Una città che ha un po' di memoria (e se questa non c'è, non è più una comunità civile) non dovrebbe mai dimenticare i suoi figli migliori.
San Severo conserva tesori d'arte e ha generato rinomati nomi d'artisti, ma chi più si ricorda di loro? Le istituzioni dovrebbero sempre tenere alimentate col ricordo queste fiaccole conoscitive, da trasmettere poi alle nuove generazioni non fosse altro che come stimolo a fare sempre di più e meglio, creando così maggiore civiltà.
Una di queste figure da non dimenticare è Riccardo Sparavilla, un pittore dai colori luminosi, innamorato della propria terra, dei suoi paesaggi campestri e montani, del suo cielo sostanzialmente benefico.
Sparavilla è nato a San Severo il 19 gennaio 1876 e qui è morto (alla ex Via Zingari 131) il 5 luglio 1949 nella più estrema povertà, tanto che i soldi peri suoi funerali furono racimolati, grazie all'interessamento del Comm. Antonio d'Amico, fra i suoi amici ed estimatori.
Uomo molto schivo, dignitoso, lontano dalla venalità o dalla ricerca spasmodica del facile successo, lo Sparavilla ha lasciato di sé delle opere pre-gevoli, come gli affreschi nella Chiesa dei Celestini (Madonna del Rosario, i quattro Evangelisti, gli an-geli) con i simboli e i fregi in essa contenuti (lavori questi eseguiti tutti nel 1921), la volta della sede del Centro Servizi Culturali in Via Tiberio Solis, gli affreschi e il restauro dei palazzi La Monaca e Pesante (in Piazza Allegato), i medaglioni nel Municipio, le molte tele raffiguranti scene campestri (specie grappoli d'uva). La sua pittura è ariosa, dalle reminiscenze bucoliche, fantasiosa e immaginifica, invitante quasi a sognare idilliaci siti nei quali la vita sembra fermarsi alla fase contemplativa. I colori tendono al chiaro, alle curve nella struttura delle figure, come a voler comunicare un amore mai detto verso ciò che non c'è ma che un tempo doveva pur esistere.
La sua pittura, proprio per questo motivo, mi sembra vitale, perché sa cogliere il positivo in tutto ciò che a noi, uomini distraiti nell'era della tecnologia e dell'informatica, troppo spesso superficialmente sfugge. Nel 1946 insegnò pittura alla Scuola di Disegno, fondata dal Comm. d'Amico, allora ubicala in Via Roma.
A parlare dello Sparavilla restano i suoi quadri. Mi auguro che San Severo non perseveri più nell'arte della dimenticanza
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