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La memoria PDF Stampa E-mail


La vita, con la relativa sua nascita, è un dono, ma anche un grande mistero: perché proprio noi e non altri?
Su ognuno esiste un "progetto" o un "disegno", che non è solo di natura genetica (DNA: substrato della memoria genetica), ma anche e soprattutto psichico-spirituale, dipendente quest'ultimo da vari fattori (genetici, caratteriali, ambientali, culturali, di modelli di riferimento, religiosi...).
Dov'è e chi sta all'origine di questo "progetto"? Non certamente nella casualità o nell'evoluzione accidentale, mediante attivazione elettrica, del "grande brodo primordiale", formato da carbonio, idrogeno, ossigeno, ammoniaca, fosforo, azoto e zolfo.
Tutto fa capo a un Io individuale, irripetibile e originale, che ha bisogno di una "memoria". Essa è necessaria ai fini del riconoscimento da parte del soggetto della propria identità (coscienza, autocoscienza, relazioni interpersonali).
Il processo di memorizzazione implica: una "scrittura" (immagazzinamento dell'informazione, che viene sempre dalle vie sensoriali, in forma di "traccia" o engramma) e una "lettura" (riconoscimento e restituzione dell'informazione in vista del suo utilizzo operativo). Ciascuno organizza "a suo modo" i dati informativi: ogni informazione è sempre legata a una particolare risonanza soggettiva sia emotiva che cognitiva.
Ogni "scrittura" è in "codice" (codificazione) come ogni "lettura" va interpretata (decodificazione). Il suo substrato fisiologico: è costituito da molecole e da una rete di neuroni.
La "lettura" implica l'esistenza di una particolare "energia", che è di natura neuroelettrica (i neurotrasmettitori). Condizione richiesta per il suo buon funzionamento è "la costanza" in tale flusso energetico.
Per "richiamare" un'informazione è necessaria la presenza di un "indirizzo", cioè di una sorta di "sonda" che va come a "pescare" nel serbatoio della memoria ciò che serve mediante la tecnica dell'associazione di più informazioni (una, cioè, in qualche modo "tira" l'altra). Questa si identifica con l'attenzione e la concentrazione.
La memoria, come immagazzinamento di informazioni e di eventi, si evolve e si arricchisce mediante processi di apprendimento-selezione in vista dell'adattamento del soggetto, sapendo ben adoperare i dati acquisiti, alla realtà da affrontare con equilibrio. Nel tempo si sviluppa concretamente con tre attività: l'apprendimento, l'esercizio (per esempio ricorrendo alla mnemotecnica, come con le "rime"-filastrocche, il metodo della "stanza" suggerito da Cicerone, la libera rievocazione, l'associazione con immagini e sequenze...) e la reiterazione (ripetizione, che ha il compito di "fissare" meglio la "traccia").
Nei primi anni di vita il processo di memorizzazione è più rapido ("tutto" viene registrato: ciò ai fini di acquisire gli strumenti operativi per l'autosufficienza: per il linguaggio, per esempio, molto serve l'associazione della parola all'immagine o, secondo i sostenitori dell'ologramma, partendo dai dettagli perseguire l'insieme); poi diventa sempre meno rapido e si "specializza" a seconda delle scelte da fare e degli interessi particolari da realizzare.
Molteplicità delle informazioni registrate: 100 miliardi di cellule nervose e ciascuna può stabilire con l'altra circa 2000 collegamenti. Ognuno di questi è veicolo di comunicazione, che è anche una forma molto complessa di interscambi.
La memoria, così, è un patrimonio, un'immensa biblioteca e una riserva di dati a cui attingere per risolvere un problema.
Con il tempo si sviluppa: quella a lungo termine (implica una modificazione permanente nella rete dei neuroni, specialmente a livello dei lobi temporali inferiori e ha lo scopo di garantire il riconoscimento dell'identità del soggetto nel tempo)) e quella a breve termine (nella corteccia frontale).
La memoria è in stretta correlazione e interdipendenza con lo strumento cerebrale: come "luogo" di smistamento delle informazioni è l'ippocampo (sede anche delle emozioni), mentre la sua sede naturale è la corteccia cerebrale. Non si dimentichi, però, mai che il cervello umano è molto plastico, sicché una funzione può in taluni casi essere supplita da altre aree cerebrali non direttamente deputate alla stessa.
Sono "significativi" e più facilmente evocabili quei ricordi che maggiormente sono legati alle emozioni e a fatti esistenziali.
A "rallentare" la fissazione delle informazioni non poco gioca l'interferenza (la cosiddetta distrazione).
La memoria è la base sulla quale si costruisce l'intelligenza (capacità rielaborativa di informazioni): Scire est reminisci.
Esiste una molteplicità di intelligenze: secondo Gardner addirittura otto (musicale, spaziale, temporale, cinestesica come per gli atleti e i ballerini, interpersonale, logica, linguistica, artistica).
Con il passare degli anni e il progressivo e più o meno lento deterioramento delle strutture cerebrali, la memoria rischia di "impoverirsi", se non si ha l'accortezza di fornirle sempre nuove informazioni e se non la si sottopone a continuo esercizio.
È normale se la memoria a breve termine, con il tempo, diventi sempre più labile rispetto a quella a lungo termine. Si tende a dimenticare quello che non serve (la spazzatura della mente): e questo, come del resto il comune oblio, è un bene per evitare sovraccarico di informazioni spesso inutili e ingombranti. Ciò accade per il fatto che l'attività di "fissazione della traccia" incide meno profondamente se non in superficie (e questo costruisce una sorta di meccanismo di difesa della persona) e poi soprattutto se interviene una interruzione nei circuiti cerebrali (amnesia temporanea o permanente). Naturalmente questa eventualità, specialmente per gli anziani, può essere causa di seri rischi e pericoli per sé e per gli altri (es. dimenticare il gas acceso, non spegnere il fuoco nel caminetto...).
Esiste la cosiddetta "pillola della memoria? Ancora no. La risposta più probabile sarà da ricercarsi nei "geni", attualmente in fase avanzata di attenti studi. Comunque alcune cose vanno dette. La prima è che nel cervello esistono i "recettori nicotinici", che hanno lo scopo di attrarre, per così dire, la nicotina, che, stando alle sperimentazioni, migliora notevolmente l'attenzione e la memoria di lavoro. Fra tutte le altre gravi controindicazioni del fumo, questo effetto, stranamente, si presenta positivo. La seconda è che si stanno mettendo a punto importanti ricerche farmacologiche in merito. Ne indico le principali scoperte fatte in questi ultimi anni, soprattutto nei laboratori universitari degli Stati Uniti. Nel 1997 si è studiato il notevole ruolo che hanno le "ampachine" (farmaco) nell'attività di fissaggio dei dati nei circuiti cerebrali e quindi nella prevenzione del morbo di Alzheimer, disturbo che essenzialmente consiste nella diminuzione della memoria di lavoro (svolgimento di un compito). Nel 1998 è stata scoperta l'importanza della "cipina" (proteina), che ha la funzione di incollare i "mattoni" per la ramificazione delle cellule nervose e quindi evitare le fastidiose "interruzioni" che danno luogo alle amnesie. Sempre nel 1998 si è notata la grande incidenza positiva che hanno gli estrogeni nel rafforzare la memoria, soprattutto nelle donne più anziane. Nel 2002 è stata accertata la funzione positiva dell'acido lipoico nel miglioramento della memoria spaziale.
La vita si svolge sulla linea della semplificazione: si tende a conservare e a perseguire l'essenziale, trascurando ed eliminando il marginale e il non significativo. È come se si volesse andare al "sodo" e a ciò che "veramente conta" per la crescita e la felicità della persona. E anche questo è un fatto provvidenziale non casuale: conviene sciupare il tempo, dono prezioso di Dio, per cose che non rientrano in quel "progetto" che veramente dà un "senso" al nostro vivere?

 (Conferenza Unione Pensionati, San Severo 15 marzo 2005)

 

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