Introduzione
Da tempo l'argomento
della sensitività è oggetto di dibattito, anche se spesso questa tende a essere
confusa con la medianità. Ambedue hanno in comune due cose: le modalità secondo le quali si esprimono
(trance leggera o stato di veglia per la sensitività e trance quasi sempre profonda
per la medianità) e i contenuti (presunti
contatti con defunti).
Alcuni interrogativi qui si pongono come necessari:
esiste veramente la sensitività e in cosa essa consiste? Come si manifesta? Quali sono i meccanismi interni tramite i
quali si rende percepibile all'esterno? Relativamente ai contenuti: sono veri e
autentici o sono semplici proiezioni inconsce del soggetto? A queste domande,
nel presente studio, si tenterà di dare sinteticamente alcune risposte.
1. Esistenza della sensitività
In giro circolano tanti sedicenti "sensitivi", che sono
perlopiù di sesso femminile. Si sa che
l'animo della donna è particolarmente sensibile, recettivo e come tale spesso è
portato a fantasticare, a creare immagini e proiezioni di realtà molte volte
soggettive. Poi le amplifica con forti risonanze interne e dinanzi ai suoi
occhi si presentano come "oggettive". Questo quando si agisce in buona fede. Ma
non sempre è così. Più frequentemente accade di trovarsi di fronte a vere e
proprie costruzioni arbitrarie fatte passare per reali, magari sfruttando lo
stato di sofferenza e di attesa di chi
chiede un aiuto. In questi casi qualunque risposta sarebbe buona e
apparentemente convincente, come quella della Sibilla Cumana, e il tutto sembrerebbe ritornare, ma le cose
stanno un po' diversamente. L'arte dell'inganno, purtroppo, è antica quanto l'umanità
e, con i tanti mercanti di sogni e dell'occulto: il trucco è sempre in agguato!
La sensitività non è fatta di tante "visioni", di lunghi
e chilometrici discorsi, trasmessi da presunte Entità, da generare poi messaggi
invitanti al bene. Tali Entità non stanno certamente al sevizio del "sensitivo". Quando vogliono aiutare, esse hanno
altri modi per farlo e non sicuramente con il pagamento della cosiddetta
"seduta" "Chi" si serve dei "sensitivi", quando questi ultimi sono autentici, certamente
non lucra, ma semplicemente "dona". Indubbiamente il confine fra aldiqua e Aldilà
è estremamente sottile e quando il secondo si "rivela", lo fa comunque con le
anime semplici e trasparenti, non con chi pratica l'uso del guadagno.
E allora che cosa è la sensitività? Quando è vera, e sono
pochissimi i casi, essa è una particolare e gratuita "illuminazione" che invade la mente e la coscienza del soggetto e
gli fa percepire messaggi, scenari e presenze all'occhio normale non visibili e
non accessibili. Questo dinamismo suppone che il "sensitivo" sia una persona
equilibrata, armonica, mentalmente corretta e moralmente irreprensibile. La
struttura psicofisica di queste persone è necessario che sia ben amalgamata
nelle sue diverse componenti: pensieri,
emozioni e modalità percettive che si richiamino alla normalità. Vista
così, l'illuminazione è un "regalo" legato non tanto al soggetto in sé quanto perché
strumento per il destinatario della stessa.
Perciò non accade e non deve accadere "a volontà", su "comando" o su "richiesta":
semplicemente avviene. Il soggetto è
come "assunto" ad amico che "riceve liberamente" un qualcosa e lo
trasmette con altrettanta liberalità. È come se venisse a stabilirsi una osmosi
di contenuti significativi per tutti e
lo scopo è quello di migliorare la vita dei soggetti in gioco. Quindi sono escluse curiosità, pruderie,
interrogatori, evocazioni e, in genere, tutto ciò che sa di più o meno
mascherata costrizione. In questo senso l'illuminazione è un qualcosa che esce
fuori dai comuni parametri sensitivi e percettivi: è improvvisa e unilaterale.
Questa è l'autentica "sensitività": il resto risulta
spesso con l'essere un insieme di sceneggiate, dietro le quali non rare volte si nascondono interessi, inganni e magari
ricerca di prestigio personale.
2. Modalità nella sua espressione
Da un punto di vista "tecnico", il
concetto di sensitività si riferisce complessivamente a "quell'l'insieme
delle facoltà che permettono a un individuo di produrre fenomeni di percezione
extrasensoriale e di psicocinesi." La sensitività può manifestarsi sia in
stato di veglia che durante il sonno e in numerosi casi anche in stato di ipnosi
e di trance. La cosa poco chiara è da sempre stata la tipologia di persone che
possederebbero facoltà sensitive. Essa non sempre dipende dal sesso della
persona, dall'età, dalla costituzione o dalla sua intelligenza.
Probabilmente un fattore
riconosciuto è che questa facoltà può essere ereditaria: si pensi alle sorelle Fox, che avevano una zia
chiaroveggente, il famoso medium D. D.
Home era figlio di una sensitiva e come lui tantissimi altri soggetti
dotati di sensitività avevano ascendenze familiari con questa specifica
caratteristica. Certo è che questa facoltà può anche essere sviluppata con
molto esercizio e soprattutto con una forte volontà. Un soggetto sensitivo può
avere le sue "specializzazioni": "sensitivi" ad effetti "psichici" e "sensitivi" a effetti "fisici".
Il primo gruppo tende a
dimostrare le proprie capacità in casi di telepatia, chiaroveggenza,
precognizione, ecc.
Il secondo gruppo basa invece le
proprie dimostrazioni su fenomeni quali gli apporti, le materializzazioni ed
altro ancora. A loro volta queste due grandi suddivisioni vengono ancora suddivise
in numerose sezioni minori: psicometria, biorisonanza, ecc.
Molti studiosi hanno tentato di
classificare le tipologie di "sensitivi". La moglie del famoso J. B. Rhine le classificò in 4
principali
A.
Soggetti
intuitivi che "intuiscono" con certezza un fatto lontano nello spazio
e nel tempo;
B.
Soggetti
allucinati, che dimostrano facoltà visive, uditive o tattili in stato di veglia
o trance;
C.
Soggetti
a sogni non realistici, che vedono un evento lontano nello spazio e nel tempo
attraverso sogni simbolici;
D.
Soggetti
a sogni realistici, che vedono un evento presente o futuro e le modalità con
cui si svolgerà.
Infine, per quel che riguarda i
processi alla base di questo fenomeno, basta ricordare la concezione enunciata
dal Myers: "La sensitività è
l'attività originaria dell'Io subliminale o inconscio."
Da molte ricerche sembrerebbe possibile che la sensitività sia un processo
originario dell'essere umano che via via scompare facendo spazio alle ben più
razionali facoltà umane.
Un "sensitivo" è una persona che riesce ad avere delle
percezioni extrasensoriali o semplicemente ESP (acronimo dell' inglese
Extra-sensory perception).
Viene chiamata percezione
extrasensoriale o ESP, più precisamente psi, ogni ipotetica percezione che non
possa essere attribuita ai cinque sensi. Un sinonimo diffuso a livello popolare
è anche sesto senso. L'uso di questo
termine sottintende la ipotetica esistenza di canali di informazione estranei e
sconosciuti alla scienza e, infatti, gran parte degli studi al riguardo si
muovono al di fuori del metodo scientifico. Con la Biopsicocibernetica molto si
sta scoprendo in materia. Le percezioni extrasensoriali vengono chiamate in
modi diversi a seconda della loro natura: capacità di prevedere il futuro (precognizione),
capacità di percepire visivamente cose non visibili naturalmente (chiaroveggenza),
capacità di comunicare con il pensiero (telepatia).
Il campo di studio delle
percezioni extrasensoriali (e di altre manifestazioni psi come la psicocinesi) un
tempo era chiamato parapsicologia, oggi Biopsicocibernetica. La persona che si
ritiene possieda tali facoltà è detta "sensitivo" (o paragnosta, soprattutto
se collegato alla retrocognizione; medium se invece afferma di
comunicare con Entità spirituali come, ad esempio, i defunti).
Quindi un "sensitivo" in pratica
riesce ad accedere a livelli di coscienza superiore al di là dei 5 sensi che
tutti conosciamo.
Secondo alcuni studi, tutti sarebbero
sensitivi, perché ciascuno potrebbe entrare in uno stato di meditazione
profonda, cioè in uno stato modificato di coscienza, chiamato Alfa. Sarebbero
infatti le onde Alfa (onde del
sonno) che inducono uno stato alterato, pronto a ricevere informazioni da
canali extrasensoriali. Cosa c'è di vero? Di vero c'è tanto e ci
sono pure alcuni esercizi di facile applicazione per verificare la propria sensitività.
Allora è un problema? Direi che non lo è, ma ci troviamo solo
dinanzi a una realtà diversa. Alcuni (i "sensitivi") sono dotati di questo
potere in maniera naturale, ovvero riescono a portarsi alle onde Alfa in qualsiasi
momento senza impegnarsi troppo. Cosa che non riesce a fare la maggior parte
delle persone. Infatti raggiungere questo stato ed esserne coscienti per
guardare oltre quello spazio diventa molto difficile e non alla portati di
tutti.
Per meglio comprendere la dinamica della sensitività
alcuni qui introducono il concetto di chakra (=ruota, vortice). Questi
sarebbero vortici energetici che servono a far passare l'informazione dal
cosiddetto eterico al fisico. La pulizia di tutti i chakra principali (7 fino
al livello 3000 che diventano 12 a partire dal livello 4200) sarebbe importante
per sviluppare una completa sensitività. Seguendo questo criterio, possono
essere distinti 4 tipi principali di sensitività: la Chiaroudienza (capacità
di sentire i suoni dell'eterico), per la quale ha particolare importanza la
pulizia del chakra della gola; la Chiaroveggenza (capacità di vedere
immagini dell'eterico), per la quale ha particolare importanza la pulizia del
chakra della fronte; la Chiarosenzienza (capacità di
percepire le emozioni di un altro essere nell'eterico), per la quale ha
particolare importanza la pulizia del chakra della pancia; ed infine la Telepatia
(capacità di percepire i pensieri di un altro essere nell'eterico), per la
quale ha particolare importanza la pulizia del chakra della corona (sommità
della testa).
La sensitività sarebbe, dunque,
una prerogativa fondamentale nei fenomeni di precognizione.
Per il sensitivo è come avere una seconda vista in grado di scrutare qualcosa
che è scritto anche se ancora deve avvenire, per la ragione che il "tempo" non
ha confini e soprattutto non esiste.
Il tempo è quel fattore per cui "misuriamo" lo sviluppo biologico, determinandone
una divisione arbitraria. Diciamo che il "tempo" è passato, perché il bambino
diventa adolescente, poi adulto, poi anziano. Questo perché da quando era
bambino a quando sarà anziano la terra avrà fatto un certo numero di
rivoluzioni attorno al sole. In realtà, però, c'è stata solo trasformazione
biologica, ma l'istante è lo stesso. Tutti gli eventi sono collocati temporalmente
come sulla punta di un ago.
Celebre è la frase di Cristo nel
Vangelo: "Io vedo satana cadere dal cielo". Non io ho visto, io vedo, come se
la caduta di satana fosse un fatto che stesse avvenendo in quell'istante e non
già in tempo remoto.
Il "sensitivo", quindi, sarebbe
in grado di catturare con il suo terzo occhio quella parte che noi
chiamiamo futuro, ma è collocato esattamente con altri eventi su quella punta
di ago alla quale si accennava prima.
Facciamo un esempio concreto: le
famose carte Zener. In genere si usano con una persona che mescola le carte e
poi, senza mostrarla al "sensitivo", ne sceglie alcune in sequenza aspettando
che il "sensitivo" dica la sequenza delle carte. In realtà alcuni formulano
l'ipotesi che il "sensitivo" con il suo terzo
occhio legga la carta, ma l'ipotesi più probabile è che il "sensitivo" con
la sua seconda vista non veda la carta, ma veda il "futuro", cioè veda la carta
rovesciata dopo la sua risposta. Se il tempo non esiste, il "sensitivo" starebbe
semplicemente leggendo qualcosa che è già avvenuto in quel momento, ma che non
è stato ancora vissuto.
Qui si innesta il concetto di
chiaroveggenza: molti "sensitivi" non sono riusciti a sviluppare le proprie
capacità, la propria seconda vista, altri invece, con un grado di sensitività
maggiore, hanno avuto modo di "educare" questa facoltà extrasensoriale, al
punto che per loro diventa estremamente facile predire eventi futuri per altre
persone, spesso lontani diverse centinaia di chilometri.
Spesso tali persone si servono di
mezzi di concentrazione fra i più disparati: da cristalli a oggetti
particolari, alle superfici specchiate ecc.
Con frequenza si associa al concetto di sensitività
quello di medianità.
Per comprendere quest'ultima è necessario, anche qui, ricorrere alla
teoria dei chakra, riassumendo alcune ipotesi sui vari veicoli dell'uomo. Oltre
al corpo fisico, strumento visibile che la persona usa per scopi materiali, l'uomo
possiederebbe un corpo vitale composto di etere,
un corpo astrale (o emozionale) e una
mente.
Tutti questi veicoli (corpi) sarebbero concentrici e si presenterebbero
interconnessi l'uno entro l'altro, con i rispettivi Centri vitali (chakra)
opportunamente allineati, che facilitano alla persona la gestione dell'organismo
nel suo insieme con i relativi processi vitali definiti ragionamento, parola e
azione. L'Io di un individuo vivrebbe così entro tali veicoli e li utilizza per
poter fare le necessarie esperienze nella scuola della vita.
Sempre secondo tale teoria, nello stato di veglia l'Io, il corpo mentale,
quello astrale e quello vitale (eterico) interpenetrano il corpo denso e lo
circondano per uno spazio di alcuni centimetri creando una nube di forma
ovoidale detta "aura".
Durante il sonno (quando il corpo denso dorme) avviene la separazione di alcuni
veicoli. L'Io e la mente, rivestiti con il corpo astrale, si ritirano fuori dal
corpo denso e vi fluttuano sopra, mentre questo giace sul letto. L'Io con i
suoi veicoli sottili resta comunque unito al corpo eterico e al corpo fisico
addormentato tramite una sottile funicella di colore argenteo.
Subito dopo tale separazione ha inizio un processo di rigenerazione
energetica del corpo astrale. Tale corpo, dopo esser stato rivitalizzato nel
Mondo del Desiderio, può impartire energia al corpo vitale e questo, a sua
volta, può iniziare a purificare il corpo denso eliminando i prodotti di
rifiuto: per compiere un simile lavoro utilizza principalmente il Sistema
Nervoso Simpatico. Ne risulta che al mattino, quando con il risveglio il corpo
del desiderio, la mente e l'Io ritornano nel corpo fisico, lo trovano
restaurato e pieno di energia.
Va notato come nella morte, sempre secondo la teoria dei chakra, la
separazione fra i corpi sia uguale a quella che avviene durante il sonno. I
cosiddetti morti sono infatti costituiti dall'Io, dalla mente e dal corpo del
desiderio. Talvolta, per un certo periodo, essi rimangono coscienti del mondo
materiale che hanno abbandonato. Vi sono anche alcuni defunti che si tengono
aggrappati alla vita terrena e non si decidono ad apprendere le nuove lezioni loro spettanti: essi vengono
definiti "spiriti erranti".
Questi spiriti erranti non
hanno più un corpo fisico, ma desiderano ancora fare delle esperienze terrene,
si servono perciò di quelle persone i cui corpi denso ed eterico hanno una
debole connessione tra loro. Il grado di coesione fra questi due corpi non è
infatti identico per tutte le persone. Quelle aventi i corpi denso e vitale più
strettamente compenetrati sono i materialisti. Le persone, invece, che sono
poco attaccate alla materia hanno generalmente una debole connessione e possono
meglio rispondere ai mondi sottili. Ciò offre loro la possibilità di sviluppare
alcune facoltà psi, però non sempre ciò accade in modo volontario ed
autogestito. Questa sarebbe la medianità.
Avverte, però, a questo proposito Giuditta Denbech: "La medianità cammina sull'orlo di un baratro in cui luce e tenebra si
confondono. La collaborazione con le schiere celesti non ricorre a mezzi
pericolosi e rudimentali come la trance ad ogni livello, la telescrittura, il
ricevimento di messaggi medianici, la manifestazione del cosiddetto
"spirito guida". La collaborazione con gli Angeli è tutt'altra cosa,
infinitamente lontana da questi ingannevoli espedienti."
Che dire in merito a tutto ciò? Indubbiamente è un modo sottile di
intendere il modo come si manifesta la sensitività, distinguendola dalla medianità, ma non è certamente l'unico,
perché non include, per esempio, tutto quell'insieme di interazioni con l'intero
universo circostante (persone, materia vivente e non), del quale si è pur parte
integrante, come insegnato dalla Biopsicocibernetica. Più sotto si metterà più
a fuoco la questione.
3.
Ipotesi sui meccanismi operativi
Escludendo quella dei chakra perché incompleta, sostanzialmente
le ipotesi, che possono essere avanzate per spiegare la natura della
sensitività, sono riconducibili a tre: la Sincronicità, la Biopsicocibernetica e una
particolare "rivelazione" da parte
dell' "Oltre".
a. La Sincronicità. Con questa si attingono informazioni al cosiddetto
inconscio collettivo, nel senso che le esperienze di ogni soggetto in qualche
modo vengono depositate in questa grande memoria comune, alla quale alcuni
individui possono attingere i dati che loro servono in un particolare momento
del loro vivere. Con la Sincronicità è come se il soggetto mettesse in
comunicazione diretta se stesso, soprattutto nella sua parte inconscia, con la
fonte informativa, sicché i dati fluiscono a seconda del bisogno di apprendimento
o di necessità di una notizia. Essendo
lì, questa viene raggiunta con una relativa facilità e il soggetto è come se "vedesse", ripescandolo, sul monitor della sua coscienza quanto gli serve
e lo comunica, verbalizzandolo, all'esterno. Molti sono i fatti che
testimoniano una simile possibilità (Jung,
Pauli) e, quindi, non la si può scartare a priori. Con la Sincronicità siamo sul piano di una conoscenza di origine
ancora naturale, quantunque misteriosa.
b. La Biopsicocibernetica. Questa
nuova disciplina, elaborata da Enrico
Marabini, insegna che l'uomo vive in un "campo" di continue interazioni, sicché tanti fenomeni comunemente
definiti "anomali" in realtà non sono
tali, ma semplicemente eventi naturali.
Come premessa c'è da dire che la
natura di per sé è contenitrice e portatrice di miliardi di informazioni: le
particelle elementari e gli atomi, le cellule, le molecole, gli organismi viventi
con il loro DNA, la terra, l'universo. L'uomo è parte integrante di questo
immenso scambio di dati, sicché nulla vieta che molti di questi elementi
informativi transitino da un individuo all'altro in modo tale che viene a
crearsi come una "rete" unitaria ma
variegata. Perché ciò avvenga è necessario imparare a sapersi porre in "sintonia", cioè lasciare che si instauri
quella particolare "risonanza"
interiore che consiste nella disponibilità all'apertura al flusso informativo,
altrimenti l'interazione inconscia, che
poi tende a diventare conscia, non si genera. Il soggetto, allora, in queste
condizioni, capta il nucleo del dato sotto forma di immagine mentale o di
locuzione e lo trasforma in parola intellegibile, che andrà poi a comunicare
alla persona interessata. Ovviamente non si può escludere a priori la mediazione linguistica del "sensitivo" o la sua particolare
cultura, ma l'essenziale si offre ben
chiaro. La Biopsicocibernetica, in fin dei conti, introduce la grande
prospettiva di quell'unicum della
creazione, nella quale tutti si è inseriti e tutti fra di sé interagenti, con i
conseguenti fenomeni di natura cognitiva e cinetica.
c. L'Oltre. Entriamo qui nel grande Mistero
dell'Ignoto, che una intelligenza duttile e aperta non può escludere dalla sua
indagine. Ě la terza possibile ipotesi esplicativa del fenomeno e si presenta
sotto due forme:
1. Con
chi dialoga l'Oltre e in quali situazioni? In genere l'Oltre si rivela alle
anime semplici e trasparenti, cioè a quelle moralmente pulite e intellettualmente
oneste. L'atteggiamento interiore deve essere sempre quello del massimo
rispetto, dell'ascolto umile, scevro da qualunque pressione psicologica, non
frutto di interrogatori o di domande particolari, se non di aiuto e di
preghiera. L'Oltre non si sollecita, ma spontaneamente si apre, come
liberamente comunica a chi e quando vuole.
In quali situazioni? Generalmente
l'Oltre si manifesta nei momenti di sofferenza, di bisogno, ma anche in altri,
quando ravvede ch c'è necessità di conoscenza e di un po' di conforto. Dunque
l'atteggiamento del "sensitivo" dovrebbe essere quello del silenzio e della
discrezione.
Questa ipotesi non è da sottovalutare, anche se
occorrerebbe essere molto attenti a saperne individuare la natura e il
significato nell'eventuale messaggio che intende trasmettere. Il meccanismo del
quale si serve l'Oltre è l'illuminazione diretta del soggetto: informazioni
che, spezzato il "velo" dello spazio-tempo, si rende evidente e accessibile
alla comprensione umana.
2. La seconda forma, in questo caso
di sempre presunto contatto con l'Aldilà, sarebbe la medianità, distinta, come si è detto, dalla sensitività. Infatti,
mentre il medium si contraddistingue
per la capacità di comunicare con realtà non sensoriali, il "sensitivo"
si contraddistingue per la capacità di percepire tali realtà non
sensoriali. Talvolta un medium è
anche "sensitivo" e viceversa, ma esistono
"sensitivi" che non sono medium e medium
che non sono "sensitivi".
Per essere un buon "sensitivo", così come per essere un
buon medium, è necessario essere un
buon "canale", ossia
riuscire a trasmettere informazioni provenienti da altri piani di realtà. Non
sempre le informazioni "canalizzate" da un "sensitivo" sono però
effettive informazioni di altri piani di realtà. O meglio, un "sensitivo" può
anche filtrare le informazioni "canalizzate" attraverso paure od
illusioni presenti in sé, e spesso inconsce, al pari di un medium. La sensitività indica, dunque, la percezione di uno
qualsiasi dei piani non fisici dello spazio-tempo, non necessariamente da
identificare con quello dei defunti.
Se la caratteristica che contraddistingue la medianicità è l'impossessamento, quella che contraddistingue la sensitività è la
presenza di chakra puliti. Il "sensitivo", in altre parole, è tale perché i
suoi chakra eterici contengono una quantità minore di blocchi energetici, che
solitamente sono attaccamenti eterici verso altri esseri o luoghi ma talvolta
anche macchinari eterici appositamente posti in quella zona da parte di qualche
Entità eterica. Il medium, invece non
necessita, per essere tale, di chakra puliti.: mentre l'informazione
"canalizzata" dal "sensitivo" passa dall'eterico al fisico, quella
"canalizzata" dal me3dium
rimane nell'eterico.
E' per questo motivo che il medium cade in trance nell'atto medianico, mentre il "sensitivo"
no. Il "sensitivo", infatti, rimane perfettamente cosciente proprio perché l'informazione
percepita dei piani superiori di vita viene trasmessa al cervello fisico e
quindi elaborata dallo stesso in forma di immagini, sensazioni, intuizioni o
suoni. L'informazione del medium,
invece, sebbene possa essere filtrata dai corpi energetici del medium stesso, non raggiunge mai il
cervello fisico: è il corpo mentale del medium
che permette l'espressione verbale affinché comunichi una qualche notizia. Ciò
che viene impossessato, durante una
sessione medianica, non è infatti il corpo fisico del medium (che non subentra in alcun modo nella comunicazione
medianica), bensì uno con più fonti energetiche superiori allo stesso.
La sensitività, dunque, sarebbe una facoltà attiva, la medianicità, invece, una passiva. La medianicità richiede una forte dipendenza
del medium dalla sfera superiore
(ossia deve essere fortemente sradicato dalla Terra), la sensitività non
richiede tale dipendenza, sebbene possano esservi persone molto dipendenti da
realtà superiori e nello stesso tempo "sensitive".
Su tutto questo secondo e complesso modo di intendere la
terza ipotesi, cioè la comunicazione da parte dell'Oltre tramite la medianità, sorgono non poche
perplessità. "Chi" è la "persona" o la presunta Entità che comunica? Perché*
c'è bisogno dell' "impossessamento"?
E la libertà del medium? L'essere "strumento" implica, forse, la
sospensione o, peggio, la distruzione, anche se temporanea, della identità? È
veramente l'Oltre che "parla", o la parte migliore e più evoluta di esso, o non
piuttosto l'inconscio del soggetto? "Chi" veramente produce i fenomeni
"fisici", come la tiptologia, la psicografia, gli apporti, i movimenti del
classico bicchierino e altro? Perché il tutto deve svolgersi nell'oscurità?
Solo per un risparmio dell'energia circostante presente nell'ambiente? Ma
l'Oltre non è più "semplice" e meno complicato e soprattutto non genera, forse,
serenità e pace? E si potrebbe continuare. Un po' di cautela, dunque, in questo
discorso non farebbe male!
Le tre ipotesi, allora, con le osservazioni fatte sulla seconda
parte della terza, vanno tenute sempre ben
presenti e di volta in volta saper discernere e distinguere la verità della
"fonte" dalla quale il tutto proviene.
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