Prendo lo spunto del titolo dalla
bella canzone di Simon & Garfunkel The sound of Silence per
affrontare un argomento che ritengo fondamentale per la vita, la ricerca e la
crescita psicosociale dell'essere uomo. Riabilitare il valore del silenzio, che, se scoperto e praticato,
aiuta a pensare, a meditare, a selezionare e a scegliere il meglio, il valido e
il saggio dovrebbe essere uno fra i compiti più importanti e interessanti di
una persona e di una società che vogliano procedere con intelligenza nella
propria storia terrena. Oltretutto è anche una necessità, considerato l'alto
tasso di inquinamento acustico che spesso va ben oltre la soglia di rischio dei
60 decibel e che crea problemi a ben 250 milioni di persone nel mondo con un
costo sanitario per la collettività che si aggira su circa 18 miliardi di euro.
Il silenzio, dunque, oltre che essere un diritto per la salute, è come "il fiume nel quale naviga il
pensiero" (Stuart Sim, studioso inglese), una "forma di discorso" (Susan
Sontag, scrittrice americana) o, per dirla con il compositore John Cage, "non
esiste silenzio che non sia carico di suono".
Il silenzio sul quale qui voglio
soffermarmi non è tanto quello determinato dall'assenza di rumori, espressione
del niente o lontananza dalle sue fonti, quanto piuttosto sull'atteggiamento
interno della mente e della coscienza nei confronti di Sé, degli altri, della
natura e del mistero. Esso implica da una parte il saper creare dei confini
attorno al nucleo dell'Io, in modo che nessuno possa aggredirlo, e dall'altra
porsi in attento ascolto delle proprie vibrazioni intellettive ed emotive, dei
pensieri e dei messaggi degli altri, degli echi e delle parole nascoste nel
soffio della natura, dei ritmi e dei fremiti musicali dell'universo e del
mistero, e quindi di Dio e delle realtà invisibili. Imparare a saper percepire
e decodificare un tale ascolto significa scrivere una pagina "sensata" della
propria esistenza e quindi cogliere il tempo in tutta la sua veicolarità che
conduce all'eterno. Non è facile tutto ciò, ma è l'unica strada per ridare un
nome e un volto all'apparente caos e alla crisi di identità e di spaesamento
che attraversa il mondo d'oggi.
Silenzio come ascolto di Sé.
Nessuno può dire di conoscere se stesso né tantomeno "bene". Già si è un
groviglio complesso, articolato in mille variabili interagenti fra di loro: se
a tutto questo si aggiunge la distrazione dal Sé o l'alienazione con il totale
immergersi in cose o attività fuori o lontane da Sé, allora si è nella più
completa ignoranza del senso del proprio esistere. Cosa fare, dunque, per
recuperare almeno una parte della propria progettualità e quindi restituire un
gusto e un colore al personale vivere? Bisogna stabilire un po' di silenzio
intorno e dentro se stessi, rimettendo ordine fra i pensieri, le emozioni, le
aspirazioni, i sogni, i desideri con la conseguente "riscrittura" di nuove
forme di relazioni con la realtà esterna. Silenzio qui significa ritagliarsi
dei momenti di solitudine interiore operativa, mettere a fuoco idee,
convinzioni, comportamenti, eventuali errori commessi: tutto ciò allo scopo di
andare sempre più a fondo fra le strutture della propria personalità,
eliminando i fronzoli e procedendo diritti verso l'essenzialità, che alla fine
è l'elemento più prezioso che maggiormente conta. A questo livello di nudità
interna si è in grado di svelare la bellezza dell'animo che poi si identifica
sostanzialmente con la semplicità e la trasparenza. È come un ritorno alle
origini, dove si ritrovano il sapore e il profumo del vivere, il vero nome con
il quale chiamarsi, la giusta dimensione con la quale amarsi, il rispetto verso
la propria dignità. Qui la conoscenza diventa armonia, gioia pacata, saggezza
intelligente, comprensione, misura e misericordia verso gli altri, insomma pace
e quiete produttrici di benessere, di fiducia e di serenità.
Silenzio come ascolto degli
altri. Si sa che ognuno è una individualità distinta e diversa,
disegnata come originale e irripetibile: mai si troveranno due persone
completamente identiche, nonostante la possibile clonazione degli embrioni.
Nessuno può affermare o pretendere di conoscere pienamente l'altro, perché
oltretutto quest'ultimo è imprevedibile nel suo comportamento, complesso e
condizionato com'è dalla fluttuabilità di una miriade di elementi. Allora s'impone il dovere di
accostarsi al prossimo con estrema attenzione e discrezione: il migliore
atteggiamento praticabile qui è l'ascolto in silenzio. Cosa vuol dire questo? Tante cose che di
seguito elenco brevemente: guardare, osservare, essere vigili ai dettagli,
cercando di capire i pensieri, analizzare le reazioni emotive, filtrare le
posture del corpo e leggerne le pause e i movimenti che vi sono nascosti. Ma
ascoltare significa anche porre cura alle parole e ai discorsi che si dicono o
si fanno, alle cosiddette battute di spirito che più o meno involontariamente
si pronunciano o a ciò cui esse alludono, alle metafore che si vanno
proponendo, alle esclamazioni e alle eventuali ripetizioni. L'animo umano è
così contorto e mutevole che a volte riesce difficile fermarne un aspetto e una
sfumatura che possano dirsi caratterizzanti. Nei contatti con gli altri giocano
molteplici fattori: una misteriosa chimica e un magnetismo che attraggono o si
respingono, simpatia e antipatia, particolari e visione generale, quel quid
autenticamente elegante ma anche quel qualcosa di estremamente ripugnante, ecc.
Capire tutto ciò talora costituisce un'impresa ardua, ma, purtroppo, è un
processo che occorre attivare se non si vuole andare incontro a brucianti
delusioni. Complicata che sia è comunque un'operazione necessaria, dal momento
che, come dice il proverbio popolare, non basta un quintale di sale per comprendere appieno come è strutturato il
prossimo, spinto non poche volte a usare l'altro e non a confrontarsi
responsabilmente e correttamente con esso. La cosa poi diventa ancora più
rischiosa quando si tratta dell'ascolto di una persona del sesso opposto: qui
entrano in gioco e spesso in conflitto considerazioni di natura caratteriale,
ormonale, culturale, di ruoli sociali, di sensibilità diversificate, di
aspettative spesso contrapposte, di evoluzione interiore non sempre affine a
quella dell'interlocutore, di una
pluralità di raffinatezza, ecc. L'ascolto dell'altro richiede un silenzio
lucidamente concentrato e soprattutto è un'arte più che una tecnica.
Silenzio come ascolto
della natura. Questo nostro meraviglioso pianeta, così ricco di vita di
ogni genere, è stato ed è veramente un dono piovuto dall'alto dell'immenso
universo. Piante, boschi, fiori, frutti e animali di ogni razza e specie, mari
e monti, isole e continenti, vento e bonaccia, non ultimo l'uomo sono un
meraviglioso spettacolo di varietà, di bellezza, di prosperità e di vitalità
del quale bisognerebbe essere eternamente grati a Chi ne ha predisposto le
condizioni. Certamente non sono mancati e non mancano sconvolgimenti che lo
vanno a scuotere al suo interno e al suo esterno per arrivare a nuovi
equilibri: ma quanti di questi sono prodotti dall'ingordigia e dalla
imprevidenza umana! Questo pianeta andrebbe ascoltato di più e meglio e
soprattutto andrebbe rispettato nelle sue leggi e nelle sue regole. La comune
distrazione lo uccide, se si pensa che ogni realtà in esso presente non è una
casualità, ma una opportunità da difendere e da condividere vivendo in pace con
tutte le creature su di esso esistenti. Per questo s'impone il silenzio
dell'ascolto che non deve essere solo fisico ma anche tecnologico: sfruttarlo
fino a esaurirlo sarebbe una pura e imperdonabile follia. Ascoltare i battiti
della terra in silenzio (anch'essa ha un cuore!) significa proteggerla e
conservarla nella sua integrità, favorirne lo sviluppo secondo le sue qualità
ed esigenze, amarla come fosse, e lo è, una madre prodiga e generosa,
preservarla da mani sacrileghe e violente, stabilire con essa un "modus
vivendi" che ne salvaguardi l'identità, prevenire con intelligenza eventuali
suoi "malesseri" (terremoti...) onde evitarne conseguenze disastrose per la vita. Il silenzio, allora, si
trasforma e diventa "anche" contemplazione, ammirazione, stupore senza parole,
simbiosi, dialogo e ringraziamento per tutto ciò che essa incessantemente dona
ogni giorno: dalla natura niente è generato a caso, ma tutto è frutto di amore!
Silenzio come ascolto
del mistero. Qui entriamo in un campo delicato, che moltissimi
preferiscono se non ostracizzare almeno rimuovere o addirittura ignorare. Il
"carpe diem" nella sua materialità sembra essere la preoccupazione e la
tensione dei più, con la conseguenza ovviamente di ritrovarsi dinanzi a momenti
di vero buio, che, se non riempito e bene illuminato, conduce diritto alla
depressione. L'uomo ha bisogno di conferire un "senso" al suo vivere e questo
c'è, ma occorre cercarlo nel silenzio
della propria anima e prepararsi a dare una svolta alle scelte di vita, per non
rimanere nella superficie della banalità. Concretamente indico di seguito
alcune strategie, perché la conoscenza possa definirsi aperta e "piena", e
quindi soddisfacente risposta alla domanda di significato: convincersi che non
esiste solo il "reale visibile" ma anche quello "velato", un silenzio che
indaga e analizza con disponibilità e lucida criticità mentale, provare e
riprovare con pazienza e costanza, leggere gli indizi sparsi qua e là, distinguerli
e separarli dalle "coincidenze" casuali, decifrarne i legami apparentemente
invisibili, individuare e interpretare il "trait-d'union" celato nel "vuoto"
fra un elemento e un altro, proiettare lo sguardo oltre il muro, interrogare
con coraggio e senza paura il mistero, inoltrarsi con equilibrio in esso,
trovare Dio, origine e fine della realtà. Diceva Pascal: "Solo per chi non vuol
vedere c'è tanto buio, per chi vuol vedere c'è invece abbastanza luce". Questo
è il cammino, questo è il tracciato che, con il silenzio interiore e nella
piena libertà di ricerca, conducono lentamente a ri-trovare, a ri-conoscere e
ri-conoscersi degni abitanti di questo ineffabile universo.
Allora il silenzio, seppur
faticoso e balbettante nei primi stadi, si incarna alla fine in musica, cioè in
armonia, in vibrazioni intelligenti, in energia vitale, in pienezza e compiutezza, in gioia che
travalica il tempo e si situa oltre, in conoscenza illuminata e illuminante,
insomma in Vita, Amore e Luce: il silenzio così diventa prodigiosamente Parola
e questa Verità trasformata in Persona. È il miracolo al quale approda chi non
si ferma al confine del solo sperimentabile o del consueto scontato
visibile.
(Da Il Giornale dei Misteri)
|