1) Il contesto moderno della psicologia clinica
In questi ultimi tempi si
sta assistendo al boom della psicologia clinica. Ciò che prima costituiva il
frutto d'un rito scientifico quasi sacro (medicina-psicanalisi-guarigione),
oggi con la parcellizzazione degli strumenti di intervento psicoterapeutico
sembra essere posta alla portata di tutti la possibilità di entrare con
relativa facilità nel santuario della salute psico-fisica. La domanda
psicologica è drammatica, non altrettanto seria è la risposta che spesso si dà.
Sicché - con paura - osserviamo venir fuori manipolatori più o meno occulti (o
più o meno palesi) delle coscienze, abbagliati prevalentemente dal miraggio del
facile guadagno con danni incalcolabili causati alle persone, evidente è il boom
delle varie scuole di psicoterapia, senza garanzie di competenza, favorite dai
ritardi legislativi (almeno qui in Italia); c'è un pullulare di psicologi e
non psicologi che s'improvvisano psicoterapeuti, ma senza che verso la
psicoterapia o il rispetto per l'uomo e i suoi disturbi abbiano il minimo
atteggiamento di umanità. Se sul piano concreto si è di fronte al diffondersi
di questi avventurieri della speculazione psicofisica, sul piano teorico c'è da
dire che molte delle moderne forme di psicoterapia sono ancora carenti di
adeguati supporti giustificativi e ciò è evidenziato, dalla limitatezza dei
risultati che si ottengono e dalla conseguente necessaria crisi cui sia sul
piano metodologico che epistemologico vanno incontro.
Fondamentalmente gli indirizzi
psicoterapeutici possono essere ricondotti a tre filoni: analitico, cognitivo,
comportamentale (1).
Quello analitico nelle sue varie
ramificazioni (freudiano, junghiano, adleriano, reichiano, lacaniano...)
privilegia il profondo e l'interpretazione delle sue istanze, ma dopo diversi
decenni dalla sua elaborazione non sembra essersi data una seria ed oggettiva
base teorica. Il rapporto analista-paziente è troppo personalizzato e l'analisi
del trasfert è legata, talora arbitrariamente, al piano soggettivo. Né sempre
è chiaro lo scopo dell'analisi: eliminare il disturbo per adattare l'individuo,
ma a che cosa?
L'indirizzo cognitivo (Coping Imagery; Stress
Inoculation; Self-Instructional training; Problem solving; Ristrutturazione
razionale sistematica; Gestalt-therapy), basato essenzialmente sulla
ristrutturazione del campo cognitivo, non riesce sempre a spiegare con
sufficiente convinzione la natura del cambiamento, il legame che corre tra
pensiero ed emotività, il ruolo che il passato esercita sul presente.
L'indirizzo comportamentale infine (Desensibilizzazione
sistematica; Biofeedback; Flooding; Covert sensitiziation; Thought stopping;
Assertive training; Time out;...), fondato sul concetto di riflesso
condizionato, fermandosi all'hic et nunc del fatto esperienziale, sembra
sottovalutare alcuni aspetti positivi messi in luce dalla psicologia cognitiva
e dalla psicanalisi.
Quello, però, che, a mio
parere, rende ancora più confusa la situazione è la quasi completa
impermeabilità in cui ciascuno di questi indirizzi si chiude, sicché si ha
l'impressione di trovarsi non di fronte a tecniche terapeutiche, ma davanti a
tante ideologie, perlopiù tra loro contrapposte, cui dare «absolute» l'assenso
acritico dell'intelligenza. Mancando cioè loro un'adeguata base teorica, è
venuto anche a mancare il buon senso di una loro relativizzazione ai bisogni
concreti del paziente, tentando di piegare quest'ultimo alle esigenze
ideologiche della psicoterapia e non viceversa. Ha ragione C. Rogers quando
parla della centralità del cliente nel rapporto psicoterapeutico o quando
afferma la presenza nello stesso delle forze del cambiamento, che basterebbe
solo attivare con empatica partecipazione alla sua vita per evidenziarle.
In questa esigenza, del
resto molto diffusa, di unificazione del linguaggio psicoterapeutico,
l'Analisi Transazionale si pone come un primo buon momento di riflessione e di
sintesi tra psicanalisi, cognitivismo e comportamentismo. E questo è l'oggetto
di discussione di quanto segue.
2) L'Analisi Transazionale
L'elaborazione concettuale e operativa del metodo
dell'analisi transazionale è dovuta a Eric Berne (un medico psicoterapeuta con
un training d'impostazione psicanalitica, nato a Montreal nel 1910 e morto nel
1970), che lo espose per la prima volta a Los Angeles nel novembre del 1957 in
occasione del Western Regional Meeting dell'Associazione Americana di
Psichiatria di Gruppo. A base furono prese le esperienze condotte avanti del
1951 dal neurochirurgo W. Penfield alla McGill University di Montreal.
Studiando, mediante una sonda galvanica, il lobo temporale di alcuni epilettici, il
Penfield scoprì che tutte le nostre esperienze passate sono registrate nel cervello e possono essere sempre rievocate al
momento attuale, ma solo una per volta e non in maniera generalizzata.
Ad ogni ricordo, poi, notò che erano sempre associati i relativi sentimenti,
che un tempo avevano accompagnato quel determinato fatto ricordato. Tutto questo,
inoltre, era registrato anche quando il soggetto aveva perduto la capacità di
rievocazione. Secondo Penfield un tale processo, di cui si ignora la precisa
natura biochimica, si attiva sin dalla nascita e forse anche prima (2).
Partendo da questi presupposti, Eric Berne individuò
l'unità di base dei rapporti sociali nella «transazione», intendendo con essa
lo stimolo che il soggetto lancia e la reazione che ne consegue da parte degli
altri.
L'Analisi Transazionale
analizza la natura di tali transazioni e ne mette in risalto la forma
polivalente della struttura della persona, che Berne identificò nel Bambino,
nel Genitore e nell'Adulto.
Il Bambino è
quell'insieme di registrazioni di divieti, di proibizioni, di disinteresse (=
carezze negative), di prime scoperte, di immagini del mondo adulto, di
sensazioni piacevoli, di approvazioni (- carezze positive), che, unitamente a
uno stato di insicurezza, di bisogno di attività manipolatoria, di curiosità
intellettiva, di meraviglia, ognuno porta con sé in tutti i vari periodi di
vita (3).
Il Genitore, invece,
comporta l'assimilazione delle prime norme morali, delle prime leggi
comportamentali, delle contraddizioni del mondo adulto, degli strumenti del "come
fare una cosa", che, fatti propri dall'individuo, possono condizionare o
facilitare il rapporto con gli altri o in genere con il mondo esterno (4)
L'Adulto,
infine, è la capacità di scelte responsabili, consapevoli e spontanee. Ciò suppone un
ambiente interiore di autonomia, che spinge la persona ad affrontare «da sé» la
vita "inculcata" (= genitore) e quella "sentita" (= bambino). A
differenza del genitore, l'adulto non è portato all'imitazione, ma a scoprire
gradualmente da sé le cose. Suo compito è quello di convalidare i dati
provenienti dal genitore, di aggiornare quelli derivanti dal bambino, di
operare il calcolo delle probabilità, di scegliere cioè fra due soluzioni
possibili quella migliore.
Le strutture del Bambino e
del Genitore si formano dalla nascita ai cinque anni, mentre quella
dell'adulto compare dai dieci mesi in su. I dati provenienti da queste tre
fonti (genitore-bambino-adulto) o "stati dell'Io" sono analizzati dall'Adulto
e verificati, nella loro validità, al momento attuale.
Le preincipali transazioni sono:
a) «Io non sono ok - Tu sei
ok»: è quella più universale, specie nella primissima infanzia. In ogni età
la si può rinvenire e si evidenzia nel bisogno di approvazione, di
riconoscimento, di gratificazione psicologic
b)
«Io
sono ok - Tu non sei ok»: è l'atteggiamento di chi si emargina, perché
psicologicamente maltrattato o isolato);
c) «Io non sono ok - Tu
non sei ok»: si ha quando l'individuo è stato deprivato di quelle «carezze»
psicologiche, atte a rassicurarlo;
d) «Io sono ok - Tu sei
ok»: è la conseguenza di una scelta logica e razionale, decisa dal
soggetto, a differenza delle prime tre, che sono inconsce e utilizzate dal
bambino specie nei primi tre anni di vita per consolidarsi poi nell'età adulta.
A queste quattro
fondamentali forme di transazione Berne ne aggiunge altre 27, introducendo, in
aggiunta all'«Io» e al «Tu», anche il «Loro». Per esempio:
- «Io sono ok - Tu sei ok - Loro sono ok»: comunità
democratica,
famiglia socievole.
- «Io sono ok - Tu sei ok - Loro non sono ok»: pregiudizio,
setta-
rismo, demagogia, e così via(6).
Scopo di ogni intervento psicoterapeutico è quello
di tendere al cambiamento. Così è per l'Analisi Transazionale. Un serio
cambiamento è, però, effettuabile solo quando il soggetto è ben motivato e,
quindi, deciso ad attuarlo. Perché ciò si realizzi, si rende allora necessario
analizzare la qualità delle transazioni. Dai transazionalisti esse vengono
solitamente raggruppate in due ordini:
a) Complementari:
quando lo stimolo-reazione sono fra di loro paralleli, quando cioè il Bambino
di una persona si rivolge al genitore diun'altra e questi risponde al bambino e
viceversa. In questo caso la comunicazione non s'interrompe. Un esempio è:
b) Incrociate:
quando lo stimolo-reazione s'incrociano nel diagramma; in questo caso la
comunicazione s'interrompe. Un esempio può essere:
Le transazioni, però, possono trovare delle
difficoltà, nel loro funzionamento, quando alcuni «stati dell'Io» sono
contaminati o esclusi. La contaminazione riguarda naturalmente l'adulto e si ha
quando questo ultimo, nell'agire, viene condizionato, senza saperlo, dai
contenuti arcaici del genitore o del bambino. L'esclusione, invece, comporta
schemi di azione stereotipati, fissi nel tempo e facilmente prevedibili, e si
ha quando uno degli «stati» componenti la persona «esclude» l'altro, agendo,
quindi, con predominanza sull'altro. Perché in una persona si sviluppi l'adulto, è
necessario che il soggetto riconosca in se stesso il genitore e il bambino e
impari a riconoscerli poi anche negli altri. Perché ciò possa avvenire si
stabilisce una specie di «contratto» tra soggetto e terapeuta, con cui ambedue
s'impegnano, per la loro parte, a questo lavorio di riconoscimento di tali
diversi «stati dell'Io» (7).
Fondamentale, a questo
punto, è il concetto di «copione», già elaborato da Bowlby, Winnicott,
Zazzo e Spitz. Con esso s'intende quell'insieme di modi di essere, di agire e
di atteggiarsi che l'individuo riceve o si dà in vista di un adeguamento del
presente o del futuro su di esso. A seconda della sua natura, esso può essere
vincente o perdente e, secondo C. Steiner, è quasi sempre trasmesso dal
genitore di sesso opposto (8). Anche qui s'impone la necessità di rileggerlo in
sé e negli altri (9) e, se ne è il caso, di ristrutturarlo o ritrascriverlo ( =
controcopione), in modo da indirizzare la propria vita con più autonoma
libertà verso mete ritenute ragionevolmente proprie.
Se questi sono i principi,
molto sinteticamente espressi, dell'Analisi Transazionale, la loro applicazione
nel campo della psicologia clinica è quanto mai molteplice. Ne indico solo
alcuni ambiti: nella psicoterapia di gruppo (analisi delle relazioni di coppia,
dei rapporti genitori-figli, insegnanti-alunni...), in quella individuale
(nevrosi, psicosi, schizofrenie, tossicomanie...)
(10), nella formazione dei managers e dei quadri aziendali (lo
psicomanager).
Se l'intervento procede
correttamente, l'individuo si troverà ad agire da adulto nella propria vita,
cioè razionalmente, dominando e controllando la propria emotività ( = bambino)
e relazionandosi agli altri cercando di rivolgersi al loro adulto per
favorirne lo sviluppo e quindi per trarre dal rapporto relazionale il massimo
di gratificazione umana.
Le prospettive cliniche,
come si può notare, sono quanto mai interessanti; la loro realizzazione
dipenderà dal grado di conoscenza di se stessi e dalla qualità del copione che
si saprà tradurre nella vita. Se gli «stati dell'Io» sono bene armonizzati fra
di loro e se è l'adulto a dettare le regole del gioco, la conseguenza è una
personalità equilibrata, aperta e creativa nei confronti della realtà esterna.
3) Analisi Transazionale nel contesto moderno della psicologia
clinica
Il lettore facilmente capirà come l'Analisi
Transazionale, così come è stata elaborata da Berne, rispecchia fedelmente la
mentalità americana, di sua natura pragmatica e tendente alla soluzione
immediata dei problemi in una visione semidinamica e temporalmente limitata
del rapporto psicoterapeutico. Comunque potrebbe costituire anche un punto di
riferimento per un discorso di unificazione della pratica terapeutica.
La psicanalisi si
fonda sul carattere energetico del concetto di «libido», sulla struttura
dinamica della persona (Es-Io-Super Io) e sull'analisi della natura e
del significato del transfert del controtransfert: la rilettura del passato ha
una grande importanza nella conoscenza del presente. Nell'analisi
transazionale, invece, permane la divisione delle strutture personali
(Genitore - Bambino - Adulto = Super Io - Es - Io), ma esse acquistano una
valenza diversa, perché vengono considerate nel loro funzionamento presente,
senza riferimento al passato; come pure non c'è analisi del transfert o del
controtransfert. Non è quindi uno spostare la psicanalisi di Freud dal suo
lettino: e poi i tempi terapeutici sono fortemente abbreviati. In ogni caso
qualche affinità c'è e bisogna riconoscerlo.
La psicoterapia a indirizzo
cognitivo privilegia la ristrutturazione del campo nell'hic et nunc del momento
attuale. In fondo l'analisi transazionale opera lo stesso lavoro, facendolo
derivare dal concetto di adulto, che rilegge la realtà dosando con
intelligente equilibrio le istanze del genitore e del bambino. È dall'adulto
che, razionalizzando le varie situazioni, procede la possibilità di elaborare i
dati provenienti dagli altri due «stati dell'Io» e di adattare conseguentemente
la persona a una realtà meglio rivista e meglio cognitivamente organizzata
nelle sue varie articolazioni concrete. Una differenza, però, c'è e consiste
nel fatto che l'Analisi Transazionale fa riferimento alle tre strutture della
persona, che nella terapia cognitiva non vengono considerate come presupposti
teorici di base per la prassi terapeutica. C'è, inoltre, anche l'importante questione
del «copione», concetto fondamentale per l'Analisi Transazionale che dai cognitivisti
non è ritenuto essenziale nell'analisi dei processi disturbanti.
La psicoterapia a indirizzo comportamentale
si ferma al concetto dello «stimolo-risposta», arricchito da quello di
«rinforzo», che sta alla base poi del riflesso condizionato. Trascura, quindi,
il dinamismo interno della persona o la sua capacità di razionalizzazione della
realtà, chiudendosi in una visione meccanicistica delle strutturazioni
psicologiche. Anche l'Analisi Transazionale, col concetto di transazione,
sembra richiamare quello di «stimolo-risposta», solo che, a differenza del
behaviorismo, lo inse-risce in un contesto più ampio, quindi non isolandolo o
sezionandolo, costituito dalla relazione con i tre «stati dell'Io».
L'Analisi Transazionale,
dunque, ha affinità, ma anche diversità con i moderni indirizzi seguiti dalla
psicologia clinica. È indubbiamente un punto di riferimento, anche se non
ancora una sintesi. Si richiede tutt'ora un più approfondito lavorìo di
rielaborazione per poter dire di trovarci di fronte alla teoria unificante la
varietà dei suddetti indirizzi terapeutici. La strada, però, sembra quella
buona, anche se si presenta nel contempo molto lunga, e perché no?, ardua per
le numerose difficoltà che insorgono nell' armonizzare, senza mortificarne
nessuna, varie esperienze o vari modi di approccio alla polivalente morfologia
umana. Non so se si riuscirà, nel futuro, nell'intento, ma ciò non dispensa
dall'indirizzare tutte le energie in questa direzione, onde evitare un
frazionamento dell'unità fondamentale dell'uomo e conseguentemente la sua
eventuale manipolazione da parte di maldestri avventurieri del «particulare».
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(1) Ho escluso volutamente da questa divisione
tecniche come l'ipnosi, il Training Autogeno e altre consimili, perché più
attinenti all'ambito della psicofisiologia, perciò esulanti dal presente
discorso.
(2) Cr. W. Penfield, Memory Mechanismus, A.M.A.,
Archives of Neurology and Psychiatry, 67 (1952) 178-198.
(3)
Cfr.
N. Michele CampANozzi, Uomini
più. Principi di Analisi Transazionale, Pluridimensione, Bologna 1982, p.
16-17.
(4)
Cfr. Idem, o .c, p.
17-19
(5) Cfr. Th. Harris, Guida all'Analisi Transazionale,
Rizzoli, Milano 1976, p. 70-1.
(5)
Cfr.
N. Michele CampANozzi, o.c, p.
30.
(6)
(7)
Cfr. N. Michele CampANozzi, o.
c, pp. 36-41.
(8)
Cfr. in E. Berne, Ciao... E poi?, Bompiani,
Milano 1979, p. 100 e segg.
(9)
. M. James, D. Jangeward, Nati
per vincere, Ed. Paoline, Roma, 1980, p. 276 ss.
(10) Cfr:quanto si fa presso il Catexis Intitute di Jaqui e Moe Schiff.
Di Schiffi può leggere, a questo proposito, Analisi
Transazionale e cura delle psicosi, Astrolabio, oma 1980.
( Da "Rivista Pluridisciplinare della Nuova Medicina", Bologna, aprile 1984, pp.337-345)
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