La Teologia degli animali |
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Sono internamente convinto che
tutti si è immersi nell'immenso oceano
di un Invisibile Ignoto e che nessuno è in possesso dell'ultima parola. Spesso
molti spunti di riflessione ci vengono da alcuni eventi certamente non casuali.
È quello che è accaduto a me. Un pomeriggio di luglio, dopo aver aperto per curiosità
una scatola per scarpe, mi sono imbattuto in un ‘esperienza diretta e personale
con un animale: era una tenera gattina di appena cinque giorni che, a suo modo,
chiedeva aiuto. L'ho raccolta, l'ho presa con me in casa e l'ho amata come un
dono di Dio. È lei che, superandomi nell'amore, ha dischiuso alla mia mente
nuovi scenari conoscitivi circa la presenza di un'anima negli animali e
conseguentemente è nato l'interrogativo relativo anche a una loro eventuale
immortalità. Perciò, entrata nela mia vita come un silenzioso e delicato frammento di cirelo pulito, le
sono e le sarò sempre grato!
A livello intuitivo in realtà
qualcosa del genere da tempo cominciava a prendere piede in me, ma ancora non
era sufficientemente supportato da un'attenta riflessione né scientifica e né
teologica.
La domanda sull'esistenza di
un'anima negli animali e quindi sulla loro conseguente possibile immortalità si
sta ponendo solo timidamente in questi ultimi tempi, grazie a qualche teologo
coraggioso (E. Drewermann, P. De Benedetti. L. Lorenzetti, M. Canciani, R.
Vignolo).
Lungo il corso dei secoli la
riflessione teologica è sempre stata orientata all'antropocentrismo.
Nell'Occidente cristiano, per esempio, durante il Medioevo si discuteva
addirittura se la donna avesse un'anima e qualche secolo dopo lo stesso
interrogativo riguardò i neri, come a voler giustificare la pratica della loro
tratta e la relativa riduzione in schiavitù di questi esseri umani. Nell' ‘800
un gruppo di Vescovi ancora si chiedeva se
gli indiani d'America avessero un'anima!
A questo punto premetto due
osservazioni:
1- La vita è una realtà molto
raffinata e ogni essere vivente porta con sé una "memoria" (anche se solo a
livello genetico). In alcuni di questi ultimi essa diventa "coscienza chiara"
(uomo), in altri "coscienza diversa" (animali). Quando c'è sia pure un barlume
di coscienza, allora esiste sempre anche un barlume di anima e quest'ultima non
cessa con la fine della struttura fisica.
2- Gli animali possono
essere distinti in due grandi categorie: quelli che agiscono come specie
associata (es. formiche, api, insetti...) e quelli capaci di stabilire un
rapporto affettivo individuale (es. animali domestici). Verso i primi
certamente è necessario un atteggiamento di rispetto per la loro conservazione
e la loro sopravvivenza. Per i secondi c'è da dire che l'uomo instaura con essi
una relazione di amore e di dialogo che spesso dura per tutta una vita. L'uomo
ama ed è riamato e il bene non si distrugge con la fine dell'esperienza
terrena: è come una scintilla divina che non si spegne e non può spegnersi. Per
"contaminazione" con quella umana, quest'ultima per "trascinamento" porta con
sé l'altra (quella degli animali), perché ormai parte di sé, della propria
esperienza vitale e della propria
identità e la felicità è lo scopo supremo dell'umanità.
Breve excursus storico
Sin dal Paleolitico
gli uomini, pur cibandosi anche di carne di animali, nutrivano un profondo
rispetto per lo spirito di questi ultimi. Una tale convinzione e pratica si
conserva ancora oggi nella cultura
religiosa africana di quasi tutte le etnie presenti in quel continente,
soprattutto nell'area subsahariana: essi pensano che oggetti e animali abbiano
anime o spiriti-anima.
Presso i Celti diversi
animali (gatto, toro...) erano oggetto di culto totemico.
I nativi d'America, che sulla spiritualità ci hanno donato esempi di
rara bellezza e lungimiranza, non hanno mai dubitato sull'anima degli animali.
Per i Maya tutte le cose animate
e inanimate erano abitate da una forza invisibile, spesso identificata con una
divinità di forma umana o animale e gli stessi dei erano capaci
di manifestarsi, a seconda delle circostanze, sia attraverso fenomeni naturali
che tramite animali.
Analoghe
riflessioni possono essere fatte per gli Aztechi
(Messico).
Presso gli aborigeni australiani (da oltre 60.000 anni) il carattere
distintivo della loro cultura è ''l'essere tutt'uno con la natura'', cioè in eccezionale armonia con la terra e i suoi
animali.
Nella tradizione
dell'Antico Egitto gli animali facevano parte della sfera degli dei e degli
uomini ed erano ritenuti immortali. Sul piatto della bilancia per "misurare"
l'uomo c'è anche il comportamento da questo avuto nei confronti degli animali.
In Oriente, presso gli Induisti e i Buddisti, vigeva e vige un sacro rispetto verso gli animali,
soprattutto per la mucca, per il motivo che in essi c'è l' "atman" (spirito divino), come anche essi
spesso costituiscono il luogo delle
future rincarnazioni umane
Nell'Islamismo alcuni animali, come il
cammello, erano considerati sacri, tanto che Maometto ordinò di dare sepoltura al proprio accanto alla sua
tomba (Raoudaht Scherif: il
giardino) per averlo poi sempre con sé
in Paradiso.
Nell'Ebraismo
il sacrificio animale aveva una funzione
"vicaria" dell'uomo: l'offerta cioè non riguardava un qualcosa di
diverso da se stesso.
Nell'ambito
del Giudaismo non ortodosso, questa
idea compare per la prima volta nel Libro
dei Misteri di Enoch (cap.58). Enoch è un viaggiatore dei cieli. In uno dei
suoi viaggi, arriva a un cielo in cui le anime degli animali querelano gli
esseri umani davanti al tribunale dei morti!
Presso i Longobardi
è stato addirittura ipotizzato che, all'interno del Volk dei Langbärten (=Popolo dei Longobardi), esistessero delle
vere e proprie Alterklassen (=Anziani
di classe) caratterizzate, ognuna, da diversi animali totemici . Si
comprendono, così i riferimenti a un dio quale figlio di una cagna, ad Ibor ed
Aion quali incarnazioni dello spirito del Cinghiale sacro, agli Ulfheðnar
cinocefali ecc...
Nell'antichità
alcuni Autori hanno parlato molto diffusamente sul tema degli animali: Epicarmo, Diogene d'Apollonia.
Nella storia del
pensiero umano si sono sviluppate due correnti di atteggiamento nei
confronti degli animali: da una parte quella che affermava l'assoluta
superiorità dell'uomo su di essi (Aristotele, S. Tommaso d'Aquino, Cartesio...),
perché egli è l'unico depositario della razionalità; dall'altra quella che
sosteneva il massimo rispetto verso di essi (Pitagora, Empedocle, Platone,
Hume, Leibniz, Voltaire, Bentham, Darwin).
Nel Cristianesimo, a fronte della rigida posizione di S. Tommaso, si
sono affiancate, però, anche altre convinzioni di segno totalmente opposto:
molti Santi eremiti e anacoreti, S. Francesco d'Assisi, S. Antonio Abate, San
Rocco, San Patrizio, P. Pio.
Nel Medioevo si levarono in
difesa degli animali alcune voci controcorrente, in verità isolate, come quelle
di Scoto Eriugena e Ugo da San Vittore.
Negli ultimi tre secoli la riflessione filosofica e, in parte, anche
quella teologica, con diversi Autori, ha
prodotto alcuni elementi significativi, che in qualche maniera hanno avuto
almeno il merito di aprire il dibattito sull'argomento: Perdies (1672), F. Lamy
(1698), De Boullier (1728), Baumgarten
(1739), G. H. Bougeant (1739), J.
Hildrop (1742), :R. Dean (1768), H. Primatt (1776), G. Leopardi (1812 e 1820), A,.
Allais (1891).
A questi studi sono seguiti vari
Convegni (come quello di Spoleto nel 1993), con l'Etologia molte ricerche di
laboratorio (K. Lorenz, D. Griffin, J.
Balcombe...).
Fondamentali, però, sono gli studi di due teologi contemporanei:
E. Drewermann (Sulla immortalità degli
animali, 1990) e di P. De Benedetti (Teologia
degli animali, 2007). Con decisione pongono all'attenzione di tutti questo
problema.
La coscienza civile, oltre all' ENPA (Ente Nazionale
Protezione Animali) istituito già nel
lontano 1872, in questi ultimi anni molte e benemerite iniziative ha prodotto a
difesa della dignità degli animali: WWF (World Wildife Found, 1961), Lega
Antivivisezione (1978), Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Animale
(1978), Legge italiana del 14 ottobre 1985, GAI-animali & ambiente (1995), Leggi
italiane dell' 11 febbraio 1992 e del 20 luglio 2004 (n. 189), vari Movimenti
Vegetariani (fra i cui associati spiccano le donne: il 70% in Europa e il 59%
negli USA).
Il processo di "emancipazione" degli animali nella storia,
come si può notare, è stato ed è molto lungo e, forse, lo sarà ancora nel
tempo. Ma qualcosa si sta finalmente muovendo!
Sul piano teologico
Il problema si pone in tre momenti storici: il disegno
originario di Dio, la frattura dello stesso, la promessa della restaurazione
messianica.
Nel disegno originario di Dio chiaramente si dice che Egli
creò piante, animali e alla fine l'uomo. A quest'ultimo affidò il compito di
"governare" e "custodire" gli animali e a tutti di cibarsi dei "frutti della
terra" (Genesi 1, 28-31). Sia l'uomo che gli animali sono "esseri
viventi", quindi dotati di un' "anima", grazie allo "spirito (soffio) vitale" ricevuto da Dio (Genesi 1,20, 24; 2,7).
Una osservazione. Dopo la
creazione degli animali secondo la loro specie la Bibbia dice: "E Dio vide che
era buono" (Genesi 1, 21). Sull'uomo
in particolare, pur essendo stato "creato a Sua immagine e somiglianza" (Genesi 1, 26), il giudizio invece viene sospeso! Da notare,
inoltre, che l' "immagine e somiglianza" di Dio per l'uomo non indica, in
quanto a qualità e importanza di vita,
unigenitura, ma solo primogenitura non escludente altre creature
viventi, a loro modo espressione dello stesso "soffio vitale" divino.
"... la superiorità dell'uomo sulle
bestie è nulla..." (Qohèlet 3, 20)
Questo disegno di amore e di pace
universale s'infranse con il peccato originale, ma Dio, nonostante tutto e il
conseguente diluvio (Genesi 7, 1 ss.),
continuò ad amare sia l'uomo che gli animali. Con l'alleanza stipulata con Noè
(Genesi 6, 18: "Io stabilirò con te la
mia alleanza") Egli ordinò che si salvassero tutte le specie di animali e
solo pochi uomini (i familiari di Noè), come a dire che i "fratelli minori" gli
stavano molto a cuore (Genesi 6, 18-21).
Sempre in Genesi (9, 9-10) tale alleanza è estesa anche agli
animali. Ma anche dopo il diluvio il patto, purtroppo, naufragò e Dio in un certo qual senso fu come
"costretto" a prendere atto del fatto che gli uomini non cambiavano e non
miglioravano: né diluvio e né alleanza erano serviti a scongiurare il male
della frattura. Non desistette,
però, nel suo intento di salvare la
storia e la creazione intera, ma in qualche modo dovette piegarsi e adattarsi
alla condizione dell' ignoranza e miseria umane, quasi tollerando (e non
scegliendo!) il male minore (sacrifici di animali: Esodo 29, 38 ss.; Levitico 1, 1 ss.; Levitico 11, 1 ss.): in quel
contesto culturale non poteva, forse, agire diversamente con l'uomo, però
proibì aspramente che almeno il sangue venisse utilizzato perché sede del Suo
"soffio vitale" (Genesi 4, 10;
Deuteronomio 12, 16 e 23-25; 14, 1 ss.). Fatta eccezione per la
consacrazione di tutti gli animali primogeniti (Esodo 13), nella Bibbia non vediamo il sacrificio di cani, gatti,
cavalli, muli o asini. A Dio, però, interessava, come evidenziato dai Profeti,
maggiormente e soprattutto la
conversione dello spirito. L'esegesi della Parola di Dio va fatta
contestualizzandola sempre al particolare momento storico. Del resto già lamentava
il profeta Geremia: "In verità, io non parlai, né diedi comandi sull'olocausto
e sul sacrificio ai vostri padri, quando li feci uscire dal paese d'Egitto." (Geremia 7,22). Lo stesso fanno notare S.
Paolo (Lettera agli Ebrei 7, 14 e 18), S. Ignazio di Antiochia ( Lettera ai cristiani di Filadelfia dell'Asia,
cap. 9) (+107), Barnaba (Padre Apostolico del 96).
Nel Vecchio Testamento ci sono molti luoghi nei quali si prefigura il
ripristino del progetto divino originario, segno che l'amore e la tenerezza di
Dio per le Sue creature più fragili e non certamente portatrici di peccato non
erano minimamente né scalfiti e né tantomeno cessati. Sulla bocca dei Suoi
profeti pose delle illuminanti e
commoventi premonizioni. Ne cito solo alcuni, che possono essere facilmente
leggibili sfogliando la Bibbia:.Osea 6,6;
Isaia 66,3; Isaia
1,11-12; Amos 5,21-24; ecc.
Dio preannuncia la restaurazione messianica: "Allora il lupo abiterà con l'agnello, la
pecora s'accovaccerà con il capretto, vitello e leone pascoleranno insieme,
sotto la custodia di un piccolo fanciullo. La mucca e l'orso pascoleranno
insieme e insieme riposeranno i loro piccoli, pure il leone e il bue mangeranno
l'erba. Il lattante giocherà alla buca della vipera e nel rifugio del basilisco
il bimbo divezzato allungherà la mano. Non si farà più male, non si farà più
guasto sul monte mio santo, perché il paese sarà pieno della conoscenza del
Signore" (Isaia 11, 6-9). Anche gli
animali, come l'asina di Balaam, potranno parlare: Numeri 22, 28 ss. E anche un cagnolino entra a far parte della
missione affidata da Dio a Tobia: "Il giovane Tobia partì dunque con l'angelo e il cane andò dietro di
loro" (Tobia 6, 1). Dio benedice gli
animali: Salmo 145. Anche gli animali pregano: Salmo 104, 20-21. Dio
promette la liberazione degli animali
dalla loro schiavitù: Ezechiele 34, 25-28.
Nel Nuovo Testamento con Gesù il tema del rispetto per gli animali si
propone in maniera chiara. Dio provvede da Padre a tutte le Sue creature: .Luca 12, 22 ss.; Matteo 10, 29. Gesù scaccia quasi con violenza i mercanti dal
tempio ("Ne Avete fatto una spelonca di assassini": Matteo
21, 12 ss.; Marco 11,17). Aggiunge Gesù: "Io voglio misericordia e non
sacrifici". (Matteo. 9,13). L'Eucarestia,
segno e Patto della Nuova Alleanza, è fatta di pane e di vino (Matteo 26, 26 ss.).
San Paolo parla di una creazione che "geme" nelle doglie di una
risurrezione. La creazione qui include tutte le creature, non solo l'uomo: Romani 8, 19-23.
Nell'Apocalisse si esprime ancora più chiaramente il concetto della
presenza degli animali nel progetto finale dei "nuovi cieli": "E davanti al trono come un mare di
vetro simile a un cristallo; in mezzo, davanti al trono e intorno al trono,
quattro Esseri viventi pieni di occhi davanti e di dietro. Il primo di essi è
simile a un leone, il secondo è simile a un vitello, il terzo ha la faccia che
sembra di un uomo e il quarto è simile ad aquila che viola." (Apocalisse 4, 6-7). E ancora al cap. 5: "E tutte le creature che sono in cielo e sopra
la terra e sotto la terra e sul mare, quante ve ne sono le sentii tutte che
dicevano: "A Dio che è assiso sul trono e all'Agnello sia lode, onore, gloria e
potenza nei secoli dei secoli! E i quattro viventi rispondevano: "Amen !" (Apocalisse 5, 13-14)
Parole meravigliose che non
hanno bisogno di commento!
Dell'argomento parlano anche
molti Padri della Chiesa: S.Giovanni
Crisostomo, (Omelie, 69), S. Clemente Alessandrino (Pedagogo, II), S.
Girolamo (Adversus Jovinianum 1, 3),
S. Basilio il Grande (Preghiera).
Da tutto questo sguardo d'insieme
molto sintetico si evince con sufficiente chiarezza e senza voler piegare i
testi, sacri e non, alla giustificazione
di una tesi che il progetto divino per l'uomo e la natura circostante, quindi anche
per i fratelli animali, era e rimane quello della loro conservazione e salvezza
da qualunque forma di violenza e di distruzione.
La redenzione continua
Molte cose oggi stanno cambiando
nella sensibilità umana e civile, ma c'è ancora molto da fare a fronte della
mattanza di milioni di animali che ancora oggi si persegue e a tutti i livelli.
La condizione animale ha bisogno di essere redenta: anche per essi Gesù è morto
ed è giusto che anch'essi partecipino alla gioia della Resurrezione.
Dall'antropocentrismo occorrerebbe passare al biocentrismo, cosa, peraltro,
sottolineata anche da recenti interventi della stessa Chiesa: Paolo VI (Udienze Generali del 14 e 28 maggio 1969),
Giovanni Paolo II (Lettere Encicliche "Redemptor
Hominis" del 4 marzo 1979 e "Sollicitudo rei socialis" del 1987).
Un nuovo impegno di civiltà, e di
riscatto, dunque, si impone: riconoscere e restituire a questi nostri fratelli
e sorelle minori il loro giusto posto
nella creazione, ridonando loro nome, diritto di cittadinanza, protezione e
amore. Come diceva San Francesco di Assisi, alla mensa di Dio si è tutti
fratelli e tutti canteranno il loro "Grazie" al comune amoroso Padre Celeste.
Perciò occorrerebbe saper
guardare con altri occhi la sofferenza degli animali, amarli, saper loro
parlare, difenderli dalle aggressioni e conservali, come meritano, nella vita,
che è un dono, oltre che per noi, anche
per loro. Non necessariamente le leggi dell'evoluzione impongono la morte, anzi
si può e si deve cooperare per la vita. Da qui la pratica del senso di responsabilità
da parte dell'uomo, al quale è affidato il compito di aiutare gli animali a
essere anche loro partecipi della gioia della Redenzione.
Mi piace concludere queste brevi riflessioni
con una tenera poesia del teologo P. De Benedetti dedicata al suo gattino che
si chiamava "Dove sei":
"Ti avevamo
chiamato Dove sei
perché a
questo appello tu venivi
e avevi scelto
che fosse il tuo nome.
Ma ora non
rispondi, e non sappiamo
dove sia la
tua anima pensosa
di grande gatto, che scrutava il mondo
con ansia,
confidando in pochi affetti
e fuggendo nel
sonno. Forse Dio
ti ha detto: Dove sei? Perché voleva
qualche cosa
di morbido nel grembo,
fra tanti santi un poco soffocanti.
Ma ti ha rapito a noi, che nel tuo esserci
credevamo che al mondo pur ci fosse
qualche spiraglio ancor di paradiso,
e che il creato fosse "molto buono".
La morte è amara, ma più amaro assai
è veder morire. Forse questo
potevi risparmiacelo, Signore,
ancora un po'. Ora conserva l'anima
piccolina del nostro Dove sei
per quando arriveremo, e se tu puoi,
consolaci.
Ma forse tu non puoi,
perché la morte è troppo anche per te. "
(Da
Nonsense e altro, p. 94)
(Da Il Giornale dei Misteri, dicembre 2010)
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