telepatia, psicometria), mentre in altri più bassi, "abitati" da individui ancora troppo legati alla terra o da quelli scomparsi di morte violenta (incidenti, suicidi...), si verificano fenomenologie come apparizione di fantasmi, di persone in sogno, di cosiddetti spettri e sono pieni perlopiù di involucri abbandonati che vagano e che in qualche modo possono essere "ricaricati" di vitalità durante le sedute medianiche dall'energia mentale del medium o dei presenti, per cui molta cautela è da porsi in simili situazioni, nelle quali, in ogni modo, come "discrimine"  della vera origine del messaggio è quello di analizzarne bene la natura e la qualità. I "piani astrali" sono, inoltre, il regno degli ideali, dove ogni persona con la sua forma-pensiero si crea il "suo" luogo più adatto, come "proprio ambiente". I "sottopiani astrali" (e ne sono molti) sono quelli tipici delle forze psichiche (es. onde-pensiero) e non è detto che siano sempre piacevoli e salubri, perché possono essere la condizione in cui sostano le  anime rozze  e di bassissimo livello evolutivo.
I "piani spirituali superiori", invece, sono quelli in cui l'anima, deprivata di ogni forma similcorporea, si avvicina di più all'Energia Divina, "riconosce" gli affetti e le "affinità" e ha la possibilità di "visitare" i piani inferiori senza essere da essi intaccata.
Tutta questa dinamica, secondo la filosofia yoga,  si fonda sul principio che  scopo dell'attività dello spirito è quello di realizzare i suoi più profondi personali desideri.
A questo punto cosa dire e soprattutto cosa suggeriscono i messaggi ricevuti con la metafonia e, in genere, con la Transcomunicazione Strumentale? Durante essa con quale tipologia di anime si comunica o si ha a che fare? Cercherò di rispondere con ordine a ciascuno di questi tre interrogativi.
Molte affermazioni della filosofia yoga, a mio giudizio, sono condivisibili e possono spiegare ragionevolmente tanti fenomeni che pure accadono e che non possono essere ricondotti, esclusi naturalmente i trucchi, sbrigativamente a semplici allucinazioni visive o acustiche. La realtà è molto più complessa di quanto appaia e soprattutto, stando alle nuove ipotesi avanzate dalla fisica quantistica ( Bernard D'Espagnat), si pensa all'esistenza di un ulteriore livello di realtà  che viene chiamato "reale velato": tutti comprendono facilmente a quali rivoluzionarie conseguenze sul piano della conoscenza del "senso" può condurre tutto ciò. In futuro probabilmente verrà proprio dalla scienza (usata troppo spesso contro la metafisica, la teologia e la ricerca di frontiera) la conferma di tante esperienze relative al paranormale, oggi scioccamente e pregiudizievolmente irrise dai molti benpensanti, compresi tanti accademici. Qualche perplessità, per quanto attiene alla filosofia yoga, viene soltanto dalla poca precisazione sulla consistenza dei "piani superiori spirituali" e dalla necessità di una reincarnazione: sembra essere assente, infatti, non solo una dinamica conoscitiva, ma soprattutto l'idea di un Dio personale (non cosmico), fonte di amore, di luce e di piena realizzazione del bisogno di felicità dell'uomo.
Relativamente al secondo interrogativo, cioè ai messaggi ricevuti con la metafonia, c'è da dire che in buona parte essi confermano alcune idee della filosofia yoga, soprattutto per quanto riguarda la natura dell'anima intesa come "energia pensante" e delle diverse condizioni in cui essa viene a trovarsi a seconda del grado di evoluzione spirituale acquisito. Come anche viene confermato, e qui entro nel terzo interrogativo,  il fatto che la tipologia degli interlocutori dell' Oltre è variegata, perché le risposte cambiano a seconda della maturità interiore del soggetto che interviene. Infatti appaiono incisi sul nastro messaggi e canti con contenuti di alta spiritualità, come anche altri di discutibile o contraddittoria natura. Non a caso la "vocina" di bambino, che è stata come il filo conduttore della mia personale esperienza, dinanzi a qualche mio dubbio sulla poca coerenza evidenziata in alcune risposte mi sprona a seguire il consiglio "Quando tu non capisci cos'è, collega". M'invita cioè a contestualizzare il linguaggio e, operando una sapiente cernita selettiva, a non considerare tutto come oro colato, ma a compiere una scelta oculata, perché a seconda dell'origine di una parola si possono stabilire la qualità e il valore di una comunicazione. Non sto qui a ripetere quanto da me detto in tante occasioni, che cioè la metafonia è un fatto scientifico e non il risultato di proiezioni inconsce. In queste esperienze si ha a che fare realmente con "voci" di persone disincarnate, perché esistono le condizioni e le regole di un dialogo svolto nel presente fra realtà individuali ben presenti a se stesse. Qualche interrogativo potrebbe insorgere per quanto riguarda la medianità, così come viene esercitata e praticata nelle varie sedute (scrittura automatica, sensitività...), ma questo è un altro discorso.
Se nella medianità qualche "involucro ricaricato" dall'energia mentale del medium o del sensitivo potrebbe essere tranquillamente ipotizzato, nella metafonia è da escludere perché il modo di procedere nella strutturazione della comunicazione è pertinente, logico e coerente, cose che un "involucro" vuoto e privo di vita e di pensiero non può assolutamente né produrre né tantomeno garantire. Al limite potrebbe essere avanzata una tale ipotesi per alcune altre forme di Transcomunicazione Strumentale (es. fotografie paranormali), ma non certamente per le "voci", che invece parlano e sono ben consapevoli di quello che dicono.
Da questo insieme di considerazioni si può ben capire come il processo conoscitivo della verità sia molto faticoso, ma vale la pena di avviarlo se si vuol dare un significato alla propria esistenza. Ben vengano, allora, alcune intuizioni proprie della tradizione orientale, che, unite a quelle sperimentali della cultura occidentale, possono spingere la riflessione ad approdare a conclusioni quanto meno molto probabili. La certezza assoluta non è terreno dei nostri attuali limiti mentali, ma una prospettiva e uno stimolo ad avvicinarci umilmente, ma anche coraggiosamente,  sempre di più ai suoi confini.