Premessa
La socialità è
fondamentale nell'uomo: la relazionalità come suo elemento
caratterizzante.
Tale processo di sviluppo è soprattutto di natura etica,
civile, comunitaria e di solidarietà.
La competizione, pur presente, non va
vissuta come strumento di svalutazione dell' "altro".
L'abilità sociale,
intesa come capacità di saper influenzare la realtà circostante allo scopo di
ottenere risultati apprezzabili, ha vari ambiti di esercizio: l'ambiente, la
gestione delle relazioni interpersonali, se stessi, i compiti da svolgere.
Qualità di una corretta abilità sociale relativamente ai quattro ambiti:
comportamento adeguato nei confronti dell'ambiente, gestione intelligente e
soddisfacente delle relazioni interpersonali, positività nei confronti del Sé
(autostima), atteggiamento congruo davanti al compito. A tale riguardo uno
strumento utile di osservazione è il Social Inventory. (In
Appendice)
Alcune problematiche: la presenza di soggetti con difficoltà
di socializzazione (Red Kid: Bambino Rosso), le devianze sociali, la personalità
multipla ("Io sono l'altro" dello schizofrenico, la maschera, la mimetizzazione,
il camaleontismo).
La famiglia come luogo della prima e fondamentale
socializzazione: importanza delle figure genitoriali (presenza - coerenza -
equilibrio) e delle regole di comportamento trasmesse.
Basi genetiche
Il cervello è organizzato modularmente e ogni
modulo è capace di azioni, stati d'animo e risposte. Tutti i moduli, eccetto l'
"interprete" (emisfero sinistro), agiscono con un linguaggio non verbale,
esprimendosi attraverso il comportamento e le varie reazioni
emotive.
L'emisfero del cervello che presiede al processo di sviluppo della
socialità è quello sinistro, perché: interpreta il comportamento dominante,
manifesta le risposte emotive coperte costruendo una teoria di lettura,
consolida la coerenza nella condotta, organizza e ordina il mondo
circostante.
Aiutare il prossimo, con l'eliminazione di elementi di
conflittualità, è proteggere in parte anche la propria salute psicofisica
(piacere dell'altruismo).
L'energia e l'euforia che si provano
nell'espletare un servizio altruistico sono determinate anche, a livello
cerebrale, dalla liberazione di endorfine.
Nelle donazioni in denaro
raramente si creano reazioni nervose positive.
Contesto familiare: La
famiglia "multiproblematica". (cfr. fig. 1)
Prosocialità e
altruismo
Caratteri distinti del comportamento prosociale, secondo
Staub: visione positiva delle persone, interesse al benessere (ben-essere)
altrui, sentimento di responsabilità personale per come stanno gli altri.
La
sua efficacia dipende dalle situazioni e dalle caratteristiche
individuali.
Situazioni: la probabilità è maggiore più nelle cittadine di
provincia che in una grande metropoli, come pure più quando si è da soli
(responsabilità personale) che in gruppo (responsabilità
frazionata).
Caratteristiche individuali: la probabilità del comportamento
prosociale statisticamente cresce con l'autonomia della personalità e con la
positività dello stato d'animo.
Oscillazione del c. p. : dai gesti drammatici
e impegnativi (es. donazione di un rene) alla quotidiana cortesia (es. aiutare
un anziano ad attraversare la strada).
Effetti benefici del c. p.
(collaborazione - condivisione - prendersi cura degli altri): ottimo antidoto
alla depressione e alle condotte antisociali (funzione protettiva),
precondizione per spianare e sostenere un percorso scolastico di successo (G.V.
Caprara).
L'altruismo: è un comportamento "empatico" grazie al quale "si
prova" qualcosa che corrisponde più alla situazione dell' "altro" che alla
propria. Suo elemento essenziale è la spontaneità. Con l'età si accresce la
complessità.
Strategia: lo "scambio di prospettiva" (saper vedere il mondo
come lo vede l'altro).
L'altruismo, allora, non è un agire solo per
"sentirsi meglio" o per attenuare una situazione di disagio interiore (eventuali
sensi di colpa), ma soprattutto un atto d'amore perché l' "altro" è un valore (e
per chi ha fede: in esso è presente Cristo sofferente).
Egoismo, prosocialità
e altruismo sono tendenze di per sé naturali: a prevalere sarà quella attivata
dall'intervento educativo.
Linee di sviluppo
Ogni processo
di sviluppo avviene attraverso una duplice fase: differenziazione (acquisizione
di specificità) e integrazione (interazione positiva).
Secondo A. Gesell: la
socializzazione è strettamente legata al processo di sviluppo della
persona.
Secondo J. Piaget: fino a 7-8 anni a prevalere è l'egocentrismo,
oltre si avvia l'apertura alla socialità.
Secondo Freud: nei primi anni di
vita si sviluppa il narcisismo (con la centralità dell'Io), in seguito si attiva
il meccanismo della identificazione (con possibilità di amicizia).
Stadi
evolutivi della socialità: presociale ( non antisociale né asociale: fino a tre
anni), egocentrico (7-8 anni), esplorativo (12-13 anni), organizzativo
(dall'adolescenza in poi).
La persona nella "rete dei sistemi". (cfr. fig.
2)
Strategie educative
Educare all'altruismo: accentuare il
positivo, spiegarne le ragioni, dare l'esempio, preparare occasioni di aiuto,
promuovere un'immagine di Sé prosociale, essere educatori che esprimono calore
ed empatia.
Attivazione del "Problem solving" interpersonale.
Promozione
del "Cooperative Learning" (lavorare in gruppo) con precisazione degli scopi,
dell'organizzazione e delle dinamiche. Per un efficace lavoro di gruppo: saper
distribuire la leadership, definizione dei ruoli, eterogeneità nei
raggruppamenti, interdipendenza fra i vari gruppi, organizzazione delle
competenze sociali, cooperazione.
Dal gruppo informale al gruppo
formale.
Importanza dell'idea di "adattamento" (modo come vengono risolti i
conflitti): se positivo, allora la soluzione si presenta adeguata ai compiti
rappresentati da impulsi e stimoli esterni; se negativo, ansia-conflittualità...).
Per l'adattamento gioca molto la tipologia di cultura dominante: per gli
americani, ad esempio, è l' "efficienza della condotta" (successo, riuscita,
conseguimento della meta).
Il "Locus of control" (la motivazione o
aspettativa derivante dall'autocoscienza dei propri atti). Stimolare la
formazione di quello "interno" (dipendenza degli atti dalla propria volontà):
con l'assertività (positività), con la capacità di interagire con l'ambiente di
vita svolgendo attività sociali, con il controllo sullo stress. I soggetti con
"locus of control" interno sviluppano una competenza sociale più evoluta
rispetto a quelli con uno "esterno" (dipendenza dei propri atti dalla volontà
degli altri). A queste conclusioni pervengono le ricerche di Beck, Weisman,
Lester e le esperienze del gruppo "Sax" di Urbino (con risultati positivi
nell'80,8% dei casi).
Il "Role playing": si basa sullo scambio dei ruoli fra
gli interlocutori e facilita la comprensione dell'effetto che il proprio
comportamento può avere sugli altri.
Strategie psicodidattiche: escogitare
sempre soluzioni alternative (onde evitare la rigidità delle posizioni),
attivazione del "pensiero consequenziale" (anticipare cosa potrebbe accadere
come conseguenza di una particolare azione), saper pensare in termini di mezzi e
di fini (imparare a pianificare i mezzi per raggiungere uno scopo).
Favorire
ogni iniziativa finalizzata alla socializzazione: imprenditoria giovanile
(IG-Student), giornali telematici, tutoring per i coetanei meno
dotati...
Frequente nei giovani studenti è l' "effetto discoteca"
(trascinamento della pseudosocializzazione nell'attività scolastica): saperlo
riconoscere, controllarlo, canalizzarlo verso esperienze più gratificanti di
comunicazione interpersonale.
Il "termometro" del successo del comportamento
prosociale. (Cfr. fig. 3)
Conclusione
Socializzare le
proprie esperienze è essenzialmente un "dono", quindi un atto di
amore.
"Personalità aperta" significa opportunità di cogliere brandelli di
verità presenti negli interlocutori (possibilità di arricchimento
interiore).
Socializzazione come "ascolto" delle altrui "vibrazioni
umane".
Socializzazione come educazione alla solidarietà : "nuova frontiera"
in vista di una più matura comunità di uomini e (per chi crede) di figli di un
comune destino di eternità.
Il "sogno" di M. L. King o di Madre Teresa di
Calcutta può essere una realtà: basta crederci ed essere concreti nella
quotidianità dell'impegno e nella propria missione-professione di
insegnanti.
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Montuschi, La personalità in prospettiva sociale, Ed. La Scuola, Brescia 1973.
(L.U.C.I. 'Padre
Pio')
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