L'era cristiana sta chiudendo i battenti del secondo
millennio. Sono stati, questi, venti secoli di storia segnati da tanto sangue
versato su strade e campi di guerra, ma
anche di stupefacenti scoperte, che, in tutti i settori, hanno rivoluzionato la
vita dell'uomo, di insigni opere d'arte
e di memorabili prodotti dello spirito (letteratura, musica...). Tutto sembra
disvelarsi, stranamente la scienza e la filosofia cercano la Fede e
viceversa: il senso cioè va trovato
nella globalità dell'esistere e non in una sua parte, nonostante che la
tecnologia e l'economia la facciano da padrone. Le paure sono più
razionalizzate, ma anche gli egoismi si
presentano più calcolati; se un diffuso cinismo attraversa tante coscienze, è
vero anche che molti gesti di eroismo, magari discreti e modesti, segnano i passi di altrettante numerose
persone. Io credo che il mondo, come la Storia insegna, sia sempre andato avanti così. Non penso che
ci sia una crisi del sacro o della
religiosità, anzi la domanda si fa sempre più acuta nella mente e nel cuore.
Forse sono le istituzioni che li rappresentano a livello di visibilità che non
sempre riescono ad esprimerne la loro luminosa purezza, ma ciò che fa l'uomo è sempre intriso di
limiti, davanti ai quali mai occorre tralasciare pazienza e vigilanza. Scriveva
D.HUME :"Gli errori della filosofia sono ridicoli, quelli della religione
pericolosi".
Come sarà il terzo millennio? Francamente nessuno
può dirlo con certezza. Probabilmente
non tanto diverso da questi venti secoli: ci saranno sempre il bene e il male,
i furbi e gli onesti, le guerre
(speriamo non "soluzioni finali") e momenti di relativa pace, ulteriori inimmaginabili progressi nella
tecnica e nella biologia ma anche un più sentito bisogno di umanesimo, un mercato dominato dai forti (per i quali
il denaro è misura di ogni cosa) e una domanda di solidarietà verso i più
deboli, uomini liberi che sanno
costruire una speranza e una profezia e gli schiavi di sé prima che degli
altri, insomma un incrociarsi continuo
di vita e di morte, di angosce e di gioie,
di servitù e di emancipazione, di grandi novità e di nascoste carezze
d'amore donate a chi soffre.
Il mondo è in una perenne trasformazione come
l'acqua, che a volte diventa liquida,
altre volte solida, altre ancora aeriforme, ma sempre se stessa
rimane, cioè essenza plasmabile e
riducibile a mille rifrazioni diverse.
Forse bisogna lasciarsi andare con più docilità a queste mutazioni per
apprezzare il valore della stabilità e della consistenza, come occorre saper
chiudere gli occhi alla notte per svegliarsi allo splendore del nuovo giorno.
Certamente sarebbe necessario abbracciare e confondersi di più con la natura,
questa meravigliosa miscela di piccole cose, sapendo convivere con essa e mai
dimenticando che si ha un destino in comune.
Per chi ha fede tutto ciò è un dono, un partecipare
fraterno allo stupore d'una creazione
amorosa, in cui un Dio Padre, solo
all'apparenza lontano e celato, ritma e scandisce la Sua presenza silenziosa
fatta di rispetto per la sua creatura, perché ai Suoi occhi essa è un
valore. "Dio non gioca a dadi con il
mondo" (A.EINSTEIN). Per chi non ha fede, ma almeno crede nell'uomo e nella vita,
ogni cosa, pur se non riferibile a una trascendenza, può avere un peso e una sua dignità, perché comunque l'essere, anche se transitorio, è sempre meglio
del non essere.
Mille problemi sarebbero da risolvere ( fame, difesa
ambientale, barriere varie fra Nord e Sud del
pianeta da eliminare,
disoccupazione, più spazi ai bambini, ai giovani e agli anziani,
malattie come il cancro e l'AIDS, la crescente sfiducia nell'affidabilità della
rappresentanza politica...), ma una più saggia e critica organizzazione della
società potrebbe renderli almeno più aggredibili. In ogni caso onore e libertà
mai dovrebbero essere oggetto di contrattazione.
Che dire di questa Città? Quello che c'è o accade è sotto gli occhi di tutti: alcune
appariscenti cose buone, ma anche decine di milioni della collettività bruciati
per riti commemorativi poco sobri e spesso inutili, sperperi miliardari per
partorire topolini (vedi il miliardo e mezzo per i tre Diplomi Universitari),
un'onda lunga di non valori che sta tracimando ben oltre i confini della
tollerabilità. Altro che nuova Provincia!.Mi auguro solo che nel terzo
millennio questa Città pratichi almeno quattro cose: imparare a dare a Cesare
quello che è di Cesare, riconoscere e
valorizzare più responsabilmente i meriti là dove veramente ci sono (e ce ne
sono in tante persone perbene e in diverse realtà positive), mantenere con una più coerente e rigorosa
buona memoria gli impegni solennemente definiti, non inseguire, alimentare o
assecondare le sirene dei tanti vuoti
venditori di fumo.
Questo secondo millennio, per quanto ci
riguarda, si chiude anche con il
ricordo affettuoso che va a chi non ha avuto il modo o la fortuna di vedere la
nascita del terzo: parenti, amici (fra gli altri, da tanti e da me ben conosciuti, RAFFAELE IACOVINO,
MARIA VITTORIA LAMEDICA, DON PEPPINO
STOICO, il Comm. ANTONIO d'AMICO di cui ricorrono i venti anni dalla scomparsa,
l'artista LUIGI SCHINGO, GIOVANNI CHECCHIA, MARIO FANELLI...), bambini, giovani,
anziani...
Che il tempo, occasione irripetibile (volat
irreparabile tempus!) ma anche "sogno di un'ombra" (PINDARO), non si sciupi più
nelle banalità, nel trionfo delle varie
mafie o nell'ignoranza assunta e promossa a scienza, ma acquisti una sua
precisa scrittura fatta di onorabilità e di chiara leggibilità: si
desidererebbe cioè un "homo" realmente "sapiens sapiens" e non solo o tanto
voyeuristicamente "videns et digitalis" o, peggio, "delirans". Non so se sarà
così. Almeno voglio sperarlo, per il bene dei ragazzi, che poi sono i figli di
tutti e il futuro del mondo.
Qualunque cosa avvenga, buon viaggio, Terzo
Millennio!
|