Visitare una "bottega d'arte" è sempre fonte di forti emozioni: è come incrociare un altro universo e lasciarsi da esso portare o fuori dal consueto o su altri scenari conoscitivi, che solo una nuova creazione può offrire. Così mi è capitato con il compianto amico
prof. LUIGI SCHINGO nel 1972 e con l'altro amico prof. DARIO DAMATO nel 1996: così è accaduto con l'ins. MATTEO GERMANO il 25 ottobre 2000.
Del Maestro GERMANO già avevo avuto il piacere di presenziare ad alcune sue mostre di scultura, oltre che dì ammirare alcune sue opere divenute ormai "pubbliche": il Contadino (Via A.Minuziano, San Severo), il Beato P.Pio (Piazza Cavallotti, San Severo, e Piazza del Popolo, Carpino), don Felice Candli (Piazzale antistante la Chiesa di Croce Santa, San Severo), i SS.Cosma e Damiano (Chiesa di Cristo Re, San Severo), Angelo Fraccacreta (Istituto Magistrale, San Severo), Giuseppe Verdi (Teatro Comunale, San Severo), don Antonio Lamedica (Parco della pineta, Torremaggiore), don Peppino Stoico (Chiesa della Pietà, San Severo), don Camillo Di Pietro (Casa Canonica, S. Paolo di Civita-te).
Avevo assunto con la mia coscienza l'impegno di "vedere" un po' più da vicino la sua arte con i relativi motivi ispiratori: oggi mantengo quell'antica promessa.
Devo dire subito che il panorama della sua produzione è molto più ampio di quello conosciuto e comprende altri busti bronzei come quelli dedicati a II Maestro (Cerignola), ad Angelo Fraccacreta (Scuola Elementare IV Circolo, San Severo), Carlo Luigi Torelli (Apricena), Giulia Catalano (Scuola Elementare di Via Menichella, Foggia), don Aldo Prato (Scuola Materna "Cristo Re", San Severo), Marcello De Filippis (Sede Banca Popolare di Milano-Aprice-na), Dante Grimaldi (Scuola Elementare di Via Ergizio, San Severo), Celeste Santagata (S.Paolo di Civi-tate), ì vari P.Pio a San Severo (Casa di Riposo "Concetta Masselli", Scuola Media "P.Pio", Scuola Materna "P-Pio") e a S.Giovanni Rotondo.
Altre opere si trovano presso alcune biblioteche (San Severo, Foggia) e in collezioni private (Australia, USA, Germania, Francia). Molte sono state le mostre alle quali ha partecipato e i riconosci-menti conseguiti: l'elenco sarebbe troppo lungo per un articolo di giornale.
Stando nella sua "bottega" ho avuto modo, però, di ammirare altri "pezzi" di raffinato valore artistico: il busto a Giorgio Almirante, la piovra di quello che PIETRO CITATI chiamerebbe il "male assoluto", i profili di Giovanni Paolo II e don Felice Canelli, il bassorilievo di una madre col figlio, i sei magnifici pannelli del portale progettato per il Santuario del Soccorso (San Severo), ma soprattutto i bronzei cavalli in miniatura, il Cristo crocifisso e le ter-recotte riproducenti la variegata umanità de! Sud.
Fare un'analisi estetica e critica di tutto questo è un'impresa ardua. Il Maestro GERMANO meriterebbe molto di più di quello che è stato detto, fatto e scritto. Mi limiterò qui solo ad alcune osservazioni che sanno più di immediata risonanza emotiva che di vero e proprio studio.
L'arte di GERMANO è complessa: classica e moderna, capace di modellare e mutare con rapida finezza tratti, volti e forme in sentimenti interiori, in pensieri sul mistero del teatro dell'amare, del soffrire e del vivere con una proiezione visiva davanti alla quale la parola resta afona e inizia il processo contemplativo, che conduce verso orizzonti che spingono la mente, come per la Pietà di MICHELANGELO, alla pacata meditazione sulle cose, il tempo e la storia. C'è l'infinita e lontana pazienza dell'uomo e della donna del Sud con quegli occhi vuoti, profondi e rassegnati, c'è l'abbraccio di CRISTO verso un mondo che reclama speranza, c'è la bontà di un P.PIO o di un don FELICE CANELLI che sembra farsi carico dell'umana fragilità, c'è l'implorazione al cielo di quei cavalli che nella loro scheletricità attendono ancora una redenzione dalla sudditanza a una terra non benigna, c'è la dolcezza ma anche la dignitosa fierezza morale di tanti personaggi che hanno lasciato un solco fra le pieghe di questo e di altri luoghi, soprattutto è presente l'animo dell'artista GERMANO nella sua ricerca appassionata, laica e religiosa (alla MANZÙ per intenderci) di un dialogo con la solitudine della realtà circostante, nel suo sforzo sincero teso a dare e a darsi un "senso", nella pluralità delle sue domande cui non sempre seguono risposte, nella dolorosa coscienza che l'arte, prima di essere tecnica, è una sfida alla pagina bianca del silenzio, quindi un atto di fede.
Per fortuna sua (e nostra), dal momento che non vive solo di committenza (anche se da essa in qualche modo si è comunque condizionati), il suo estro diventa tanto più liberamente creativo quanto più è espressione, parola e specchio del suo lo più segreto. Questo è quel Sud che, come con il catanese FRANCESCO MESSINA, sa produrre racconti vitali che vanno ben al di là dei ristretti confini provinciali
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