(Conferenza, San Severo 19 novembre 2005)
Nella società dell'informazione il rapporto fra
cittadino e attività sociali (politica, cultura, la stessa religione...) sembra
non essere più diretto, ma mediato dai mezzi di comunicazione di massa (TV,
giornali, Internet...). Da qui la grande responsabilità che questi strumenti
assumono nella costruzione di un pensiero, di una convinzione o di un
comportamento. Basti notare i cosiddetti nuovi modelli di vita che vengono
presentati come stereotipi da imitare
o, peggio se negativi, ripetere (es. i sassi dai cavalcavia, diete insensate
con conseguenti anoressie...) e alle tante sollecitazioni più o meno subliminali
nascoste nella pubblicità, che vanno a
incidere, come bisogno indotto, sui più indifesi e fragili dal punto di vita
psichico e critico.
Ogni attività formativa e informativa ha, dunque,
bisogno di un'etica, di punti certi di riferimento e di regole chiare da
rispettare e da seguire
L'etica della comunicazione che informa e forma
l'opinione pubblica dovrebbe ispirarsi ad alcune norme comportamentali:
- Una possibile obiettività
con il continuo e attento controllo delle fonti
- Il rispetto assoluto dovuto alle
persone, alla loro privacy e soprattutto ai
minori
- Mai pensare, parlare o
scrivere per "nemico", demonizzando cioè l'avversario o, peggio, costruendo ad arte falsità sul suo conto
-
Avere,
con saggezza e umiltà, la coscienza di esprimere solo un'opinione, che non è e non sarà mai la verità in assoluto
- Usare un linguaggio non
aggressivo, mai gridato o urlato: preferire
- 'indicativo al condizionale, assumendosene direttamente le responsabilità e che le parole poi, come del resto i messaggi, siano sempre chiare, significative, sintetiche e senza fare tanto ricorso ad aggettivi o avverbi
-
Imparare
a interpretare il sentire comune, cercando di attivare un lucido ascolto e una
vigile attenzione
-
Avere
e pretendere la libertà di analisi e di giudizio, che esclude qualunque forma di censura, evitando però di scendere nella spazzatura dei gossip, degli scandalismi o quant'altro di simile
-
Essere
indipendenti dagli schieramenti di parte né integrati, organici o funzionali al
sistema della cultura dominante
- Rapporti con la politica:
-
La
politica, si sa, è, o almeno dovrebbe
essere, il luogo del progetto, della
programmazione e dell'azione in vista del conseguimento del
bene
comune
- I mass-media:
-
Esporre,
analizzare e valutare le proposte, i contenuti e le realizzazioni della politica, specialmente in relazione al rispetto della legalità e della trasparenza, all'efficienza nei pubblici servizi (assistenza agli anziani, sicurezza delle scuole
e dei
cittadini, verde pubblico), alla giustizia verso tutti, in modo
particolare nei confronti degli ultimi...
-
Approvare
e criticare, quando è il caso, l'operato della politica, motivandone, però,
senza astio sempre le ragioni e facendo notare la correttezza o meno nei vari
passaggi legislativi e amministrativi
- Assumere la funzione di
controllo nei confronti della politica
-
Mai
oscurare o censurare notizie o informazioni per compiacere magari il potente di
turno. Gli operatori dei mass-media non sono o non dovrebbero essere servi e
amplificatori della voce del padrone del momento
-
Pur
parziale, la verità va sempre detta e scritta e ponendosi sempre
dalla parte dell'opinione pubblica, in una visione ampia e
lungimirante dei problemi e delle eventuali soluzioni
-
Essere
pronti ad accettare, purtroppo, anche la funzione scomoda e non certamente
gradevole delle profetiche Cassandre, assumendosene oneri e responsabilità
-
Sui
grandi temi delle scelte politiche (ricerca scientifica,rispetto
per la vita e l'ambiente, bioetica, lavoro, dialogo fra le
varie culture e religioni, integrazione sociale, pace...) i mezzi
di comunicazione non dovrebbero mai essere neutrali, ma
propositivi, coraggiosi, anticonformisti, schierandosi sempre
nella difesa del giusto e dei valori. La laicità. sacrosanta in uno
Stato democratico e pluralista, non va
confusa con l'ottocentesco laicismo: le nostre sono radici umanistiche, tendenzialmente universali e cristiane e il cristianesimo è dialogo e
apertura di cuore e di mente ma anche fermezza (il "sìsì e no
no" evangelico) e non una malintesa flessibilità in nomedi una
modernità e di una globalizzazione senza regole né freni morali o
di solidarietà. Gli egoismi, bisogna dirlo, producono solo
conflitti sociali e spesso anche morte.
Coloro che operano nell'ambito della comunicazione,
per quanto attiene alla politica, dovrebbero essere la coscienza critica della
storia, dando una forte testimonianza di presenza e, perché no, anche di
profezia, accettando, se è necessario,
anche la solitudine delle proprie idee: in fondo sono questi coerenti
comportamenti che salvano la nostra umanità dalla deriva del lassismo e della
conseguente depressione esistenziale. Dice un proverbio ebraico: "Chi salva una
vita, salva l'intero mondo". In democrazia questa è, o dovrebbe essere, la
funzione dei mass-media.
Ho usato tanti condizionali, perché, purtroppo, non
sempre è così: ma è doveroso dirlo, per il bene della nostra comunità
territoriale e nazionale. Questa è la sfida che i tempi ci impongono. Speriamo
di vincerla per garantire la speranza di una qualche certezza di futuro alle
nuove generazioni.
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