ELVIRA AZZERUOLI (S. Paolo di Civitate 1875-San Severo
1963) è stata una delle educatrici conterranee più insigni, più attente e con molto affetto meglio
ricordate nel tempo. Dopo un'infanzia
non certo felice, trasferitasi a San Severo, fu accolta prima in casa PRINARI,
poi si stabilì definitivamente presso la famiglia MOFFA, dove "fu tenuta come
figlia, sorella e madre"(ALFONSO MOFFA). Diplomata insegnante elementare e poi
laureatasi a Napoli in Lingua e Letteratura Francese, l'AZZERUOLI, piccolina di
statura ma dotata di un grande cuore, seppe dispiegare in amore quello che la
vita non riuscì a donarle: fu Dama di Carità, Terziaria francescana, fondatrice
a San Severo dell'Associazione Ciechi. Oltre al noto libretto sulla storia e il
folklore di questa Città ("Un po' di folklorismo paesano...", Tipografia Joele
& Aliberti, Napoli 1934) ha lasciato altri due scritti ("Ricordo
Collegio-Vigilia di Natale-1894" e "Pagine vissute", stampato quest'ultimo a
Napoli dalla Tipografia Moderna ai Pellegrini).
Su questa grande figura di donna e di insegnante nel
maggio del 1989 si è tenuto nel Salone S.Benedetto un interessante Convegno.
Riporto qui di seguito la testimonianza che in quella circostanza
dell'AZZERUOLI volle dare un'altra generosa e indimenticata educatrice da tutti
conosciuta e stimata, la prof.ssa MARIA NARDILLO. È un documento che parla da
sé per la nobile e squisita
raffinatezza di sentimenti da cui è
percorso.
"Per la sig.na AZZERUOLI. 29-05.1989. Peccato che
non possa dir molto per la Nostra Carissima, perché, a quei tempi, quand'ero
una scolaretta studiosa, non ebbi, sebbene lo desiderassi e l'avessi chiesto
tanto, non ebbi la fortuna di essere sua allieva. Le mie Maestre furono tutte
ottime, vada a loro il mio ricordo e la mia riconoscenza, ma essere allieve della
sig.na AZZERUOLI era considerato allora un privilegio e una distinzione, come
un premio di onore! Perché ? Non lo so:
ce lo diranno le sue allieve, ma io penso perché non era una maestra
eccellente, ma la Maestra per antonomasia, la maestra insegnante, madre, guida,
amica. E tale rimase anche dopo che, per limiti di età, abbandonò la scuola. Nella sua casa continuò
ad esserci un Cenacolo, di cui, di tanto in tanto, facevo parte anch'io. La
Signorina era Francescana, seguace di quel Santo, che predicò l'amore e la
povertà, perciò, intorno a Lei c'era sempre tanto Amore e tanta Semplicità!
Oggi sono francescana anch'io e comprendo meglio, ma allora mi pareva un altro
miracolo il vederla sempre così intimamente lieta, umile in tanta gloria,
amante di ogni cosa creata...Finisco queste mie brevi note, con l'augurio che
possa anch'io aver seminato, a suo esempio, un po' di bene. MARIA NARDILLO".
Dinanzi a queste parole che dire di più ? Sembrano
discorsi di altri tempi, di altri pianeti umani, di altre ormai, purtroppo, perdute sensibilità. Alla rozza
eccentricità di oggi credo, però, che occorra contrapporre questo antico ma sempre fresco e quanto mai
urgente linguaggio. Le persone giuste "si sanno riconoscere" nella vita come un
dono fatto alla storia, non certo come un'esclusiva (quale poi ?) tesa a
oscurare più che a dialogare. La dignità, la verità e l'onestà questo vogliono:
ma nell'odierna società tutto ciò, pur possedendo un senso e un valore, ha ancora un riconosciuto e apprezzato domicilio ?
Ritorna opportuno qui ricordare ciò che il grande filologo tedesco BRUNO SNELL, nel
lontano 1946, scriveva nel suo saggio "La cultura greca e le origini del
pensiero europeo" (Einaudi, Torino 1963):" I valori assoluti che ci sovrastano,
soprattutto la giustizia e la verità, hanno la fatale proprietà di farci
dimenticare talvolta che quella parte di assoluto che noi possiamo intendere
non è tutto l'assoluto. Eppure quell'assoluto ci fa agire come se noi in
persona fossimo l'assoluto - e guai allora per il nostro povero prossimo.
Allora la morale diventa dinamite. E la sua forza esplosiva aumenta tanto più,
quanto più numerosi sono gli uomini che credono di essere al servizio dell'assoluto;
quando siamo convinti che determinate istituzioni incorporano l'assoluto, la catastrofe
è sicura".
ELVIRA AZZERUOLI e MARIA NARDILLO, due donne esemplarmente speculari nell'impegno a
favore dei più deboli, avevano appreso molto bene questa lezione. Osserva a
proposito G. BARBIELLINI AMIDEI in "New Age-Next Age" (Piemme, Casale
Monferrato 1998, p. 57): "L'uomo antico capiva che non è vero soltanto che
quando finisce la sua stella, l'uomo si spegne. È vero anche che quando un uomo
si spegne, la sua stella muore di
dolore e si fa nera".
Per chi sa ben intendere, la metafora, con un po' di
fantasia, risulterà essere fin troppo
chiara: ma esattamente al contrario.
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