Home arrow Psicologia di frontiera - II arrow I valori rivelati dalle "Voci"
I valori rivelati dalle "Voci" PDF Stampa E-mail
(Da "Il Giornale dei Misteri")

L'esperienza con le "voci" non ha avuto solo una valenza conoscitiva, perché ha aperto ampi orizzonti alla mente in cerca di una "risposta" razionale, ma anche, e forse soprattutto, di natura etico-comportamentale per l'invito discreto ma affettuoso a seguire con decisione un cammino di vita illuminato e rafforzato da una serie di indicazioni concrete, che essenzialmente si identificano con quelle virtù definite in teologia come "cardinali" (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza) e "teologali" (fede, speranza e carità). Sostanzialmente si è di fronte alla conferma di un "modus vivendi" che dovrebbe caratterizzare l'esistenza di ogni uomo veramente "adulto" e raffinato, come, peraltro, le istanze della morale cristiana, in quanto oggetto di rivelazione divina, vengono affermate e confermate in tutto il loro più profondo e ultimo significato.
In sintesi i valori principali proposti dalle "voci", intesi come scelte operative quotidiane da compiere per giungere "pronti" alla "Città della Luce", possono essere ricondotti ai seguenti: la fede (o fiducia) come certezza dell'Aldilà, la verità, la carità, la trasparenza, l'onestà, la pace, l'evoluzione guardando in "alto", la gioia di vivere, l'umiltà come coscienza del limite e rispetto per il mistero, la testimonianza coraggiosa.
La fede come certezza dell'Aldilà. La fede se da un lato è un dono, dall'altro è anche e soprattutto una disposizione dello spirito che spinge una persona all'apertura, alla fiducia e al credere alla parola di un interlocutore serio e affidabile. E questo senza dubbio è un indice di finezza interiore, di delicato sentire oltre che di rispetto verso colui con cui si stabilisce una relazione dialogica. In questo contesto la fede diventa un "valore", un qualcosa cioè che nobilita il comportamento umano. Le "voci", stando all'esperienza di tutti gli sperimentatori, ripetono sempre: "Credi, credere, credi tu, fidati...". L'oggetto di tale credere è la certezza dell'esistenza di un Aldilà luminoso: d'altronde tale realtà è implicita e conseguente al fatto stesso che ci sono delle "voci" paranormali che parlano. In questo nostro mondo dove la supponenza, il vuoto e la furbizia sembrano essere gli atteggiamenti più diffusi e consolidati, tanto da essere definiti "sciocchi" dalle stesse "voci", un po' di "fede" ben motivata non guasta, anzi può essere di aiuto a proseguire con più serenità e saggezza il proprio cammino del vivere.
La verità. È questo un altro grande valore sul perseguimento del quale le "voci" insistono molto. La verità è inserita al primo posto fra gli obiettivi da raggiungere. Quante volte sono state registrate parole come "vero, vero è, la cosa più importante è la verità..." Che questa sia un fine della conoscenza umana è fuori discussione: solo la verità può far crescere, arricchire, liberare e salvare un'esistenza. La nebbia prolungata del dubbio induce a produrre incertezze, disagio e, perché no, infelicità, mentre la verità è chiarore, è risposta a una mente che cerca, è come una sorta di "quiete dello spirito" che in essa finalmente ritrova se stesso e un equilibrio che poi è armonia, gioia e piena soddisfazione delle sue più profonde esigenze. Indirizzarsi, quindi, alla verità e praticarla nella vita di ogni giorno sembra essere un invito discreto ma forte fatto dalle "voci".
La carità. Questo valore è molto raccomandato dalle "voci" e sembra che lo vogliano porre al posto d'onore. Quante volte ripetono "la carità, amore, ama tu..." e, oltretutto, "esse" si presentano con modalità espressive e comportamentali molto amorevoli. La carità è un dono dell'animo, ma si sostanzia anche di aiuto concreto e quest'ultima parola, cioè l' "aiuto", è ribadita con frequente insistenza. La carità è "seguire" l'altro nelle sue necessità, è "assisterlo" nelle sue difficoltà, è "essere vicini" nelle gioia e nel dolore, è condividere "in toto" le domande e le relative risposte: e anche queste parole vengono riprese e ricordate spesso. Per le "voci" questo valore, o questa virtù, è come la sintesi meravigliosa di tutto ciò che di meglio si è e si può desiderare. In fin dei conti è in esso che si risolve lo scopo originario e terminale della creazione, dell'essere e dell'esistere, tant'è che la visione beatifica di Dio consisterà in una perenne estasi fatta di "meraviglia" per il "grande amore che Egli ha per il Suo universo". Così la partenza, il viaggio e il ritorno, se attraversati dall'esercizio della carità, diventano tanti elementi di fusione e di un successivo e progressivo accendersi di quella calda e riposante luce che si chiama "simpatia, amicizia, accoglienza, fraternità gioiosa" fra gli esseri viventi e che trova il suo culmine più alto nel canto di una nuova e finalmente ritrovata comunità di affetti.
La trasparenza. Non poche volte si ha l'impressione che le "voci" nella loro tenera e attenta sollecitudine, espressione della luminosa "semplicità" del loro "modo di essere", vogliano ricordare, e quindi inculcare, l'invito a svincolarsi ogni giorno di più dai condizionamenti della materialità e a ricercare con decisione la via della spiritualità, che essenzialmente si esplicita nella pratica della "purezza" d'intenti e di volere o nel guardarsi continuamente allo "specchio" per riconoscersi, non mentendo così di fronte a se stessi. Tale "purezza" esclude i sotterfugi, le riserve mentali, i dubbi infondati o pretestuosi, i retropensieri, ma va diritto al cuore della relazione, nella quale ogni parola dovrebbe avere il suo peso univoco e non equivoco, chiaro e non ambiguo, coerente e non contraddittorio. Questa è la "trasparenza" alla quale le "voci" spronano con discrezione ma anche con determinazione: è come volessero dire che si deve essere limpidi come la pagina di un "libro aperto", dove tutto si può e si deve leggere senza la possibilità di alcuna forma di distorsione di ciò che su di essa è scritto. È un valore difficile questo da capire e soprattutto da praticare, specialmente per noi figli di una modernità nella quale l'ipocrisia, la schizofrenia comportamentale, la finzione, l'astuzia e l'apparenza sembrano essere le sue note dominanti. Sarà pure "duro" un simile monito, ma il seguire tutto ciò è quello che maggiormente salva l'essere nella sua più genuina dignità.
L'onestà. Il valore dell'onestà richiama il suo sinonimo che è la serietà, la necessità cioè dell'assoluto legame fra "pensiero-parola-azione". A questo si associa un altro aspetto che è quello del rispetto, nelle proprie scelte, della legalità, delle cose e proprietà altrui, di tutte le persone e del loro diritto a vivere con decoro. Anche su questo valore le "voci" insistono molto, quando spesso ripetono: "Dà e pretendi rispetto, sii giusto, fa sempre quello in cui credi...". L'onestà, più che una virtù, è un atteggiamento globale di vita, che ne include diversi altri afferenti a specifiche qualità virtuose, come la lealtà, il coraggio, la coerenza morale, l'agire in una certa maniera al di là e al di fuori dell'approvazione o meno da parte dei molti, l'accettazione anche temporanea della solitudine in nome della non omologazione al conformismo della cultura dominante, la profezia in mezzo a un mondo spesso abitato da sordi opportunisticamente appiattiti sul "già dato". E anche questo le "voci" ricordano con frequenza, come con l'invito "va per la tua strada, lascia perdere le sciocchezze dette o praticate dagli altri, sii te stesso...". In fondo l'onestà s'identifica con il non tradirsi o contraddirsi nelle proprie convinzioni: tutto ciò sembra riecheggiare il "si, si, no, no" di evangelica memoria.
La pace. Quante volte le "voci" ricordano questa parola! Sembra essere un loro pensiero ricorrente, forse anche una preoccupazione. In realtà si dicono molto amareggiate nel vedere un mondo che sta andando in rovina, quando si lamentano "che guaio, un bel guaio". Sanno bene che la pace è la manifestazione concreta della fraternità, del riconoscimento di Dio come padre di tutti, dell'armonia che dovrebbe regnare nei rapporti umani, in ultima analisi della giustizia che è alla base di una civile pacifica convivenza. La pace è un dono offerto agli uomini di buona volontà, ma anche una faticosa conquista fatta di altruistica attenzione ai bisogni legittimi del prossimo. Dinanzi a eventuali discriminazioni le "voci" sono molto esplicite: "Non si deve agire così, pregate perché cambi chi emargina il povero...". Questo è un sublime insegnamento di vita, ma soprattutto un forte impulso a superare i miopi e ristretti confini dei propri miseri egoismi: è come l'affermazione del primato dello spirito sulla materia, che esclude qualunque forma di ossessivo possesso, quando con la morte fisica tutto si lascia e si perde, e implica una solidale partecipazione di ognuno al banchetto del vivere.
L'evoluzione guardando in "alto". La volontà di andare avanti nella vita nella direzione del raffinamento interiore è comunque un aspetto importante dell'etica: in teologia questo si chiama "opzione fondamentale". Questa è alla base di ogni comportamento virtuoso: senza una simile scelta radicale non c'è sviluppo nel progetto spirituale. Le "voci" sollecitano questa svolta quando dinanzi a ogni aggettivo come "buono, puro, onesto..." premettono l'avverbio "più", che di per sé racchiude un continuo sforzo di superamento di una condizione già acquisita. Il "voler" migliorare e migliorarsi, illuminati da elementi di riferimento che si rifanno al divino e al rivelato (l' "alto"), è quanto di più essenziale che si richiede perché la vita possa ritrovare il suo giusto "senso" e la sua "giusta" dimensione. Mai, dunque, fermarsi: gli orizzonti da esplorare, non solo a livello conoscitivo, sono a cerchi concentrici, cioè sempre più ampi ed estesi. In fondo il processo evolutivo nell'Aldilà inizia dal punto dove si è arrivati nell'Aldiqua.
La gioia di vivere. Una visione ottimale del vivere è un dono, ma anche un quotidiano impegno di ricerca, comunque è un grande valore che dà un colore gradevole alla vita propria e a quella altrui. Su questo punto le "voci" si soffermano con frequente affetto, quando dicono in maniera cordiale e bonaria: "divertiti, vivi, felice, beato, contento...". Naturalmente il loro invito presuppone la pratica di tutte le altre virtù indicate sopra e in ciò riecheggiano il monito di S.Agostino: "Ama Dio e fa ciò che vuoi". Sconsigliano qualunque forma di angoscia, di tristezza, di depressione e di pensieri a contenuti negativi. Con la prospettiva della Città della Luce e dell'incontro con tutti i fratelli nell'Aldilà ogni timore, pur naturale e comprensibile, crolla, si scioglie e svanisce; perché non ha fondamento in quanto, come sottolineano, "la vita è altrove". Anche l'incubo della morte fisica e del cimitero, dalle "voci" definiti come "terra, terra, terra", non ha più ragione di esistere con lo sprone alla serenità ("sii sereno") e alla massima tranquillità dello spirito. Non a caso, come è capitato nella mia sperimentazione, ogni tanto le "voci" fanno ascoltare un coro polifonico di canti veramente celestiali. E ciò se da un lato spiana e schiarisce cuore e mente, dall'altro indica una visione e pratica di vita fondate non sulla cupa tenebrosità, ma sulla gioiosa luminosità dell'esistere.
L'umiltà: coscienza del limite e rispetto del mistero. Questo valore nella sua duplice sfaccettatura mi sembra che sia uno di quelli sui quali le "voci" ci tengono di più. Lo ripetono quasi sempre. In una registrazione ho chiesto esplicitamente: "Qual è il peccato più grave che si possa commettere?" La risposta lapidaria è stata: "La superbia". Ciò è ben comprensibile e per vari motivi. Innanzitutto perché l'umiltà è la verità sulla nostra condizione umana: pur destinati all'immortalità e all'incontro con Dio, siamo sempre e comunque degli esseri finiti e limitati, anche se pensati e amati dall'eternità da Dio. Egli ha un progetto su ognuno di noi: possiamo realizzarlo con la nostra libertà, ma anche rallentarlo, e anche in quest'ultimo caso la misericordiosa paternità di Dio cerca di raddrizzarlo, dandoci sempre una mano e un'ulteriore opportunità. L'umiltà è avere coscienza chiara della nostra creaturalità, della nostra non totale conoscenza del reale, del nostro incespicare sulle vie del vivere, delle nostre incertezze, delle tante domande senza ancora una risposta. Il peccato degli angeli ribelli e quello dei nostri progenitori che, cogliendo il frutto dall'albero della vita e della conoscenza, metaforicamente volevano diventare come Dio, è un dimenticare la dimensione oggettiva del limite e uno sfidare l'insondabilità del mistero divino. Quante volte le "voci" riaffermano, parlando di Dio, il concetto di "mistero": pur nostro Padre e fedele e amorevole Amico, Egli rimane per noi pur sempre il Totalmente Inattingibile, Infinito, Immenso, davanti al Quale l'unico sentimento che rimane da esprimere è lo stupore e la meraviglia per la tenerezza della Sua Bontà. Questa posizione dell'essere umano è fondamentale non solo per se stessi ma anche per una corretta relazione con il divino. Credo che l'umiltà sia la virtù principe per ogni discorso realistico sul senso misterioso dell'umana esistenza: in questo le "voci" hanno perfettamente ragione.
La testimonianza coraggiosa. La testimonianza è il valore riassuntivo di tutto sul piano operativo. Le "voci" la inculcano quando dicono: "Scrivi, parla...". Ciò che si è ricevuto come dono in vista di una maturazione interiore occorre offrirlo coraggiosamente e gioiosamente anche agli altri, come un mare nel quale tutti possono bagnarsi o un fiume che feconda i campi rendendoli rigogliosi. La testimonianza può essere accettata come anche rifiutata, non importa: quello che conta è seminare, poi si potrà pensare e sperare nella crescita e nella mietitura del frutto. E questa dovrebbe essere la presenza profetica di ognuno nella Storia.
Come si può notare, il quadro delle virtù proposte dalle "voci" sa di una profonda saggezza religiosa ed è valido per tutte le forme di manifestazione del sacro (religione cristiana, ebraica, islamica, buddista...). È una sorta di "ricapitolazione generale" etica del comune vivere finalizzato al perseguimento della realizzazione del progetto di ciascuno segnato dalla immortalità. A questo punto chi può e vuole intendere, intenda: si è liberi di essere felici, come altrettanto si è, purtroppo, anche liberi di autoescludersi dal partecipare alla Luce e alla Gioia di una Vita senza fine.



 

.:Statistiche:.

Visite: 50398
Visite in questo mese: 0
Visite Oggi: 0