Che i Templari (Ordo Militiae Christi) non fossero solo dei monaci guerrieri ma
anche oculati amministratori , abili e
attenti banchieri e finanziatori di sovrani è un fatto noto a tutti gli
studiosi dell'argomento. Fra di loro esisteva un'organizzazione territoriale (
Province, Commende o Magioni, Domus)) e anche una gerarchia (Gran Maestro,
Maestro. Siniscalco, Maresciallo, Commendatore o Precettore, Cavaliere-soldato
"a termine"), uno dei cui ruoli, con un
termine a noi comprensibile, poteva essere quello che PASQUALE CORSI, credo non
senza riduttività, definisce "massaro" (ma i "massari di curia", in quel
periodo storico , erano persone incaricate di missioni speciali). Certamente
non è pensabile che fossero degli sprovveduti in quanto a cultura: tant'è che
non a tutti era permesso l'accesso all'Ordo, per l'emissione dei voti, senza un preventivo severo esame. In cosa
consistesse poi questa indagine (noviziato o, a prova superata, rito
d'iniziazione) ritornerò in seguito. In ogni caso basti notare quale impulso,
naturalmente non in maniera esclusiva né prioritaria, abbiano offerto allo sviluppo delle varie arti, specialmente a
quella dell'architettura (a Casamari, Fossanova, San Galgano di Siena, Rocca di
Roseto, Barletta, Foggia, Veroli,
Nantes, Saint-Gilles, Segovia, Parigi, ...).
Nel nostro territorio i Templari avevano parecchi
possedimenti. Nonostante l'ostilità mostrata da FEDERICO II (protettore dei
Cavalieri Teutonici) nei loro confronti (per la ragione politica che essi
sostenevano il papato) tanto da arrivare alla confisca di tutti i beni
dell'Ordo Templi (settembre 1227) e nonostante che la Capitanata fosse la più
colpita (cfr. l'ordine dato dall'Imperatore al Giustiziere PAOLO DE LOGOTHETA ,
ucciso, peraltro, dai sanseveresi, ma per altri motivi), alla fine le
rimostranze dei Papi GREGORIO IX e INNOCENZO IV (1244: cfr. la Lettera
indirizzata ai Vescovi della zona con
la quale si prescriveva che non si molestassero più i Templari) ebbero la
meglio. La situazione si sbloccò con l'avvento al trono di CARLO I d'Angiò e di
CARLO II che ordinarono la restituzione
all'Ordo di buona parte di quanto loro prima sottratto.
Per quanto riguarda i possedimenti nel Castrum Sancti Severi (a parte la cessione col Monasterium Terrae Maioris ai Templari
con la Bolla di BONIFACIO VIII nel 1295, preceduta l'8 agosto 1288 da una
richiesta alla Sede Apostolica da parte dei cittadini di Sant'Andrea di voler passare all'Ordo Militiae) non
risulta un granché, su alcuni paesi circonvicini invece (mi fermo a questi ultimi
per il momento), come Torremaggiore e le antiche Villanova (presso il ponte di
Villanova sul Candelaro, ai piedi della strada per Rignano Garganico),
Fiorentino e Civitate, abbiamo alcune precise testimonianze riportate perlopiù
nel "Quaternus Excadenciarum" di FEDERICO II.
Per i singoli centri suddetti ne riferisco le
principali.
Torremaggiore.
Il
Monasterium Terrae Maioris , poiché "in temporalibus et spiritualibus collapso
totaliter", con tutti i suoi possedimenti (compreso parte del Castrum Sancti
Severi), nel 1295 fu donato da Papa Bonifacio VIII all'Ordo. Tanto divenne
importante questa "Domus" templare da essere ritenuta idonea alla celebrazione delle cerimonie d'ingresso
nell'Ordine. Nell'aprile 1300 scriveva lo stesso Papa:" In monasterio ipso
libere instituere et destituere, visitare et corrigere clericos". In questo
centro, inoltre, ai Templari
apparteneva anche la località di Torrevecchia, passata , dopo la
soppressione dell'Ordo, a vari feudatari e poi ai Vescovi di San Severo (almeno
fino all'epoca di Matteo Fraccacreta).
Villanova. Qui i Templari avevano:
-"Una
terra nell'Isola, presso la terra di GUGLIEMO spoletino e la terra di GIACOMO
ABBAMONTE prende in semina due salme e mezza, rende tutta la semina" (in Quat.
Excad.);
-"Una
terra che fu di Santa Maria in Valle Firmana nella palude presso la via di
Casal Nuovo, prende in semina due salme e mezza e rende tutto il seme" ( in
Quat. Excad.)
Fiorentino. I possedimenti templari
consistevano in:
-"Un
orto con ulivi davanti alla Casa del Tempio rende annualmente due tarì e mezzo
di oro" (in Quart. Excad.)
-Varie
"domus" (alcune delle quali anche degli Ospedalieri) abitate da: GUGLIELMO
de LEONE, anonimo, il giudice MARMONTE (2 case), MAESTRO BERARDO, DON
BARTOLOMEO, ROBERTO d'ANGELO, GIOVANNI
de ROBERTO, ROBERTO de ALAMANNO,
l'ARCIPRETE di Santa Maria, RAINONE, ROBERTO d'ANTONIO, MUNDO, NICOLA BARDARIO,
GUGLIELMO, GIOVANNI MARCHISANO, LUCA de
SORANO, BARTOLOMEO de PEREGRINO, CIMINERA, VENUTA, LEONE de GIUNTA, MARTA,
BRUNA, GUGLIELMO de MARSILIO, PELAGUZZO.
-Vari
"orti" coltivati da : MATTEO de GOFFRIDO, UGO del maestro GIOVANNI, MAGINOLFO,
GUGLIELMO di GIOVANNI, il notaio GIOVANNI, MAINERIO.
Il reddito annuale di tutto questo patrimonio era di
42 grani (=42 denari d'argento), 10.5 tarì (= 210 denari d'argento), 8 salme di
vino (=litri 1774.32 o 2285.76).
Civitate. Qui erano proprietari di: un
orto con ulivi presso l'orto di PIETRO de MACULIS, una vigna in via San
Marciano, un orto presso l'orto di GIACOMO de EPISCOPO, una casa presso quella
di donna BRUSIANA, una terra e un vignale (passo equivalente a metri. 1.05) in
via San Leone. Il reddito annuale era di 9 tarì (=180 denari d'argento).
Tutto questo non è che una piccola parte di quanto i
Templari possedevano in Capitanata.
Come si coniuga ciò con il loro motto "Non nobis, Domine, non nobis, sed nomini
Tuo da gloriam"? A parte la necessità di reperire fondi per il sostentamento
dell'Ordo nei Luoghi Santi, non mancano altre motivazioni che saranno oggetto
di ulteriori riflessioni sull'argomento.
La presenza templare era diffusa in maniera
capillare, oltre che nel nostro particolare territorio, anche in quasi tutta la Capitanata: dal Gargano al
Subappennino, passando per Siponto, Lucera e Foggia. Già in un precedente
articolo ho scritto di quanto la Militia
Christi aveva in Torremaggiore, San
Severo e nelle antiche (e ormai scomparse) Civitate, Fiorentino e Villanova.
Per comodità di presentazione seguirò l'ordine indicato sopra: così il
quadro diventa completo per chi ha voglia di approfondire l'argomento. Gli
elementi sono tratti in parte dal Quaternus Excadenciarum di FEDERICO II e
in parte dai Registri Angioini e dai Monumenta Germaniae Historica-Epistolae.
GARGANO. Qui l' Ordo Militiae Christi, oltre che a imprecisate proprietà terriere
presso Manfredonia (A. LUTTREL), possedeva a Monte Sant'Angelo 2 domus,
di cui una per un quarto, 4 vigne, una desertina, un vignale e un tenimento. Ma
era soprattutto a Siponto e a S. Quirico (presso la
stessa località) che si evidenziava più vistosa la presenza templare: nella
prima vi erano 15 domus, 3 casili, 3 saline, 3 casotti, una vigna, una terra e
3 orti; nella seconda 2 domus, 2
oliveti, 2 terre e una vigna.
FOGGIA. Qui funzionava una grande
precettoria, che faceva capo alla Chiesa di S. Giovanni del Tempio (nei pressi
della Taverna dell'Aquila, sulla via per Manfredonia). Tra i possedimenti si
ricordano una domus (nel sobborgo del Tempio), 88 casalini, 6 vigne, 16 terre,
un vignale e un tenimento. Il reddito annuo di tutto questo ammontava a 358
grammi d'oro.
LUCERA. Nella città detta dei
"Saraceni" appartenevano ai Templari le masserie di Casanova, S. Lucia de Rivomortuo e Machia Pentaricia.
SUBAPPENNINO. La presenza maggiore
templare era ad Alberona (precettoria sotto la
giurisdizione di S. Maria Maddalena di Barletta). Qui l'Ordo era proprietario della Chiesa di S. Maria in Bulgano (o Vulgano), del casale di Serritella, una
domus, una terra, una vigna, 5 pezzi di vigna e 3 pezzi di terra. Numerosi
possedimenti inoltre i Templari avevano anche a Casalnuovo (3 domus, una
terra, un casalino, un tenimento, diverse vigne, 2 vignali e 3 orti) e a Montecorvino, fra Pietra
Montecorvino e Motta Montecorvino (una domus, 3 terre, un vignale e un pezzo di
terra).
Volendo redigere una mappa totale delle varie
proprietà templari in Capitanata (comprendente anche quelle di Torremaggiore,
Civitate, Fiorentino e Villanova), ci si trova di fronte a un complesso di beni
abbastanza ragguardevole: un Monasterium con tutte le sue pertinenze, 2 "castra", 3 masserie, 49 domus, un casale,
89 casalini, 4 casili, 3 casotti, 2
oliveti, 3 saline, 2 tenimenti, più di 10 vigne, 5 vignali, 5 pezzi di vigna, 27 terre, 5 pezzi di terra
e 15 orti. Un patrimonio certamente non irrilevante, che, dopo la confisca da
parte di FEDERICO II, solo in piccola
misura ritornò con CARLO I d'ANGIÓ
nelle mani dell' Ordo Militiae.
Come si può notare dalla lettura di questi dati i Templari
erano ben radicati in provincia. E non
era un caso se dai porti pugliesi di Manfredonia, Barletta, Bari e Brindisi
salpavano le principali navi per la Terra Santa cariche di derrate alimentari
per i Cavalieri di Cristo.
In un prossimo intervento accennerò al cosiddetto mistero o segreto che ha circondato
l' Ordo Militiae Christi: se di esso
si è parlato tanto a lungo nel corso
dei secoli un qualche fondamento pur deve avere. E in effetti ce l'ha, come si
vedrà.
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