Sfogliando con attenzione il Quaternus Excadenciarum di FEDERICO II, uno dei
pochi documenti rimasti dell'epoca sveva, si scoprono tanti particolari
interessanti che servono a ricostruire la storia dei nostri luoghi.
Per esempio, per quanto riguarda Civitate,
uno dei centri più importanti della Daunia in quei secoli (non si dimentichi
che è stata, oltre che sede episcopale, anche capoluogo della Capitanata dal
1059 al 1189), vj si fa cenno ad alcune Chiese presenti in Città, come quelle di Santa
Sofia, Santa Croce, Santa Maria, S. Pietro;
vengono menzionate vie, come quelle
di Sant'Angelo, San Leone, Santo Sepolcro, San Pietro, San Severo, San Paolo, Lesina; si ricorda l'esistenza del famoso ponte romano, ma anche della
Terra di San Paolo (l'attuale omonima cittadina), oltre che di alcuni
sobborghi (probabilmente quartieri) come il
borgo San Matteo e quello San
Simeone. Il tutto fa capire come dovette essere abbastanza grande ed estesa Civitate, come del resto florida
si doveva presentare l'agricoltura se si producevano in abbondanza olio, vino e grano.
All'epoca del censimento da parte della
Curia Imperiale i Giurati di Civitate erano, fra gli altri: MATTEO de CAMERA
(baiulo), de GUGLIELMO, GIOVANNI de PASCALIS, ZACCARIA, GIACOMO de EPISCOPO, BOVE, GREGORIO,
RAINALDO RUSSO, RICCARDO FERRELLI, BENEDETTO de CASALE, GUALTERIO de
AMBROSIO, GIACOMO CAPUANO, GUGLIELMO de
MANUPPELLO
(giudice), IPPOLITO (dominus), ANGELO de MAURIZIO, MATTEO d'AMATO,
RAINALDO ROSSO, MAURONE (sire), MATTEO de ALA-RINO,
FILIPPO (magister), MATTEO de RICIO, ROBERTO (notaio), UGO-LOTTO (procuratore).
Dei beni presenti nel
territorio dì Civitate
appartenevano alla Curia Imperiale 19 case
(con rendita di 68 tari), 22 fra
vigne e vignali (r. di 19 salme di
vino e 8 tari), 3 oliveti (r. di 3 once
d'oro e 15 tari), 8 orti (r. di 13 tari), 1 tenimento (r. di 10 tari), 1
censo (r. di 13 tari), 1 masseria detta "Lago" (r. di 2 tari), 31 terre (r. di
4 salme di seme e 13 tari) e 7
casalini.
Molte di queste proprietà erano state concesse, diremmo oggi
in amministrazione, ad alcuni personaggi strettamente legati alla Curia di FEDERICO II: GIOVANNI de PIETRO (valletto),
UGOLINO (scudiere), MALTISIO
(leopardiere), LORENZO e TELEMANNO
(castellano di Serracapriola negli
anni 1249-50).
Complessivamente all'Imperatore annualmente
andavano cespiti assolutamente non trascurabili: 144 tari (=2880 grani o
parti d'oro), 19 salme di vino (=litri 5428.68), 4 salme di seme (=kg 1504 di grano), 3 once
d'oro (=1800 grani d'oro).
Oltre a queste rendite da capitale, la Curia
Imperiale possedeva anche il diritto alla riscossione delle
decime e in maniera specifica su: 1 stabile, 13 vigne, 18
casali, 5 terre, 4 oliveti e 2 orti.
Tutto questo per fermarci solo a Civitate.
Per curiosità storica riporto ora alcuni nomi di
famiglie, riscontrabili ancora oggi nei nostri abitati circostanti:
PERRONE, GIACOMO MARCHESANO, BENEDETTO...
La
civiltà di un popolo si misura, oltre che dalle opere d'arte che ci sono state tramandate, anche dalla ricchezza
prodotta dalla laboriosità dei suoi
cittadini. Quella di Civitate, purtroppo,
è riscontrabile solo dai documenti,
per buona parte peraltro andati perduti,
e dai pochi resti archeologici (in passato anche questi saccheggiati).
Per concludere, qualche
domanda. Che fine ha fatto
a S. Paolo di Civitate l'antico Palazzo di Monsignore (un tempo residenza estiva dei Vescovi di San
Severo)?
Perché la Diocesi di San Severo non ripristina
nella sua attuale denominazione l'originaria titolazione di San Severo e Civitate,
conservata del resto per circa
quattro secoli? Non ne guadagnerebbe
la sua memoria storica?
|