I Celestini, insieme all'Ordine dei Cistercensi,
sono un ramo monastico nato dalla grande famiglia dei Benedettini. Il nome è
tratto dal loro fondatore, il papa S.Celestino V, ma all'inizio si chiamarono
semplicemente Congregazione dei Frati di Pietro da Morrone, poi dei Fratelli
Penitenti dello Spirito Santo e infine dei Celestini. La Regola dell'Ordine
ebbe l'approvazione pontificia dal Papa Gregorio X verso il 1273 (1274?).
Nei primi tempi i monasteri dei Celestini si
diffusero fuori dai centri abitati; dopo il Concilio di Trento (1545-1563) si
spostarono all'interno dei nuclei urbani. Così è accaduto, per riferirci alle
nostre zone, a Vieste, Lucera, Monte Sant'Angelo, Manfredonia e Foggia. A San
Severo i Celestini provenivano da un vecchio monastero eretto nella masseria
detta "S.Giovanni in piano" (a 6 km a ovest di Apricena e a 1 km a sud verso Poggio Imperiale): nella
cittadina già possedevano la Chiesa della SS.ma Trinità, costruita verso il
1375, e un ospizio ivi annesso ubicato nella piazza centrale. Il nuovo
monastero (Palazzo Celestini) è andato incontro, nella storia, a varie traversie:
ampliato e ricostruito molte volte, specialmente dopo il devastante terremoto
del 30.7.1627, finì con l'essere confiscato da parte di Giuseppe Napoleone
prima (1806) e di Gioacchino Murat poi (28.4.1813). Nella parte inferiore
sinistra della facciata della Chiesa vi è ancora una statua del Santo
Fondatore.
Ma chi era S.Celestino V? Al secolo si chiamava
Pietro Angeleri (o Angelerio) ed era nato a Isernia intorno al 1215, penultimo
di dodici figli di una famiglia di contadini. Nel 1231 entrò nell'Ordine dei
Benedettini e qualche anno dopo fu ordinato Sacerdote a Roma. La sua vocazione,
però, era quella della pura contemplazione: perciò chiese e ottenne il permesso
di ritirarsi in un eremo alle pendici del Monte Morrone, sopra Sulmona. La
grotta nella quale si rifugiò a pregare era denominata "Santo Spirito". Nel
frattempo all'ascesi unì anche l'azione: girò tutta l'Italia da Nord a Sud
(compreso nel nostro Gargano), assistendo ammalati e appestati e fondando
ospizi un po' ovunque. La fama della sua santità, intanto, si diffondeva a
macchia d'olio e quelli erano tempi molto turbolenti percorsi da lotte tra
Guelfi e Ghibellini, da guerre fra Angioini e Aragonesi e da contese tra le
varie famiglie romane per il papato.
Nel 1292 morì Niccolò IV e il Collegio Cardinalizio,
composto da undici membri, diviso com'era da profondi contrasti fra gli Orsini
e i Colonna, non riusciva a trovare un accordo sul nome del futuro papa. Il
Conclave durò 27 mesi ed ebbe varie sedi per le riunioni: Santa Maria Maggiore
(Roma), Santa Maria sopra Minerva (Roma) e Perugia. La pressione dei fedeli, ma
anche quella dei potenti dell'epoca (come Carlo II d'Angiò), perché dal
Conclave uscisse un papa fu enorme, finché si arrivò alla proposta avanzata dal
Card. Decano Latino Malabranca, non senza l'appoggio interessato del Card.
Benedetto Caetani (il futuro Bonifacio VIII), di indicare come figura degna del
papato l'anacoreta Pietro da Morrone, ormai quasi ottantenne (5.7.1294). A
quest'ultimo la notizia venne comunicata non da rappresentanti del Conclave ma
da tre Vescovi esterni al Collegio Cardinalizio. La nomina fu accolta con
entusiasmo dai fedeli (che così vedevano finalmente realizzarsi la profezia di
Gioacchino da Fiore), ma con estrema riluttanza da parte dell'interessato. Alla
fine, per il bene della Chiesa, Pietro da Morrone accettò. Il 29.8.1294 scelse di essere consacrato Papa con il nome
di Celestino V nella Chiesa di Santa
Maria di Collemagno (L'Aquila). Convinto da Carlo II, lui inesperto di maneggi
diplomatici, trasferì la sede della Curia a Napoli. Pochi mesi, però, bastarono
per fargli capire che non era tagliato per il potere (allora quello religioso
era anche politico). Ignazio Silone, nel dramma "L'avventura di un povero
cristiano", gli fa dire: "Di chi potrò fidarmi nella Curia di Roma?",
"L'ossessione del potere è, a tutti i livelli, una forma di pazzia" e
"L'esercizio del potere è asservire". Del resto anche Gesù fu tentato da satana
in merito al potere ma seppe rifiutarlo: il compromesso e la svendita della propria
dignità, purtroppo spesso ingredienti nei comportamenti di chi comanda, non
sono delle anime oneste. E così S.Celestino V, dopo appena 107 giorni di
pontificato, durante il Concistoro del 13.12.1294 lesse la Bolla della sua
abdicazione (preparata, peraltro, non senza furbizia dal Card. Caetani) e si
ritirò in monastero, cominciando anche a essere continuamente braccato dagli
emissari di Bonifacio VIII (suo successore), perché si temeva uno scisma. Fu
catturato il 16.5.1295 da Guglielmo l'Estendard a Vieste, da dove stava
salpando per un viaggio in Grecia, e condotto prima a Capua, poi ad Anagni,
infine fu rinchiuso in una squallida cella (neanche 12 metri quadrati, da me
visitata) nella rocca di Fumone (Frosinone), sorvegliato da 30 soldati, 6
cavalieri e assistito amorevolmente da tre frati del suo Ordine. Qui morì il
19.6.1296 e venne sepolto prima nel monastero di Sant'Antonio presso Ferentino
e poi nella Chiesa di Santa Maria di Collemagno. Nel 1313 fu elevato all'onore
degli altari da papa Clemente V.
Di S.Celestino V si ricordano tre documenti,
invitanti tutti alla preghiera, al perdono e alla solidarietà: Congregatio
Coelestinorum, la Bolla sulla Perdonanza (29.9.1294) e la Fraterna.
Iacopone da Todi fu molto lucido nel mettere in
guardia S.Celestino V appena eletto papa: "Che farai Piero da Morrone? / Sei
venuto al paragone..."
Dante, per ragioni politiche e vicende personali, lo
condannò, definendolo ingiustamente "...l'ombra di colui / che fece per viltade
il gran rifiuto" (Inf. III, 59-60)
Petrarca lo difese dichiarandolo "spirito altissimo
e libero".
E noi? Per quanto mi riguarda lo ritengo un profeta
coraggioso, alla stregua di Madre Teresa di Calcutta e di Padre Pio: tutti e
tre avevano capito molto bene il valore del "potere del servizio", disdegnando
il poco cristiano "servizio del potere", perché effimero, spesso
fuorviante e non poche volte
indecorosamente ingiusto.
Dal 22 al 28 agosto di questo anno c'è stato il
solenne pellegrinaggio delle spoglie di S.Celestino V in alcuni centri dell'Alto
Tavoliere: Apricena, Sannicandro G., Rodi G., Vico del G., Peschici e Vieste. E
San Severo, la cui sede comunale, cioè il monastero un tempo indebitamente
confiscato, pur si chiama ancora "Palazzo Celestini"?
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