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Il pellegrinaggio: fra conoscenza e mistero PDF Stampa E-mail
L'idea e la pratica del pellegrinare sono antiche quanto la storia dell'umanità: un tempo si chiamavano emigrazioni, conquiste di nuove terre, consultazione di oracoli (la Sibilla a Cuma, Apollo a Delfi), oggi laicamente flussi migratori, turismo di massa, spostamenti di tifoserie sportive, raduni per maxiconcerti e, metaforicamente, visite ai luoghi del potere con conseguente richiesta di relativi benefici. Sono una costante dovuta a una serie di ragioni: la ricerca di luoghi più accoglienti per lo sviluppo della vita, la curiosità verso altre culture e civiltà, necessità di trovare stati e condizioni migliori per la sopravvivenza o una rapida scalata al successo, evasione dai consueti schemi di esistenza, cammino religioso verso mete ritenute sacre e rivelatrici di saperi e di risposte alla domanda di mistero. Nei fatti tutta la vita è un continuo pellegrinare, compreso quello determinato da motivi di lavoro: si sa dove si nasce, ma non dove si muore. Comunque anche la stanzialità non è mai disgiunta dalla precaria provvisorietà.
Nel presente lavoro mi interessa rivolgere l'attenzione soprattutto al pellegrinaggio di natura religiosa.
La definizione di pellegrinaggio indica un andare finalizzato, un tempo che l'individuo estrapola dalla continuità del tessuto ordinario della propria quotidianità (luoghi, rapporti, produzione di reddito), per collegarsi al sacro.
Il termine proviene dal latino peregrinus, da per + ager (=attraverso i campi), e indicava colui che non abita in città, quindi lo straniero, oppure qualcuno costretto a condizioni ridotte di civilizzazione.
Il suo uso posteriore, cioè il nostro, implica invece una scelta. Chi parte in pellegrinaggio non si trova a essere, ma si rende straniero, e di questa condizione si assume le fatiche e i rischi sia interiori che materiali, in vista di vantaggi spirituali, come incontrare il sacro in un luogo lontano, offrire i rischi e i sacrifici materialmente patiti in cambio di una salvezza o di un perdono per i propri errori, e, perché no, anche materiali, grazie alle avventure e alle occasioni che, strada facendo, non possono mancare.
Questa esperienza ha caratterizzato e caratterizza tutte le grandi fedi.
Ebraismo. Il pellegrinaggio indica il movimento verso un luogo speciale e in un momento speciale: è come inserire la persona o un gruppo, coinvolti dallo spostamento, in una dimensione spaziale e temporale diversa. La cultura ebraica fin dalle origini ha praticato e anche imposto con regole precise diverse forme di pellegrinaggio. L'aspetto più importante è quello delle tre grandi feste: Pesach (la Pasqua), Shavuot (la Pentecoste) e Sukkot (la Festa dei Tabernacoli). In queste tre occasioni c'era l'obbligo per ogni maschio adulto di salire a Gerusalemme a presentarsi con un'offerta nel Tempio al cospetto della presenza divina. La regola è prescritta ripetutamente nella Bibbia: nell' Esodo ai capitoli 23 (v. 17) e 34 (v. 23) e nel libro del Deuteronomio al capitolo 16 (v. 16). Tale norma fu osservata per tutto il tempo che il Santuario rimase in funzione. Nella storia successiva, fino alla distruzione del Santuario da parte dei romani, l'enorme affluenza di genti a Gerusalemme fu spesso causa di tumulti e ribellioni contro autorità locali e occupanti con conseguenti anche tragiche repressioni. Il pellegrinaggio festivo aveva, tra gli altri significati, il senso di una forte affermazione di fede, di riconoscenza per i doni ricevuti (la libertà, la Torà, la terra), di abbandono nelle mani del Signore, che, pur chiamando a Sé in un unico luogo tutti gli uomini, prometteva la sicurezza del Paese dalle minacce dei nemici esterni (Esodo 34,24), che anche in tempi biblici non mancavano. Nella Bibbia, però, abbiamo anche altri esempi di pellegrinaggi, magari meno intensi ma non per questo meno significativi, come l'incontro con grandi personalità (i Maestri). La distruzione del Tempio avvenuta nell'anno 70 d.C. costituì per gli ebrei una immane tragedia che cambiò le forme di una religione, privandola del suo luogo più sacro. Da quella data l'ebraismo è diventata una religione orfana di spazi sacri. Ora è rimasto solo un muro presso il quale piangere!
Buddismo. Tra i luoghi principali di pellegrinaggio frequentati dai buddisti sono da annoverare Lumbini (Luogo di nascita del Buddha); Bodigaya (Luogo di illuminazione del Buddha); Deer park di Sarnath (Primo discorso del parco); Shravasti (Luogo dove Buddha diede molti insegnamenti); Sankasya (Discesa da Tusita Heaven); Vailsali (Moykes offre del miele a Buddha); Kusynagar ( Luogo del trapasso).
Induismo. A differenza di tante altre religioni, gli induisti non sono tenuti a effettuare pellegrinaggi durante la loro vita. Tuttavia la maggior parte degli indù che possono permettersi un viaggio preferisce andare presso quei siti che rivestono un significato simbolico. Fra i principali: Ahobilam Ahobilam, Amararama Amararama, Attukal Attukal, Ayodhya Ayodhya, Bhavani Bhavani, Dwarka Dwarka, Hajo Hajo, Katra Katra, Tempio di Kukkie Subramanya, Tempio devi di Mundiradevi, Nashik Nashik, Panchavati Panchavati, Sangam, Tempio di Thirumanthamkunnu, Tempio di Trimbakeshwar Shiva, Vrindavan Vrindavan, Yamunotri.

Islamismo. Nei cinque pilastri dell'Islam è compreso il Hajj, il pellegrinaggio rituale, obbligatorio almeno una volta nella vita alla Mecca per chi ne abbia le possibilità fisiche ed economiche. Il Hajj va necessariamente compiuto nel mese lunare di Dhū l-Ḥijja, ultimo mese dell'anno islamico. A chi è impedito fisicamente, in tutti gli altri mesi il rito è chiamato Dumra, pellegrinaggio "minore" non obbligatorio, che si differenzia dal Hajj per la sua minor durata e per i suoi diversi e più semplici passaggi liturgici. Per quelli che hanno difficoltà fisiche è previsto che si possa delegare altri a farlo per sé, pagandone le spese Per quanto non contemplati dall'Islam, sono estremamente popolari i pellegrinaggi devozionali alle tombe di mistici e di persone ritenute di elevata spiritualità. Ciò avviene specialmente in Nordafrica e in Egitto, dove si celebra un elevato numero di mawlid, o giorno natale.

Cristianesimo. Nel mondo cristiano sono esistite due forme di pellegrinaggio, in seguito collegate e fuse tra loro: il pellegrinaggio devozionale e quello penitenziale. Il primo esiste fin dall'epoca paleocristiana e faceva parte del processo di conversione: si partiva verso Gerusalemme, dove si viveva da "stranieri" e da "esuli", magari fino al resto della propria vita. Un famoso esempio di pellegrinaggio devozionale fu quello compiuto da Sant'Elena, madre di Costantino I, nel IV secolo. Il pellegrinaggio penitenziale, o espiatorio, invece ha origini più tardive, nel VI e VII secolo, e consisteva, a causa di gravi colpe commesse (omicidio, incesto), nel vagabondare in continuazione vivendo di elemosine e girando nudi con ferri che cingevano mani e gambe. Le prime notizie di pellegrinaggi penitenziali diretti a una specifica meta risalgono all'VIII secolo. I pellegrini avevano anche alcuni segni non infamanti che li contraddistinguevano: il bastone (detto bordone), la bisaccia e i segni del santuario verso il quale si era diretti o dal quale si tornava, ben in vista sul copricapo o sul mantello. Gli imperatori carolingi scoraggiavano tali pratiche per ragioni di ordine pubblico e il reo pur di avere un'assoluzione certa, a motivo dell'eccessiva severità usata dai Vescovi diocesani, era solito recarsi a Roma per riceverla direttamente, e più facilmente, dal Papa. Con l'uso di andare a Roma dei pellegrini penitenziali, questi si sovrapposero ai pellegrini devozionali, che qui visitavano le tombe e le reliquie degli Apostoli Pietro e Paolo. Durante il Medioevo le due forme di pellegrinaggio si congiunsero fino a confondersi e a uniformarsi: ogni pellegrino cercava l'espiazione di qualcosa. Ai pellegrinaggi verso Roma e la Terrasanta nel corso dell'XI secolo la potente abbazia di Cluny si fece promotrice di un'altra destinazione: la città di Santiago de Compostela (Spagna), dove esisteva la (presunta) tomba dell'Apostolo Giacomo il Maggiore. Poiché i luoghi della Terrasanta erano in mano ai musulmani, i pellegrini cristiani potevano visitare la Città e le chiese pagando un salvacondotto. Dopo l'anno Mille i pellegrinaggi furono uno dei motori della ritrovata mobilità delle persone e favorirono anche il rinascere dei commerci. Le vie dei pellegrinaggi si attrezzarono con hospitalia (ospizi/ospedali), luoghi ove rifocillarsi e curarsi, se infermi.
A partire dal 1300, quando papa Bonifacio VIII istituì il primo Giubileo, ogni fedele cattolico è invitato a fare un pellegrinaggio nell'anno giubilare.
Principali luoghi di pellegrinaggio cristiano. Un tempo erano solo tre: Gerusalemme, Roma e Santiago de Compostela, dei quali i più famosi diventarono il "Camino Francés" per Santiago de Compostela e la "Via Francigena" (o Francesca o Romea) da Canterbury a Roma, attraverso alcune varianti di percorso. A questi tre pellegrinaggi si sono aggiunti quelli diretti ai vari Sacri Monti (Roma- Monte Sant'Angelo, seguendo la Via Casilina-Via Appia Antica-Via Appia Traiana: "Via Micaelica" o "Via dell'Angelo" o "Via Francigena del Sud"; Valle di Stignano-Monte Sant'Angelo-Santuario dell'Incoronata di Foggia: "Via Sacra dei Longobardi"; Mont Saint-Michel in Francia; Montecassino; Montevergine, in provincia di Avellino) e ai principali luoghi di apparizioni mariane: Guadalupe, Caravaggio, Loreto, Lourdes, Pompei, Fatima, Siracusa, Medjugorie. Oltre che a tali località legate alla Madonna si svilupparono anche quelli che facevano riferimento a Santi particolarmente importanti e popolari come San Francesco (Assisi), San Patrizio (Croagh Patrick, Irlanda), San Gerardo Maiella (Materdomini, prov.di Avellino), Santa Rita (Cascia), Santa Caterina (Siena), San Gennaro (Napoli) e oggi P. Pio (San Giovanni Rotondo).
I pellegrinaggi a piedi. Fino a un secolo fa tutti i pellegrinaggi si svolgevano a piedi. Oggi solo alcuni hanno mantenuto questa modalità: i più famosi sono quelli di Santiago de Compostela e quello di Częstochowa in Polonia. In questi luoghi i pellegrinaggi a piedi non si sono mai interrotti. In altri luoghi invece questo tipo di pellegrinaggio ha ripreso vigore dopo decenni o secoli come quello verso Loreto. Negli ultimi anni i pellegrinaggi a piedi sono in costante espansione sia come partecipanti alle singole iniziative che come numero delle iniziative stesse. Significativo in questo senso è il caso di Santiago de Compostela in cui il Cammino di Santiago ha ripreso un forte slancio negli ultimi 15 anni.
I tre maggiori pellegrinaggi medioevali davano diritto, a chi li avesse compiuti, a nomi e simboli tradizionali, così indicati da Dante nella Vita Nova : San Giacomo de Compostela (peregrini) con il simbolo della conchiglia; Roma (Romei); Gerusalemme (Palmieri) con il simbolo della palma.
A questi grandi pellegrinaggi vanno aggiunti quelli locali di natura propiziatoria (allontanare pestilenze, piogge o siccità e chiedere salute, sole o acqua), di ringraziamento per scampati pericoli o con la presentazione di doni votivi per una guarigione ottenuta.
Non manca poi la "Via iniziatica" connotata da un sottile simbolismo gnostico, come quella praticata presso i membri della massoneria, e a opera del Principe Raimondo de Sangro magnificamente rappresentata a Napoli nelle sculture della Cappella San Severo. Questa "Via", però, con la Rivelazione Cristiana ha poco da spartire.


Il pellegrinaggio, come si può ben notare, in tutte questa varie espressioni della religiosità, è stato sempre inteso non solo come un andare verso un luogo di culto riconosciuto per la sua eccezionalità, ma soprattutto come un cammino di purificazione. e quindi di conoscenza, per giungere il più trasparenti possibile all'incontro con il Mistero ivi rappresentato e contenuto. È come un desiderio di respirare il sacro nascosto nella bellezza delle composizioni artistiche con l'inconscio proposito di interrogarlo e contemplarlo per poi meditarne i contenuti. Tale cammino si è servito e si serve di tutti i mezzi e acquista un valore comunitario se compiuto in gruppo: a piedi in forma processionale, a cavallo, in autobus, in treno...È proprio dal "muoversi" che si avvia il processo di ricerca, di indagine sulla propria interiorità, di attivazione delle tante domande sul senso del vivere, di sviluppo di pensieri che vanno oltre la consueta quotidianità, di interrogativi sulla trascendenza, di volontà di accedere al grande panorama dell'Ignoto. Quello che avviene nella coscienza del singolo individuo non è dato sempre saperlo con precisione. Certamente, a parte l'inevitabile sensazione ispirata alla curiosità, all'interno dell'animo si deposita un profondo sentimento o di una particolare rivelazione o dell'attesa di un Evento (miracolo), comunque di un qualcosa di nuovo che dovrebbe cambiare in meglio la vita in futuro: è come una scossa che determina una svolta nella conduzione della propria esistenza o perlomeno lascia un segno nel tempo di una persona. Non sempre accade questo, ma qualcosa comunque rimane.
Qui ritorna l'idea del viaggio, con le sue soste e il suo proseguire, in direzione di una meta che per molti non è vista e vissuta come tale, perché si lasciano come trascinare da ciò che succede, ma per alcuni è una scelta illuminata da una prospettiva e frutto di un atto di volontà. Un viaggio porta così a scoprire sempre nuove realtà, ad ampliare i propri orizzonti vitali, a intraprendere nuovi itinerari dell'essere e del vivere, a tentare di attingere quell'Assoluto verso il quale tutti più o meno coscientemente si è orientati. Certamente si può anche viaggiare verso la morte e l'autodistruzione e anche questo, purtroppo, fa parte della follia umana o spinti dalla pigrizia a non voler deliberatamente ridisegnare la qualità dei propri comportamenti e quindi a non cambiare, perché lo star fermi spesso fa comodo, ma alla lunga può essere causa, anche se solo temporaneamente, di sofferenza.
Il viaggio richiama la metafora del volare sempre verso nuovi cieli: un volare "alto" che evita il pericoloso strisciare nella palude dell'appariscente rassicurante terreno.
Il pellegrinaggio, dunque, implica una sorta di liberazione dal quieto possesso di beni transitori, un procedere come nudi e spogli con il solo proprio essere, in compagnia del necessario e di ciò che veramente conta e che mai si perderà. Si lascia la strada del già percorso, del già acquisito, per imboccarne un'altra che in qualche maniera possa arricchire la vita del soggetto e della comunità. Tale potenziale miglioramento ha lo scopo di favorire il processo di evoluzione delle coscienze, perché lo stupore che un qualsiasi viaggio sempre genera è un possibile veicolo per superare i confini del già noto e intravedere la Porta che immette nel giardino della Bellezza e dell'Amore. La meta, seppur provvisoria, diventa così un simbolo e talora un mito dai quali originano nuovi pensieri, sensazioni forse prima mai provate, comunque emozioni che entrano a far parte della tela interiore della persona.
Oltre a questi viaggi/pellegrinaggi che chiedono preparazione e che si potrebbero definire positivi, ve ne sono anche altri che hanno ben altre valenze: sono quelli prodotti dal miraggio delle sensazioni (rave party...), delle illusioni e delle superstizioni (maghi, pseudoveggenti, falsi medium, cartomanti, sedicenti sensitivi). Questi ultimi, pur, per così dire, caricati di forti tensioni, alla fine tendono a risolversi in disillusione, in amarezza, in esperienza di deprimente vuoto e non rare volte in dilapidazione di tanti patrimoni e anche di morte. Ovviamente non si può pretendere o chiedere una risposta a chi soluzioni non potrà mai dare.

Il viaggio/pellegrinaggio in fondo è la metafora della stessa vita, cioè un continuo consumo di tempo e di energie, spesso un incessante correre non sempre verso la direzione giusta, un turbinio di affanni per cose talora perfettamente inutili, se non dannose. È come l'andare verso la fine di un'avventura, purtroppo unica e irripetibile, per schiudersi poi su altre onde vibratorie dove il pensiero e la sua attività creativa domineranno sovrani e finalmente liberi dalle cesoie dello spazio-tempo terreno. Ed è qui che si incontrerà la Risposta, cioè la Vita in perenne evoluzione verso altre forme di esistenza sempre migliori e superiori. Questo sarà il "vero" viaggio/pellegrinaggio: quello nel e con il corpo ne è solo una pallida quanto evanescente immagine.
(Da Il Giornale dei Misteri, ottobre 2010)

 

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