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Mons. Giuseppe Maria Mucedola PDF Stampa E-mail


Fare storia non è un'opera­zione facile: il rischio è che o si indulge all' agiografismo o si ignorano alcuni aspetti essenziali della vita di un personaggio o si affermano alcuni e si tace di altri per ragioni puramente ideologi­che. In tutti questi tre casi, comunque, non si rende un buon servizio né al passato né si pone il futuro in condizione di appren­dere qualcosa di utile dal passa­to.
ImageUna figura storica, in verità poco nota se non in qualche ambiente, ma che ha lasciato di sé una traccia profetica, è stata quella di Mons. Giuseppe Maria Mucedola.
Nato a San Paolo di Civitate (FG) il 1 febbraio 1807, di dove era originaria la sua umile famiglia (il padre Pasquale, operaio, e la madre Maria V. Vitale, casalinga: all'epoca era Sindaco Michelangelo Pennacchia), compì gli studi nel Seminario di San Severo, dove venne ordinato Sacerdote a 23 anni. Per qualche tempo qui insegnò discipline letterarie e filo­sofiche, lasciando di sé un vivo e grato ricordo nell'animo dei giova­ni allievi. Qualche anno dopo (1832) venne inviato nel suo paese di origine, San Paolo di Civitate, come Parroco. Qui la sua dedizio­ne alla causa degli umili e dei deboli fu totale: sempre pronto a soccorrere i più bisognosi, ad ascoltare le domande degli indi­genti e a dar loro in qualche modo una risposta, almeno per quanto dipendeva da lui.
Questa visione e pratica generosa del suo ministero sacerdo­tale non passaro­no inosservate agli occhi dei superiori, tanto che nel 1848, su loro proposta, venne nominato dal Papa Pio IX Vescovo di Conversano (Bari: 1848-1860). Frattanto come Parroco a San Paolo gli successe don Francesco Venditti.
In questo nuovo e importante ruolo esplicò il massimo della sua azione, prodigandosi non solo a favore dei poveri della Diocesi per soccorrere i quali non esitò a ven­dere le fibbie dei suoi calzari, ma impegnandosi soprattutto a fian­co dei patrioti italiani nel processo di unificazione della penisola. Al contrario degli altri colleghi Vescovi della regione si rifiutò di firmare una petizione al Re di Napoli contro la Costituzione. Si dice che il Re avesse risposto: "Ma ch'vo 'u parrucchièn 'e San Pavl, dicitl ca jesse a guarda i pecur" (Ma che vuole il parroc­chiano di San Paolo, ditegli che andasse a guardare le pecore). Il fatto fu che il Re fu costretto a lasciare il trono e Mons. Mucedola non andò a pascolare le pecore, perché San Paolo di Civitate non è mai stato un paese di pastori, gente certamente pur rispettabile, ma di agricoltori.
Nel frattempo benedisse i giovani che partivano con le schiere garibaldine, visitò il carcere Trani dove erano rinchiusi molti detenuti politici (cosa non gradita al Re di Napoli) e soprattutto fu molto sensibile ai problemi della cultura, dotò il Seminario i Conversano di una splendida biblioteca.
Dall’Archivio Diocesano della Diocesi di Conversano:
   
   
“Verbali e decreti della santa visita effettuata dal vescovo Giuseppe Maria Mucedola (1850-1851):

chiesa matrice di S. Pietro
chiesa di S. Maria La Greca
chiesa del Carmine
chiesa di S. Domenico
oratorio dell'ospedale civile
cappella del Purgatorio
cappella della Madonna di Costantinopoli
cappella di S. Lorenzo
cappella di S. Stefano
cappella della Maddalena
cappelle rural
oratori privati

Decreti, relazioni e carteggio relativi alla santa visita"

chiesa matrice di S. Pietro
chiesa delle chiariste
cappelle rurali
cappella urbana di S. Nicola
chiesa di S. Maria La Greca

Tertia visitatio ab illustrissimo ac reverendissimo domino Iosepho Maria Mucedola episcopo Cupersanen Putimniani peracta" (1857):
Verbali e decreti della santa visita effettuata a:

chiesa parrocchiale di S. Pietro

chiesa di S. Maria La Greca

cappella di S. Maria di Costantinopoli

cappella di S. Maria Maddalena

cappella di S. Stefano

chiesa di S. Domenico

oratori privati

chiesa di Maria vergine del monte Carmelo

chiesa di S. Chiara

chiese ed oratori extra moenia

Quarta visitatio ab illustrissimo ac reverendissimo domino Iosepho Maria Mucedola episcopo Cupersanen Putimniani peracta" (1860):
Verbali e decreti della santa visita effettuata a:chiesa matrice di S. Pietro

cappelle pubbliche intra moenia

chiesa di S. Maria La Greca

chiesa di S. Stefano

chiesa di S. Domenico

chiesa di S. Maria Maddalena

chiesa del Purgatorio

chiesa di S. Maria di Costantinopoli

oratori privati intra moenia

oratori extra moenia

 

Decreti, relazioni e carteggio relativi alla santa visita"

chiesa matrice di S. Pietro
chiesa delle chiariste
cappelle rurali
cappella urbana di S. Nicola
chiesa di S. Maria La Greca

La svolta definitiva nella redazione architettonica del Seminario fu operata dall’illuminato vescovo Giuseppe Maria Mucedola, non gradito al re borbonico di Napoli per le sue aperture risorgimentali, il quale si avvalse della prestigiosa competenza dell’architetto conversanese Sante Simone.

Così nel 1851 furono costruite le logge a Est e a Nord, e nel ’60 con un intelligente inglobamento della struttura originaria seicentesca il Simone fece costruire tutto l’avancorpo con l’ampio prospetto neoclassico, introdotto dal lungo viale fiancheggiato dai giardini. E il presule Mucedola vi fece apporre il motto paolino del Crescamus: esso più che un logo voleva essere, come di fatto fu, l’impegno programmatico per la formazione integrale dei giovani.Il Seminario crebbe non solo nel numero degli studenti che si avviavano al sacerdozio ma soprattutto nel prestigio nazionale per l’illustre e valente équipe di docenti, sotto la guida di Domenico Morea che nel ’92 a Montecassino pubblicò le più antiche pergamene benedettine di Conversano, conseguendone grandissima fama".

Mons. Mucedola seppe stringere amicizia con personaggi illustri del suo tempo. Fra i tanti ricordo il Fornari, Lambruschini e lo stesso Manzoni.

L'aver sposato la causa dell' unità nazionale, una volta quest'ultima realizzata, venne premiato con la "Commenda dei SS. Maurizio e Lazzaro" e con la proposta a Deputato al Parlamento Italiano in rappresentanza della terra d Bari, ma no accettò, perché intendeva rimanere un semplice Vescovo. Ciò non gli impedì, però, con un Lettera Pastorale del 29 agosto 1860 di invitare alcuni Sacerdoti riottosi a concedere l'assoluzione a quelli che avevano votato per l'Unità d'Italia. In essa scriveva eh "Governo libero va ben congiunto con la religione, con la virtù, con la legge religiosa, anzi di essa è il fondamento".
Come si vede, furo­no parole profetiche, anche se in quei tempi suonavano male, per­ché non ben comprese né accet­tate senza conseguenze per lui. Infatti, per questo suo coraggio, da alcuni detrattori fu calunniato e poi accusato (la solita prassi, sempre attuale del resto, dei vili) presso la Congregazione del Concilio che lo invitò a ritrattare quanto affermato nella Lettera, pena la destituzione da Vescovo. Certamente i tempi erano duri per la Chiesa (perdita dello Stato Pontificio), ma non meno duri si presentavano anche i metodi di repressione del dissenso: nella storia gli eventi si ripetono anche se con connotazioni diverse.
Mons. Mucedola per tutto questo ne soffrì molto e scrisse una nobile lettera a Pio IX, cer­cando di giustificare la sua posi­zione con la convinzione che una vera Chiesa doveva liberarsi dal potere temporale se voleva esse­re sul serio una testimone credibile del messag­gio di Cristo. Il Papa gli rispose con una lettera che gli fu resa nota dal suo allievo prediletto e poi biografo, il diacono Morea,soltanto sul letto di morte avvenuta il 23 marzo 1865.
Non poco poi soffrì anche in occasione del Concilio Vaticano I, dove si schierò con quei Vescovi che non ritenevano opportuna la definizione del dogma dell'Infallibilità Pontificia.
Mons. Mucedola è l'ultimo Vescovo che è uscito dalla Diocesi di San Severo, dopo Antonio (Vescovo di Lucera, 1301), Sparano (Vescovo di Venafro, 1306-1326), Giacomo Bruno (Vescovo di Dragonara, 1519), F.A. Sacchetti (Vescovo di San Severo, trasferito poi a Troia, 1635-1650), F.A. Giannone (Vescovo di Boiano, 1685-1707), Carlo de Ambrosio (Vescovo di Larino, 1775-1875).
Ai suoi funerali, che furono celebrati il 25 marzo, una gran folla di fedeli, sacerdoti e popolani e di alte personalità, e tra queste senz’ altro il sindaco di S. Paolo, Pasquale Fanelli, partecipò con le lacrime agli occhi .
Mons. Mucedola è stato una figura luminosa di uomo, di prete, di Vescovo, di patriota: una perso­na, come suol dirsi, tutta d'un pezzo, coerente e coraggiosa fino alla morte. Peccato che da allora San Severo, come Città e Diocesi, non abbia più prodotto Vescovi: eppure non sono man­cate né mancano personalità in grado di poterlo essere.
Di questo grande Vescovo di Conversano il Fraccacreta riporta un gradevole sonetto (Tomo V, Rap. X, Par. 1), che qui di seguito trascrivo con piacere: "Vantò Venafro il suo Pastor Sparano: / Vantò Bruno il Pastor suo Dragonara, / Vantò pur Sansevero , e Troja a gara / Il suo Sacchetti, e il suo Giannon Bojano. / Lucera Antonio di cognome arcano; / Laria fe Ambrosio suo Pastor più chiara, / Mucedola Giuseppe or la tiara / Di tuo Presule ottien, gran Conversano. / Que' Pastor Sansevero al Mondo diede / Col padre di Giuseppe a tant'onore / Scelto in San Paolo, onor di Nostra Sede! / Scorza a Teramo diè Torremaggiore, / Indi ad Amalfi; or dà San Paolo erede / Di Civitate, a Te sì buon Pastore!".
Per concludere riporto il testo dell'epigrafe commemorativa apposta sulla lapide che il Comune di San Paolo di Civitate ha voluto dedicare, insieme a una strada e all'intitolazione della Scuola Elementare, all'illustre Concittadino in occasione del Centenario della sua morte (1965). Parroco-Arciprete del tempo era don Lorenzo Altierie e Sindaco l'ins. Salvatore La Porta,. Per la circostanza intervenne Mons Cosma Francesco Ruppi, ora Arcivescovo di Lecce. Questo è il testo:
"Giuseppe Maria Mucedola Vescovo di Conversano, Patriota insigne,
La Città che Gli dette i natali e Lo ebbe zelantissimo Parroco
Nel Centenario della sua morte
San Paolo di Civitate 9 ottobre 1865
"
Spesso nei piccoli paesi sopravvivono ancora pezzi di umana serietà!

 

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