- La morte è una realtà ineluttabile insita alla
nostra costituzione anche materiale, sperimentata giornalmente e, purtroppo,
non
sempre rispettata nella sua sacralità
- Il vero e profondo significato della morte va
ritrovato se inserito nel grande mistero dell'essere e del vivere: un "finito"
che tende ed è
chiamato all' "infinito"
- La morte prematura di un giovane è un doppio mistero
e pone molte domande: perché, perché questo e non altri, perché ora e non
dopo...
- Occorre imparare a sapersi dare delle risposte,
senza rimuoverne la domanda di conoscenza
- Nel grande progetto di Dio (che esiste, eccome!),
i suoi disegni, i suoi tempi e la sua
logica non sono, però, quelli dell'uomo
- Dio, come Padre, ama i suoi figli, pensa alla cosa
più importante di cui essi sono portatori (lo spirito: peraltro un suo dono),
alla sua
evoluzione, al servizio che esso è chiamato a esercitare verso gli
altri, la società, la storia
- Il tutto solo un giorno sarà ben compreso nella sua
chiarezza, cioè quando si sarà al di fuori e al di là dello spazio e del tempo
:
niente si spiega con se stesso
- L'arte, la poesia, la biologia, le neuroscienze
registrano solo o prevalentemente la tragedia di una fine immatura, ma non
riescono a
leggerne le motivazioni ultime né un "fine " e né un "senso", che
solo una Fede matura può conferire in una visione prospettica di
vita e di
resurrezione
- Tutte le esperienze religiose, sia quelle mistiche
che quelle non mistiche, parlano di una direzione e di un approdo verso
un'isola di
luce, la nostra prossima futura Terra Promessa: realtà questa
contigua e parallela a quella attualmente visibile
- Anche la stessa scienza ipotizza l'esistenza di un
"reale velato" (D'Estagnat, fisico quantistico)
- Quindi né scetticismo (coniugazione di ignoranza e
presunzione) né creduloneria (figlia dell'ingenuità) né fanatismo, come si dice
oggi fondamentalista, né pessimismo sono gli atteggiamenti più saggi, ma una
sana umiltà, un'intelligente attenzione
all'ascolto dei
palpiti dell'universo, e l' "apertura" non preconcetta a saper
"leggere"i "nessi" presenti in natura e negli eventi umani: è dietro di essi
che si cela il "reale velato"
- La speranza è figlia di una robusta razionalità e di
una Fede trasparente: al di là del sipario dei sensi (estremamente limitati e
limitanti) chi è intelligente potrà intravedere la certezza e la spiegazione
del perché del proprio esistere, del proprio morire fisico, del
"dopo" che è
fatto di "leggerezza" interiore e di liberazione dai confini troppo ristretti
legati alla materialità
- Un giovane che muore, anche se genera una frattura
lacerante, costituisce, però, paradossalmente un invito potente a riflettere, a
pensare seriamente, a dare un "senso" al vivere: solo quest'ultimo salva
realmente. Diversamente significherebbe trascinare una vita
nella banalità,
nell'ignoranza e nel vuoto, con tutte le conseguenze di depressione, di
sofferenza e di solitudine angosciante
. Leopardi ne è un esempio sul piano
umano. Non siamo stati chiamati all'essere per il Nulla, ma per il Tutto e per
la Gioia, per
partecipare cioè al grande concerto della più esaltante rockstar
che è Dio. Questo è il vero significato del vivere.
(Conferenza al Convegno su Domenico Cardella, Hotel Cicolella, San Severo 5 gennaio 2006)
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