Raimondo de Sangro

Un mistero ancora inquetante

Di questo grande quanto enigmatico e leggendario personaggio della Napoli del 1700 (Torremaggiore 30.01.1710 - Napoli 22.03.1771) è stato scritto molto e da più parti. Mi piace qui ricordarne di nuovo la memoria per lo straordinario fascino di modernità che esso ancora esercita su chi gli si avvicina con un po' di apertura mentale. A lui si attribuiscono tante invenzioni, i cui connotati sono a tutt'oggi sconosciuti: il lume eterno (una lampada che restò accesa per parecchi mesi), la carrozza marittima o anfibia, un fucile a polvere e a vento, un cannone fatto di materiale leggero, la stampa con testi e immagini a colori contemporaneamente, una misteriosa cura anticancro, le macchine anatomiche e soprattutto la geniale ristrutturazione a Napoli di quel magnifico monumento che è la Cappella Sansevero o Pietatella (1749-1770), fatta costruire per voto dall'avo GIOVAN FRANCESCO de SANGRO e dal suo figlio ALESSANDRO, Patriarca di Alessandria e Vescovo di Benevento, fra il 1590 e il 1608.

RAIMONDO de SANGRO fu un personaggio eclettico: dedito all'alchimia e all'esoterismo, amante dell'arte e buon conoscitore di lingue (il sanscrito, l'ebraico e il greco antico), illuminista di razza, primo Gran Maestro della Massoneria napoletana, spirito libero e indipendente fino a non temere l'incomprensione da parte della Chiesa del tempo ( in questo, neutralizzandolo per sé, aveva ben compreso il monito di TACITO in “Agricola”:” E' più facile opprimere le attività dell'ingegno che ridestarle”), stimatissimo dai più illustri pensatori dell'epoca (fra tutti, ANTONIO GENOVESI).

 Di lui si ricorda in modo particolare la Cappella Sansevero, un autentico capolavoro d'arte e di simbolismi iniziatici, una sorta di libro visivo da leggersi con estrema attenzione. Per essa non risparmiò energie né risorse, chiamandovi a collaborare i più noti artisti della scuola napoletana e veneta: F. M. RUSSO ( per l'affresco del Paradiso sulla volta e la tomba per sé preparata), F. CELEBRANO ( per i molti gruppi scultorei), G. SAMMARTINO (per il celebre Cristo velato, molto ammirato da A. CANOVA), F. QUEIROLO (per alcune figure allegoriche, Santa Rosalia e Sant'Odorisio, santi della casata dei de Sangro), P. PERSICO, C. AMALFI, A. CORRADINI…: tutta gente questa che sia nelle dieci sculture allegoriche disposte simmetricamente per cinque a sinistra ( da dove inizia il cammino dell'ascesi verso la Luce) e a destra che nei mausolei funebri eretti agli antenati de Sangro (e che occupano le arcate del tempio) ha lasciato una traccia indelebile di arte, di poesia e soprattutto di conoscenza verso ciò che di più sublime si apre dinanzi agli occhi della coscienza umana: qui il male e il bene, la morte e la vita, le tenebre e il giorno s'incontrano, si sovrappongono, si selezionano, con gli elementi positivi che in ultimo si fondono in una superiore sintetica lettura dell'universo esistente.

Ogni volta che si varca la soglia di quella Cappella è come entrare nel cuore segreto del sapere, delle domande mutate in risposte visive, dell'arcano ben coniugato con la sbriciolata temporalità della materia. Il visitatore resta rapito e coinvolto da tanta cultura mistica e filosofica (ritorna spesso il numero quattro e i suoi composti), dai dettagli che dischiudono squarci imprevisti all'intelligenza e soprattutto dalla lucida sapienza del Principe che era ben conscio del valore del vivere, come di una possibilità cioè irripetibile durante la quale ogni occasione deve essere utilizzata allo scopo di attivare il proprio processo evolutivo verso l'Uno, il Pensiero o, se si vuole, Dio. Come si può notare, è una tensione oserei dire titanica verso la sintesi tra Fede, Arte e Scienza, concetti, del resto, ben analizzati dal Principe in alcune sue opere (Lettera apologetica, Supplica a Benedetto XIV, Dissertation sur una lampe antique trouvèe a Munich, Vocabolario della Arte di Terra…).

Che dire di più di questo lontano erede di CARLO MAGNO? RAIMONDO de SANGRO è una di quelle figure d'intellettuale che va ben oltre il suo tempo e si iscrive come un capitolo a sé nel panorama della storia di ogni epoca, quindi anche della nostra.

Concludo questo breve ricordo, riportando l'epitaffio posto sulla sua tomba e dettato, forse, dallo stesso Principe:
“Questo tempio sepolcrale…danneggiato dal trascorrere del tempo, riedificato sin dalle fondamenta, ovunque adornato di marmo pregiato e di molte statue preziose…dopo aver aggiunto le sepolture dei membri più importanti del casato e delle loro consorti, senza, però, averne predisposta una per sé, con il lodevole intento di riunire i suoi resti con quelli degli altri, …uomo ammirevole, predisposto a tutte le cose che intraprendeva, RAIMONDO de SANGRO , signore di tutto il casato de Sangro, principe di Sansevero, duca di Torremaggiore, marchese di Castronovo, principe di Castelfranco, signore di molte città della Spagna, …Cameriere privato del re di Napoli e di Sicilia CARLO di BORBONE , Cavaliere di S. GENNARO, tribuno dei soldati, illustre per scienza militare, matematica e filosofica, celeberrimo nella ricerca dei più oscuri misteri naturali, impareggiabile per l'autorevolezza e per le opere sulla disciplina della fanteria, …nell'anno 1759, quarantanovesimo della sua vita, restaurò a proprie spese e secondo il suo ingegno. L'illustre sacerdote GENNARO OTTONE …e tutti gli altri sacerdoti incaricati delle funzioni religiose quotidiane sin dal ripristino dello stesso, avendo ammirato la fede, la sollecitudine, gli oneri di quel devotissimo uomo, affinché nessun tempo possa esserne immemore posero questo monumento”.

Il “mistero” RAIMONDO de SANGRO, non poco legato a quello dei Templari, dei sotterranei di Napoli e del “tesoro” detto “del Principe” e così ben descritto da L. SANSONE VAGNI, A. COLETTI e C. MICCINELLI, resta tuttora insoluto e per molti aspetti ancora inquietante.