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Lettera di un padre ai giovani PDF Stampa E-mail
A me i giovani sono sempre stati simpatici e tuttora risultano esserli: forse perché la maggior parte della mia vita l'ho trascorsa in mezzo a loro, ad ascoltarli, a gioire e a creare con essi qualcosa di buono o forse perché forte in me è la presenza di una istanza per un mondo migliore, così come i giovani lo sognano. Non saprei. Sta di fatto che la gioventù mi è cara, nonostante le mille contraddizioni che l'attraversano, che poi, in fin dei conti, non sono altro che lo specchio dell' ambiguità e delle ombre che s'incrociano nel mondo di oggi. Una lettera affettuosa voglio loro indirizzare, da antico insegnante, da psicologo e soprattutto da padre : nasce dal cuore e al loro cuore è diretta. So che è inusuale in un giornale, ma spero venga presa così.
Cari giovani, vorrei continuare con lo scritto quel dialogo, perché tale intende essere, che le circostanze della vita hanno temporaneamente interrotto. È inutile dirvi che, nel nostro piccolo, anche se faticosamente, stiamo lottando per il vostro futuro. Non per questo, però, noi adulti siamo perfetti, anzi. Quante mancanze, quante omissioni, quante pavide scelte, quante assenze si registrano nel nostro operare: di tutto ciò ne siamo ben consci e ne soffriamo, almeno quelli tra noi più sensibili. Nonostante ciò, però, sentiamo la responsabilità di dirvi che l'avvenire è vostro, non più nostro, e abbiamo il dovere di predisporre le condizioni perché esso sia quanto più è possibile sicuro e degno di essere vissuto.
Lasciando il plurale e tornando al singolare, so bene che molte delle vostre inquietudini sono la metafora e il conseguente effetto delle tante insipienze di noi adulti, degli egoismi eretti a valori, di messaggi vuoti fatti passare subdolamente per essenziali, della solitudine in cui siete lasciati, della pseudociviltà delle sensazioni a voi propinata da un mercato interessato prima a lusingarvi e poi a uccidervi. A vostro modo, voi tentate di reagire, cercate una risposta, bussate alle tante porte del sapere, chiedete disperatamente un gesto e un segno di amore, volete credere in un qualcosa che non v'inganni. Qualche volta, dinanzi alla chiusura di una speranza, vi arrendete, vi deprimete e miseramente soccombete.
Miei cari amici, o se volete figli, sommessamente vi invito a riappropriarvi della vostra dignità, del vostro originale e irripetibile destino, della vostra strada sulla quale muovervi in libertà. Cercate di capire quanto più è possibile e in profondità, nel silenzio trovate il senso del vivere, amate le piccole cose, regalate un sorriso a chi soffre o a chi è debole: voi siete preziosi per voi e per gli altri. Non disdegnate la gioia, la musica e lo sport, ma accarezzate anche il dolore perché diminuisca, lottate per la giustizia e l'onestà; con garbo vi esorto a essere equilibratamente fermi nel perseguire con coraggio, una volta intravisto, il personale progetto di vita. Il mondo vi appartiene: sappiatelo costruire nella pace, nella non violenza e nel rispetto per quanto in esso vi è di affascinante. Non temete di rimanere per qualche giorno un po' soli: che sia, però, una solitudine fatta di parole, di pensieri, di analisi e semmai, se avete una fede, di preghiera. Stranamente è proprio in essa che troverete il filo di un discorso o di una verità da riannodare, di un nuovo sentiero da esplorare, di un'imprevista meta da osare o inventarvi. Accettate il presente, ma senza farvi da esso condizionare: procedete diritti per la vostra strada, realizzando quanto di più bello e pulito nell'animo si produce. Altre coscienze, in questo, siatene certi, vi faranno compagnia.
Miei cari amici, tante altre cose vorrei dire a voi e, con voi, a me stesso. Mi fermo qui. Prendete questa scarna ma sincera chiacchierata come espressione del cuore di un padre che vi stima. Il resto, come rumorose sirene che illudono la mente, non si addice né a voi né a me.


 

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