Metafonia: segno scientifico dell'Aldilà?
Questa è l'ultima ipotesi da esaminare. Sgombrato il terreno dalla difficoltà ad accettare altre tipologie di ragionamento, tutto farebbe intendere che il fenomeno delle "voci", più che essere la volgarizzazione moderna e aggiornata dell'antico tavolino medianico, è soprattutto un insieme di "indizi" piuttosto consistente che, basandosi sul calcolo delle probabilità (un fenomeno che si ripete va in direzione della certezza non della probabilità), postulano la formulazione di una seria domanda sull'Oltre. È quello che affermava André Bréton: "Tutto induce a credere". In queste ricerche bisognerebbe sempre bandire i fanatismi e le facili illusioni, ma neanche la sterile negazione preconcetta sarebbe fruttuosa, utile e funzionale al progresso della conoscenza.


Vediamo ora più da vicino a cosa alludono questi "indizi" (che pochi non sono e perlopiù concordanti, quindi più che tali) e quale potrebbe essere una via di spiegazione delle modalità del loro esplicitarsi ed, eventualmente, della natura e del significato del loro messaggio.

Prima di addentrarmi in questa analisi, ritengo necessario accennare, sia pure in forma sintetica, alla genesi e allo sviluppo della metafonia e di altre esperienze ad essa legate (Transcomunicazione strumentale: Ernst Senkowski).
Già nel 1915 sulla rivista "Light" si alludeva alla possibilità di una comunicazione strumentale con l'Aldilà, idea che Th. Edison riprese nel 1921 e che G. Marconi riteneva percorribile mediante le onde hertziane. Sia quest'ultimo che Tesla e Cazzamali (anni '20) riferirono di aver ricevuto dei segnali misteriosi.

Nel 1937 Hélène Gall (Nizza) registrò le prime "voci" per radio, mentre nel 1947 Raymond Bayless e Attila von Szalay, lavorando ambedue sui dischi, osservarono registrati rumori strani paragonabili a voci, anche se non vi prestarono grande attenzione. Solo qualche anno dopo (1959), raccogliendo altri dati in merito, pubblicarono la notizia sul "Journal of the American Society for Psychical Research".

Del 1952 è stata l'esperienza di P.Gemelli.

Il primo, però, a vivere in maniera impressionante il fenomeno è stato l'artista e regista svedese F. Jürgenson (1959). Era un venerdì quel 12 giugno 1959. La registrazione avvenne nella campagna di Mölnbo (presso Stoccolma), mentre il regista era intento alla preparazione di un documentario per la TV del suo Paese. In quell'occasione venne chiamato per nome . Da allora Jürgenson incise (con magnetofono e per radio) oltre 70.000 "voci", che furono poi convalidate nella loro autenticità da tecnici, fisici, psicologi, da Rol nel 1964, da Hans Bender nel 1965 (Direttore dell'Istituto di Psicologia di frontiera a Friburgo). La realtà delle "voci" ebbe, allora, un primo riconoscimento ufficiale.

Nel 1968 il filosofo e psicologo lettone Konstantin Raudive (morto nel 1974), riprendendo il lavoro di Jürgenson e sviluppandolo in maniera sistematica e scientifica, pubblicava le prime conclusioni nel libro "L'invisibile si fa udibile" (Hnhörbares Wird Hörbar). Le esperienze di Raudive (magnetofono, radio), condotte nel suo studio-laboratorio di Freiburg, annoveravano circa 72.000 comunicazioni verbali. Secondo il ricercatore lettone le "voci" erano da considerarsi fatti oggettivi, prodotti da una dimensione che egli definì "antimondo".

Da quegli anni le esperienze si moltiplicarono, presso sempre più numerosi ricercatori e in molte parti del mondo, servendosi taluni (come Carla Locchi e Tullio Barsotti) anche del "nastro rovesciato", dalla parte smagnetizzata cioè del nastro. Ricordo qui solo alcuni di questi personaggi: Hanna Buschbeck, Franz Seidl, P.Leo Schmidt, Hans Otto Koening, Monique Simonet, G.Crosa, Mancini Spinucci, P.Borella, Gumosa (Madrid), G.Alvisi, V.Ursi, G.Mangani, M.Bacci, F. Masi, G. Pulitanò...Centri sono nati a Roma, Grosseto, Camerino, Lugano, Bari, San Severo, Lussemburgo e anche un'Associazione (AISP: Associazione Italiana Studiosi Psicofonia). Il fenomeno viene studiato al Trinity College di Cambridge, alla Fondazione Bushbeck (Germania). Al fenomeno si andavano interessando Premi Nobel come Lodge e Crookes (fisici), Flammarion, l'ing. Rudolf (della Philips), il prof. Schneider e viene studiato in varie monografie da V.Colaciuri-E.Foresti-E.A.P. , Carlo Trajna, Mario Rebecchi, Tullio Barsotti, AA.VV., Marcello Bacci e da tantissimi altri .
Molti Convegni e Seminari di studio sono stati organizzati e si promuovono sull'argomento: nella primavera del 1972 e nell'aprile del 1973 a Horb (Neckar), nel giugno del 1973 a Caldarola (Italia), nell'aprile del 1974 e 1975 a Horb e a Dusseldorf, il 23-24 aprile del 1977 a Koblenz (Germania); il 12-13 maggio del 1984 a Milano, a cura del CERM (Centro di Metafonia Milanese), si svolge il I Congresso Internazionale sulle "voci" paranormali e, poi,. ogni anno in altri luoghi come Roma, Riccione, Lido degli Scacchi (Ferrara), Abano Terme (Padova), Rapallo, Modena, S.Giovanni Rotondo (Foggia) , nel febbraio del 1995 a San Severo (Foggia), nel novembre del 1999 a Torino.

Nel tempo sono nate diverse Società impegnate in questa particolare ricerca: Associazione Internazionale per la Transcominicazione Strumentale, American Association Electronic Voice Phenomena (USA), Continuing Life Research (USA), Gesellschafft für Psychobiophysiek (Germania), Nederlands Onderzoekscentrum voor Transcommunicatie (Olanda).

Il "fatto", dunque, delle "voci" è ben studiato ed ormai sta uscendo fuori dalla ristretta cerchia degli esperti. In questi ultimi tempi il fenomeno si sta arricchendo di ulteriori e interessanti apporti, come quelli ad opera del CETL (Cercle d'Études sur la Transcommunication-Luxemburg, diretto dai coniugi Jules e Maggy Harsh-Fischbach), nel quale più apparecchiature elettroniche sono collegate fra di loro (magnetofono, radio, TV. computer...): il gruppo in contatto con il CETL si fa chiamare con lo strano nome di "Zeitstrom" (=Flusso del Tempo) e farebbe intendere che il "campo di contatto" è stabilito a livello di pensieri più che di apparecchiature. La prima trasmissione video con contemporaneo commento audio fu ricevuta il 1 luglio 1988, alla presenza del ricercatore tedesco Ralf Determeyer (comparve l'immagine televisiva del defunto Konstantin Raudive insieme alla sua voce). Nel 1984 a Radio Lussemburgo Hans Otto König presentò quello che lui chiamò "generatore", una strumentazione elettronica per l'ascolto e il parlato in diretta, fenomeno del resto già testimoniato da Leslie Flint.

Strettamente connesse a quella delle "voci" sono altre esperienze analoghe, come le telefonate descritte da M. Boden, ma soprattutto dallo psicologo americano Scott Rogo (avvengono con diverse modalità e riferiscono le cose più sorprendenti), i messaggi su computer nel 1984 analizzati da Ken Webster (nel corso degli anni ne ricevette ben 250: fra questi uno in lingua inglese del 1500), i fax e le immagini paranormali per TV ( TPP o TCSV: Immagini su Schermo Televisivo) ricevute il 29 agosto 1973 da Mario Rebecchi (Finale Emilia, in provincia di Modena), nel 1979 da Gigliola Della Bella (Arezzo) e nel 1985 (30 settembre) da Klaus Schreiber (Aquisgrana) a Aix-la Chapelle. Interessante è quanto racconta, a questo proposito, P. F. Brune in una intervista al settimanale "Chi" (14.03.1997). Trovatosi il 9 luglio e il 23 settembre del 1988 fra il Gruppo di Ricerca del Lussemburgo, ricevette per via transcomunicativa il messaggio: "Una particella di eternità sfugge alla morte. Il male è la paura della morte...La morte sfocia in una eternità radiosa...La morte è un'altra vita". Nella stessa intervista P. Brune dichiara di aver notato sullo schermo TV l'immagine di una grande valle fiorita, con un fiume al centro (chiamato il "Fiume dell'Eternità") e una fanciulla che dava un bacio a tutti i presenti all'esperimento. Tutte le informazioni offerte da questa pluralità di "voci" hanno come comune denominatore la sopravvivenza: se a queste aggiungiamo tutte le altre che provengono dai sensitivi (con tanti fenomeni straordinari che le accompagnano: per tutti basti citare G.A.Rol), dalle apparizioni misteriose, dalle esperienze extra-corporee (OBE: Out-of-Body Experiences) e da quelle di pre-morte descritte soprattutto (ma non solo) da R. Moody, allora il quadro si fa più complesso, ma anche più completo, e testimonia la grande avventura spirituale e rivoluzione conoscitiva che il nostro tempo sta straordinariamente vivendo.

Ritornando alle "voci", qualche precisazione occorre fare relativamente ad alcune loro modalità espressive. Innanzitutto c'è da dire che esse si presentano autonome dallo sperimentatore nell'iniziativa (quando non "vogliono", non parlano), ma interloquiscono con lui quando esse decidono di farlo. Le risposte che danno, come riferito prima, sono sempre coerenti e pertinenti rispetto alle domande poste. Una seduta di registrazione non dovrebbe mai superare i 10-15 minuti per settimana.

Si suggeriscono alcune condizioni per simili esperienze: una valida preparazione culturale, una buona struttura psicofisica della personalità e un insieme di motivazioni interiori positive e disposte all'attenzione (seppur sempre, non mi stancherò mai di ripeterlo, in maniera critica). Non si dimentichi che, essendo il fenomeno materialmente di natura acustica, il nostro udito, pur potendo teoricamente distinguere 400.000 suoni diversi, in realtà non percepisce che 7 gradi d'intensità e 7 tonalità. Un'altra cosa è da notare, che cioè le onde sonore si trasmettono senza influenzarsi a vicenda, per cui ciascuna può essere studiata in maniera separata.

Nel riascolto delle "voci" bisogna essere molto attenti, perché, come già sottolineato molte volte, possono intervenire, falsificando i risultati, fenomeni psicoacustici (udire suoni non carpibili da altri) e psicolinguistici (interpretazione diversa dello stesso suono). A rumori ambientali "forti", le "voci" registrate risultano essere più deboli dei suoni.
Alcuni studiosi hanno elaborato criteri diversi per l'autenticazione delle "voci". L. Angelucci, per esempio, utilizza la linguistica matematica. C. Trajna si rifà alla statistica e, secondo i suoi calcoli, l'oggettività delle "voci" è dubbia da una fino a tre sillabe, è vera (nell'80% dalle quattro alle otto sillabe), è oggettiva (nel 100% dalle otto sillabe in poi). Credo che sostanzialmente si può essere d'accordo con questo calcolo statistico.

Le "voci", inoltre, si rivelano più con il nome che con il cognome (forse perché il primo è più intensamente legato ai fattori emotivi?) e presentano una capacità psicocinetica non facilmente riconducibile alla PK o all'ESP (e ciò va a favore della tesi della paranormalità). Escludo, ma è una mia supposizione, che si riferiscano a reminiscenze passate piuttosto, come credo, che alle condizioni del loro presente: in realtà qui regna un po' di incertezza e solo ulteriori studi in merito potranno confermare o meno la tesi.

Se le "voci", dunque, sono un fatto oggettivo, come tutto fa credere, esse costituiscono un forte indizio in direzione anche dell'oggettività dei loro messaggi, e quindi del "segno dell'Oltre". Sono espressioni cioè non dell'uomo (ipotesi animista) ma di un qualche altro "agente esterno" a lui (ipotesi spirituale), dotato di una individualità in grado di sostenere un dialogo. Ci chiediamo, a questo punto, come possa avvenire questo contatto. I tentativi di spiegazione sono vari e li riporto di seguito, anche se necessariamente in forma sintetica.

Premetto, per inciso, che questi fenomeni costituiscono una nuova provocazione per la scienza, e soprattutto per la Parapsicologia. Quest'ultima ormai, come si sa, uscita dal ghetto e dallo stato di incubazione (1930), viene insegnata in varie Università europee e asiatiche, dal 1960 la "Parapsychological Association" è entrata a far parte della "American Association for the Advancement of Science": in questi ultimi tempi, a causa dell'enorme sviluppo delle neuroscienze, si assiste, però, a po' di stallo, ma certamente sarà transitorio. Inutile dire che la Parapsicologia dovrebbe sempre avvalersi di studi interdisciplinari per gli ambiti delle sue ricerche (psicologia, fisiologia, fisica, biologia, medicina, matematica...).

Una prima ipotesi, allora, che viene avanzata è quella della modifica del campo elettromagnetico tramite PK attivato da un agente (X) esterno: è la tesi sostenuta da G. Valentini e F. Masi (26). Questo avverrebbe, secondo tali Autori, per ogni forma di transcomunicazione (magnetofono, radio, TV,ecc.). Una domanda qui si pone: di quale natura è questa PK dal momento che non può essere associata alle altre forme "normali" (ma sempre da provare) di PK? Chi sarebbe tale agente esterno (X)? Risposte ancora non esistono!

Una seconda ipotesi è fondata sulla teoria della Relatività e dei Quanti. Il problema, molto probabilmente, si situa a questo livello, anche se la scienza ufficiale si ostina a non voler studiare il paranormale. Secondo la Relatività Ristretta di Einstein (1905) fra spazio e tempo c'è interdipendenza e l'energia è collegata strettamente alla materia. Sicché, secondo la nota equivalenza einsteiniana, se E=mv², ciò vuol dire che, accelerando teoricamente la materia a una velocità che vada oltre quella della luce (con gli ipotetici "tachioni"), si avrebbe l'energia pura, che, quindi, esisterebbe al di là e indipendentemente dalla materia. Lo stesso risultato si ottiene confrontando altre due formule, quella di M. Plank (E=hf, dove "h" sta per la costante e "g" per la frequenza delle vibrazioni) e quella di L. de Broglie (hf=mc²), con la conseguenza che sostanzialmente l'energia è una forma particolare di vibrazione. Secondo Th. Rudolph, inoltre, in base alla Teoria dei Quanti, esisterebbe nell'universo una energia subquantica (energia n°2) che spiegherebbe tutti i fenomeni fino a quelli visibili. Non potrebbe essere, allora, questa energia vibratoria subquantica a determinare la formazione delle "voci"? La sua origine sarebbe da collocare in un "antimondo" costituito da antimateria (peraltro provata dalla scienza), che appunto ne postulerebbe l'esistenza. Si sa che l'antimateria è formata da nuclei negativi circondati da elettroni positivi. La Meccanica Quantistica (Heisenberg, de Broglie) ci informa che noi siamo fatti di vuoto e che le leggi della fisica sono di natura probabilistica, sicché non solo essa non sarà mai totalmente conosciuta così com'è realmente, ma che l'insieme di questi fenomeni paranormali sono da porre al di là del sistema di dati comunemente ritenuti "reali" (senza esserlo oggettivamente), cioè tra quelli definiti "virtuali". Già nel 1947 L. Rutherford aveva sostenuto qualcosa del genere. Non meraviglia, allora, quanto scrive Einstein nella già citata lettera del 23.03.1955 indirizzata alla sorella del suo amico Michele Besso morto qualche giorno prima: "Ecco che mi ha di nuovo preceduto di poco, lasciando questo strano mondo... Per noi, fisici convinti, questa separazione fra passato, presente e futuro non ha che il valore di un'illusione, anche se tenace". Come a dire che il divenire è un'esperienza puramente soggettiva, non inerente alle cose in sé.

Qui veniamo introdotti nella terza ipotesi, quella della Relatività Complessa formulata da Jean Charon (27). Secondo la Fisica le interazioni nella materia sono quattro: le forti, le deboli, la gravitazionale e l'elettromagnetica. Esaminiamo più da vicino l'ultima. Il nostro corpo è formato da elettroni (in numero di 4 seguito da 28 zeri!), quindi tutto lo psichismo dovrebbe svilupparsi in esso. Teilhard de Chardin scrive a proposito: "Noi siamo portati a supporre in ogni corpuscolo di materia l'esistenza rudimentale (allo stato infinitamente piccolo, ma anche infinitamente diffuso) di una qualche psiche". Ogni elettrone dispone di fotoni (che gli forniscono energia e forma direzionale) e, inoltre, esso si presenta come un microcosmo, nel quale spazio e tempo hanno una esistenza propria, una sorta di "buco nero" con uno spazio-tempo diverso da quello ordinario. In esso i fenomeni aumentano con l'aumentare delle informazioni che vi penetrano (=forma particolare di psichismo). Secondo J. Charon l'elettrone "leggerebbe" i "segni" emessi da altri elettroni, darebbe loro un significato (ri-conosce), emetterebbe un "Atto" (dopo il segno esterno ricevuto) e rifletterebbe sul significato. Ci sarebbero, insomma, due processi (conoscenza-amore). Con l' "Amore" l'elettrone sceglierebbe i significati presso altri elettroni, arricchendosi reciprocamente. Che accade ora dopo la morte? A garantire la sopravvivenza dell'Io (in toto) non sarebbero le strutture cromosomiche, perché tale possibilità diminuirebbe in percentuale con il susseguirsi delle generazioni, ma sarebbero gli elettroni, che entrerebbero così in contatto con altri "Io elettronici": sicché alla fine l'Universo sarebbe costituito da un insieme di elettroni dotati di psichismo equamente distribuito in esso. Dopo la morte, inoltre, gli elettroni rimarrebbero allo stato di riposo (stato fondamentale: sonno profondo), a meno che non vengano eccitati da altri elettroni vicini o esterni (es. medium...), che verrebbero così in "risonanza" con i primi. Sicché avremmo due conseguenze: quando c'è una "visita" di elettroni vaganti è sempre una visita da "Altrove" e in un corpo, che in fin dei conti non è altro che una macchina, possono esserci elettroni provenienti da esperienze diverse. Qual è, allora, l'obiettivo finale dello Spirito? Data la condizione stabile degli elettroni, com'è d'altronde anche quella dei protoni (quindi teoricamente infiniti), compito dello Spirito sarebbe quello di porre in atto un tentativo mediante il quale le singolarità verrebbero ricondotte a una sintesi e ciò avverrebbe con il "conoscere" e l' "amare". A questo proposito ritorna quanto mai pertinente la mia registrazione del 15 ottobre 1994 (fatta peraltro prima di leggere il testo di Charon !).

Che dire in merito a questa ipotesi? A me sembra una possibile via da percorrere per capire la natura del fenomeno: nulla è da escludere se una chiave interpretativa dei fatti viene offerta. Certamente è difficile farla accettare, dati i nostri attuali schemi mentali, ma è un'ipotesi da prendere in seria considerazione, non fosse altro che per la sua provocazione scientifica: solo resta da provare l'identificazione tra lo psichismo e la realtà elettronica. Qualche evento, però, comprese le esperienze di transcomunicazione, se studiate comparativamente, porterebbe a pensarla in questi termini. Lo scrittore Alberto Bevilacqua dà una lettura suggestiva del fatto, anche se in un linguaggio letterario: " Ma che ne sapete, voi, del cervello umano! Da sempre cercate, invano, di smascherarne il segreto. Che ne sapete dei suoi cento miliardi di neuroni che comunicano fra loro con un linguaggio sterminato, di cui conoscete soltanto qualche voce elementare...Il cervello umano è una foresta in cui continuate a perdervi, a chiamarvi fra di voi, col terrore di smarrirvi...È la verità di una scienza nuova che trascende la vostra. Essa prova che il cervello dell'uomo è un potente sintonizzatore capace di collegarsi a un campo extra-somatico, cosmico, che non è legato alle leggi dello spazio e del tempo, in cui la nostra memoria si deposita in una Memoria perenne, universale".

Una quarta ipotesi è quella fondata sulla possibilità di realtà pluridimensionali. Matematicamente Hilbert già aveva ipotizzato spazi a più dimensioni, oltre a quello noto a tre (linea, piano, solido): quello superiore include quello inferiore (il solido il piano e questo la linea). Quindi teoricamente è possibile una quarta dimensione ( e una quinta...), che include le prime tre, le "vede", ma da esse non è vista. Uno spazio quadridimensionale, in verità, più nero di quello tridimensionale, era stato già ipotizzato anche da Th. Kalnza (1921) e Oscar Klein (1926).

Anche il fisico e filosofo E. Mach ha immaginato qualcosa del genere. Naturalmente quando si parla di "dimensione" si fa riferimento anche a tutte quelle realtà che in essa possono sussistere, muoversi e interagire fra di loro e con quelle inferiori. È possibile, ora, un "viaggio" conoscitivo da quella inferiore a quella superiore (dalla seconda cioè alla terza, da questa alla quarta e così via), dal momento che il percorso inverso è già praticato? Certamente che è possibile ed è quanto raccontato in maniera attraente, anche se immaginaria, da Edwin Abbott Abbott nel suo interessante quanto divertente libro "Flatlandia". È una continua scoperta che si ha ai "confini" (la linea del piano e questo del solido): le "dimensioni", quindi, sono "contigue" e l'una "scopre" di essere compresa nell'altra senza soluzione di continuità. È come uno che osserva su uno schermo TV ciò che viene ripreso a circuito chiuso in una stanza accanto: vede tutto, anche se non è visto da nessuno dei presenti in quella stanza. Per queste ragioni lo spazio quadridimensionale, con tutte le realtà in esso contenute, è accanto a noi e un suo "abitante" è in grado di "osservarci" sempre, anche se non è percepito. Ogni tanto, però, si "dilatano e si liberano " gli invisibili confini e le due dimensioni comunicano fra di loro. Non potrebbero essere di questo genere le esperienze di transcomunicazione? Una dimensione superiore arricchisce e amplifica gli orizzonti "conoscitivi" di quella inferiore: non accade, forse, proprio questo nelle esperienze suddette? In questi casi l'iniziativa è sempre da parte di quella superiore: e mi sembra una cosa logica!

Ci sono troppi fatti che fanno pensare all'esigenza di questo "Oltre" disponibile a comunicare con noi: bilocazioni, odori di santità (quelle oggettive e non le allucinazioni olfattive), ipertermie inspiegabili ( es. 48 e ½ nel Beato P. Pio), sogni premonitori (che siano, esclusi i casi di elaborazioni cerebrali di esperienze pregresse, uno dei "luoghi" di "contatto", proprio perché sottratto al controllo cosciente della terza dimensione?). Aveva ragione Teilhard de Chardin quando scriveva: " La vera Fisica è quella che giungerà un giorno o l'altro a integrare l'Uomo totale in una rappresentazione coerente del mondo".

Un'ultima ipotesi è quella Relazionistica. Questa sostiene che l'uomo è in relazione con la realtà nella propria coscienza. La realtà, però, non è assolutamente esauribile con gli strumenti attuali della nostra conoscenza. I sensi, infatti, hanno una gamma limitata di possibilità entro la quale si muovono: l'udito ha poche frequenze come la vista, peraltro, spazia su poche lunghezze d'onda (rosso-violetto). Quindi l'invisibile è separato dal visibile da poche decine di millesimi di millimetri di lunghezza d'onda: infatti neanche le onde elettromagnetiche, percepibili all'udito, pur attraversando l'intero organismo, lo sono. Per osservarle devono essere trasformate in onde acustiche da speciali apparecchiature (trasduttori). Quello che viene comunemente ritenuto come l'unico "reale" non è che una frazione molto limitata dell'intera realtà: tutti gli scienziati parlano di esistenza della "materia oscura", eppure non è stata osservata. Il visibile, dunque, non si spiega senza l'invisibile, del quale è come il contenuto in un involucro. La transcomunicazione, allora, non sarebbe altro che una forma di "contatto diretto" fra le due dimensioni. C'è da dire, inoltre, che la visibilità o invisibilità è determinata anche dalla chiave di lettura e di osservazione del reale e della modulazione d'onda che l'esprime: dopo la II Relatività (quella Ristretta e dopo quella Meccanica), si va oltre il "normale" e si entra nella vasta gamma del paranormale, nelle zone cioè di frontiera, che si presentano sempre fluttuanti, pura "informazione", energia parlante, perciò "pensante". Siamo, cioè, per dirla con P. Magni, nella III Relatività, quella della Sintropia (Fantappié-Arcidiacono), dove, scomparso il fenotipo (=corpo), opera il genotipo (molecole, energia e informazione). Ci si apre così alla Metafisica, che, cacciata dal portale, rientra dal portone principale della scienza.

Il concetto di Sintropia (opposto a quello di entropia) è stato elaborato e descritto dal matematico L. Fantappié nel 1941 e sviluppato successivamente dal suo allievo G. Arcidiacono. Presenta una certa analogia con quelli di "entropia negativa" (E. Schrödinger) e di "energia radiale" o psichica (Teilhard de Chardin). Secondo Fantappié e Arcidiacono l'Universo è molto più complesso di quanto ci appare. Esso presuppone uno spazio a 10 dimensioni, corrispondente ai 10 gradi di libertà delle particelle (4 di traslazione e 6 di rotazione). Tutto in esso tende a realizzare un fine, un progetto complessivo, che è l'armonia (=Relatività Finale). Questo è evidente e osservabile soprattutto nel campo dello psichismo e della biologia, dove un "quid psico-vitale", come lo chiama Disertori (30), opera una selezione fra eventi possibili, ma lo si nota anche a livello di macrocosmo, come nelle radiazioni cosmiche di fondo o nella formazione di nuove stelle e galassie. In questo processo di "ritorno alla sintesi" (perché tale è il fine) si segue la linea della differenziazione e della subordinazione delle parti al tutto: la frammentazione, cioè, è solo apparente, perché, in realtà c'è una logica che la sottende e che unifica le varie parti perché raggiungano (anche se da più direzioni) lo scopo comune. Caratteristica di questi fenomeni, chiamati appunto "sintropici", sono i seguenti: essi sono osservabili ma non riproducibili (perché non dipendenti dalla legge deterministica della causalità); in quanto autonomi, sono sottratti al controllo del nostro arbitrio; implicano un ricambio continuo di materia ed energia; sono antidispersivi, simmetrici e indipendenti dalla distribuzione e proprietà dei corpi circostanti; sono finalistici, al contrario di quelli entropici; si differenziano e si complicano, rimanendo sempre imprevedibili nel loro svolgersi. A livello di comprensione logica dei fenomeni la Meccanica Quantistica con la teoria (comprovata) dei "salti quantici" e col principio di probabilità offre un suo fondamentale contributo, forse il più vicino alla spiegazione del "modo" come "si rivela" il paranormale: il finalismo sintropico, in ultima istanza, si accompagna sempre a un "luogo" o "campo" nel quale l'elemento attivo è soprattutto la libertà. Se l'Universo, allora, non è casuale e se alla scienza spetta il compito di spiegare il "come" avvengono i fenomeni, il "perché" non le appartiene più. Ritorna qui a proposito la lucida osservazione di P. Davies: "L'universo ha generato, attraverso degli esseri coscienti, la consapevolezza di sé; non può essere un dettaglio banale, un sottoprodotto necessario di forze cieche e senza scopi. La nostra esistenza è stata voluta" (31). È necessario, cioè, un "salto" logico: niente si spiega da sé ma richiede un "referente" a un livello logico "superiore".

Da tutto questo insieme di riflessioni sulle possibili forme di interpretazione di questo complesso "fatto" delle "voci" emerge chiara l'idea che il tutto va afferrato ricorrendo alla nostra capacità intuitiva, fondamentale secondo A. Connes (matematico) per la ricerca, che prevede una quantità di conoscenze, un programma per la loro elaborazione, il superamento di un eventuale ostacolo (proveniente dall'immissione di nuovi dati) e la ristrutturazione dell'insieme. È quello che si è tentato di fare, avendo ben presenti le leggi della comunicazione, perché il fenomeno di essa appunto tratta.

In questa epoca di caduta a picco dei valori dello spirito con il trionfo della cultura della tecnologia e dei suoi prodotti (consumismo...) e della morte (guerre, genocidi, "pulizie etniche", rischi batteriologici e nucleari, terrorismo, genetica senza regole...), l'insieme di questi "indizi" costituisce il "segno" generoso e nobile di un invito per un ritorno alla ragione, al buon senso, alla rivalutazione di quanto irresponsabilmente si è sacrificato in nome di una distorta autonomia dell'umano.

L'amore e il rispetto per la verità dovrebbero suggerire il coraggio della ricerca. "L'imbroglione non è colui che s'immerge nel mistero, ma colui che rifiuta di uscirne" (Chesterton). Il tutto porta alla Fede, che è una forma di conoscenza "oltre" . Scienza e Fede procedono in parallelo: l'una può arricchire e illuminare l'altra, perché ambedue, pur nella diversità delle loro metodologie, tendono alla verità, o perlomeno a un frammento "sicuro" di essa. A questo proposito dice Ruggero Bacone, il padre della scienza moderna: "In filosofia piccoli sorsi possono condurre all'ateismo, ma sorsi più abbondanti riconducono alla fede".

Del resto, oltre alla transcomunicazione strumentale, anche tutte le altre esperienze ESP sembra che abbiano come scopo quello di far comprendere e, quindi, conformare la nostra vita attuale a quella futura "superiore", sulla linea della saggezza, dell'amore, della tolleranza e della giustizia.

Concludo questo capitolo con un pensiero di Einstein: "Anche i miei passi verso nuove verità sono stati accompagnati dal fascino del mistero. Chi non ha familiarità col senso del mistero, è come un uomo morto" . Chiudersi al meraviglioso e al fascinoso è come precludersi un varco verso nuove scoperte, che, come si sa, nascono sempre dalle "curiosità" della mente.

In margine a questa II Parte mi permetto di citare ancora un altro pensiero del grande Einstein: "(La Parapsicologia) mi ha consentito di comprendere una parte del Segreto che governa l'eternità della vita. Quel Segreto spasima per farsi conoscere. Perché continuiamo a non ascoltarlo? Perché, se la nostra felicità è possibile? ".

(4 - Continua..)