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I limiti della conoscenza umana/1 PDF Stampa E-mail
Indice articolo
I limiti della conoscenza umana/1
1. La prelettura biopsicocibernetica
2. Una epistemologia interdisciplinare
3. Il problema del flashback e della sorpresa
4. Il ruolo della teologia
5. I limiti della conoscenza umana

Il ruolo della teologia 

Stranamente dal moderno neopositivismo logico e scientifico la teologia è stata come relegata al ruolo di interpretazione e giustificazione di miti, leggende e credenze tipiche  di una società prescientifica, insomma una sorta di antropologia culturale o, peggio, di una costruzione fantasiosamente proiettiva  del desiderio ma che poggerebbe sul nulla. E invece non è così e per una serie di ragioni, che  a vario titolo a essa fanno riferimento o che ne postulano l'esigenza:
  • La vita dell'uomo non si esaurisce nel legittimo soddisfacimento delle sole esigenze di sopravvivenza fisica. C'è qualcosa di più definitivo a cui profondamente aspira e che non è unicamente frutto di una ricerca di compensazione psicologica che riequilibri la domanda dell' immaginazione o di una attività consolatoria finalizzata a rendere più tollerabile l'angoscia di ogni giorno. Ě nella natura di ogni essere conservare il proprio esistere, magari trasformato, ed escludere così il suo opposto, cioè il nulla. Nessuna affermazione può razionalmente conciliarsi con la propria autonegazione: o è o non è!
  • La stessa scienza insegna che nel micro come nel macrocosmo operano delle leggi e, come tali per definizione, queste non sono legate alla casualità. Senza di esse come si spiegherebbero le reazioni nucleari e, con largo anticipo previsionale, le apparizioni di comete, le eclissi, gli impatti con meteoriti o la possibilità degli stessi viaggi spaziali? La probabilità che dal caos, mediante la semplice evoluzione, possa venir fuori un po' di ordine è infinitesimale, se non nulla. Dunque ci deve essere qualcosa o qualcuno che in qualche modo interviene a regolare e a governare il tutto, onde evitare l'eterno avvitamento delle cose su se stesse o nel caos. E poi da dove avrebbe origine la materia? Da dove questa "particolare" composizione dell'universo conosciuto? In base a quale progettualità e con quali finalità evolutive? Le domande sono serie, anche se le risposte si presentano complicate.
  • La validità di un ragionamento è tanto più forte quanto più è aperta a una pluralità di informazioni da rielaborare e a un approccio il più libero possibile a esse da compiere. Da queste non sono escluse quelle relative al sacro e al religioso, naturalmente quelli "autentici", che nulla hanno a che spartire con la superstizione, la magia, l'esoterismo o la mitologia.
  • Tutte le "relazioni conoscitive" umane, sia di natura psicologica che sociale, si fondano prima sull'intuito e poi sul credere, quindi su un atto di fiducia, naturalmente da verificare sempre nei fatti. La fede religiosa è una di queste.
  • La scienza insegna che l'energia non va considerata come isolata dal suo contesto, ma inserita in esso perché in continua interazione con lo stesso (energia di campo). Analogamente vale per la conoscenza complessa, che non può aprioristicamente rimuovere l'apporto esplorativo anche della riflessione teologica.
  • La teologia con il suo rigore storico, archeologico e filologico può contribuire a illuminare alcune temporanee conclusioni scientifiche. Si dice che la scienza senza la fede (teologica) è zoppa e questa senza la prima è cieca. Stranamente, ma non tanto, oggi si assiste a una diffusa richiesta di incontro e di dialogo fra queste due istanze conoscitive, che solo apparentemente appaiono come fra di loro distanti.
  • La conoscenza, per essere valida, ha bisogno di aprirsi a 360 gradi, senza pregiudizi o preclusioni di sorta e senza chiudersi nei propri esclusivi schemi metodologici. Esiste anche altro sul quale interrogarsi, seguendo magari più fini e diversificati parametri d'indagine.
  • La chiara e netta percezione dell'assoluta inadeguatezza esistenziale e psicologica della finitezza della dimensione spazio-tempo con il conseguente profondo rifiuto della stessa e la necessità di prospettare una ridefinizione più "vera" al significato dell'essere e del vivere

Tenendo ben presenti queste elementari osservazioni, si nota subito come il ruolo della teologia sia quello di tentare di conferire, se non una spiegazione completa, almeno un senso e un significato a quanto accade attorno. Nell'ottica della Biopsicocibernetica si chiariscono con sufficiente linearità tutti i fenomeni psi, anche se molto c'è ancora da approfondire sulle modalità del loro accadimento, però esistono anche alcuni di essi che pongono domande, come, per esempio, le voci al registratore o alla radio, che non possono essere tutte ricondotte a eventi proiettivi o a elementi provenienti da fonti umane (radioamatori, suoni ambientali o messaggi militari, interferenze radio, influssi dell'elettromagnetismo cerebrale, il ventriloquio, ecc.).  In alcuni di questi si assiste a veri e propri dialoghi, coerenti nella loro logica sequenziale, con risposte sconosciute allo sperimentatore e spesso assolutamente inattese, lontane dalla sua normale cultura ed esperienza quotidiana, con espliciti riferimenti a realtà che sanno di invisibilità. La spiegazione del "perché così"  va cercata in altre fonti che non sono quelle esclusivamente umane o scientifiche. Poi c'è il fenomeno delle coincidenze, che, pur non rientrando fra quelli psi, pone domande sulla loro presunta casualità, perché sono convinto che nel vivere niente accade a caso, ma tutto segue un disegno talora ignoto alla ragione. Come si spiegano, per esempio, tanti fatti, come taluni incontri o eventi che contribuiscono poi a determinare una svolta nell'esistenza di una persona? E perché i fenomeni psi non si verificano in tutti, ma solo in alcuni soggetti particolari? Ma è veramente fondato e sensato asserire che il tutto si esaurisce nel solo visibile noto? Queste domande o questi "perché così" richiedono un tentativo di risposta a vasto raggio, che non può impedire "a priori" di andare anche al di là dei dati puramente sperimentali.



 

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