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2013: Anno della Fede PDF Stampa E-mail

Su questo argomento ritengo sia cosa utile portare  una breve riflessione teologica.
Innanzitutto c'è da dire che la Fede è sostanzialmente un libero dono offerto a tutti quelli che lo chiedono, è cioè il "credere" in una Realtà che nella sua globalità sfugge alle nostre limitate possibilità conoscitive, ma che si è incarnata nel mondo della storia nella persona di Cristo: è Lui che manifesta concretamente l'Invisibile e lo rende fratello del nostro non facile cammino terreno. Questa Realtà (Dio) non è assolutamente estranea o lontana dall'uomo, anzi è a lui connaturale come l'aria ai polmoni e lo avvolge con il Suo Immenso Amore, rendendosi presente con la Sua voce soprattutto  nel silenzio della coscienza: è qui che si stabilisce un "contatto" e si percepisce la Sua tenerezza di Padre. Basta saperGli parlare con semplicità e trasparenza, con quella "fede directa" alla quale accennava S. Francesco, ed Egli risponde, perché nella Sua bontà si svela "ai puri e ai semplici di cuore" e di mente. Questo lavorio interiore è connesso non tanto all'uso degli  strumenti propri della ricerca razionale, quanto a quelli derivanti dalla capacità ermeneutica di saper scoprire, leggere e decodificare i "segni" e gli "indizi" sparsi un po' ovunque, soprattutto nella Sua Parola rivelata all'umanità: è nell'apparente vuoto di legami ma non di relazioni fra di essi che si può cogliere, se si è attenti, la Presenza e la vibrazione del Suo Essere e quindi realizzare  un intimo incontro con Lui. Ma occorre intuire tutta questa complessa dinamica e soprattutto è necessario porsi con "nudità" psicologica dinanzi a una tale Immensità: solo allora si possono afferrare la Sua Bellezza e il valore del vivere come la profonda "sapienza" della Fede, che naturalmente spinge poi al cambiamento nella qualità delle proprie scelte e del personale modo di agire. Non si dimentichi che a un tale contatto si perviene anche nell'ambito della fisicità con il Sacramento della Eucarestia. Perciò l'ateismo è solo un mascherato meccanismo di difesa, non certamente una conclusione convinta originante dal nucleo dell'Io: "Homo est naturaliter religiosus".
Questo è il significato fondamentale ed essenziale della riflessione sulla Fede, in questo anno a essa dedicato con la Lettera Apostolica/Motu proprio "Porta fidei" di Papa Benedetto XVI dell'11 ottobre 2011, con inizio dall'11 ottobre 2012 (cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II e ventesimo della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica) e il termine il 24 novembre 2013. Già nel lontano 1967 Paolo VI, in occasione del XIX centenario del martirio dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, aveva indetto un altro analogo periodo di approfondimento religioso. Il tema centrale dell'anno della Fede è quello della "Nuova evangelizzazione" da proporre a questo mondo, soprattutto a quello occidentale, per buona parte secolarizzato, impoverito nelle idealità e nello slancio e in preda a un diffuso relativismo etico, nonostante la drammatica domanda di sacro e la struggente nostalgia di ciò che per interessate motivazioni si vuole che sia superficialmente negato. Da parte di molti stranamente non si riesce ancora a comprendere come tra Fede e Scienza non c'è alcuna inconciliabilità, ma solo una integrazione che rende più ricco il panorama delle informazioni per l'intelligenza.
Nell'omelia della domenica 5 maggio 2013 Papa Francesco ha sintetizzato in tre concetti il percorso da seguire: evangelicità, ecclesialità e missionarietà, che, tradotti, significano "fedeltà incondizionata e coerente al Vangelo", "apertura e servizio alla comunità nella quale tutti sono da considerare fratelli" e "testimonianza generosa e gioiosa del Messaggio di Amore di un Dio dialogante con l'umanità, specialmente con quella più povera materialmente e spiritualmente". Nel suo invito ai giovani il Papa spronava a sognare in grande un futuro migliore, a andare contro corrente, a essere se stessi nella difesa della vita, nella promozione e costruzione coraggiosa della pace e della giustizia ("Non muri, ma ponti") e soprattutto nell'imparare a "sapersi accorgere dei bisogni degli altri": questo è il " credere" con i fatti.
In questa nostra epoca così confusa e ferita da tante incertezze e dubbi, occorrerebbe riscoprire queste fonti fresche e genuine del vivere e lasciarsi docilmente guidare dal "soffio dello Spirito", che conduce l'uomo a respirare le vette pulite della autentica e vera "Conoscenza", perché la Fede è conoscenza completa "oltre i confini del visibile", in un abbraccio umile e fraterno con l'intera creazione da "custodire, accarezzare e governare" con rispetto unito alla calda luminosità della Carità che salva e dà un senso ultimo a quanto attorno esiste. Non ci si può, dunque, ritenere né orfani e né soli, perché Dio non è un'astrazione né un refuso superfluo, ma Colui che spiega e protegge il "perché" del nostro "esserci"! Porsi su questa linea implica, però, la continua attivazione del processo di "conversione"  (= volgersi con) verso la Trascendenza, e quindi al Divino. Se si avvia con sincerità tutto questo, ci si accorge allora che, passato l'inverno, la vita riprende chiarezza e sostanza e diventa sensibile nobiltà interiore, disponibilità all'ascolto, a capire e a perdonare, sereno distacco dalle ambizioni di varia natura e dai beni lussuosi della terra, deciso impegno per una presenza profeticamente "diversa" nella comunità della storia, delicato raffinamento del proprio pensare, anticipo anche nel tempo del Grande Futuro Progetto (la nuova Gerusalemme), "segno" del "nuovo uomo" rigenerato dall'impegno derivante dalla individuale, originale e irripetibile chiamata a essere "altro
Questa è la sostanza della Fede e questo è il reale senso che bisognerebbe dare  a questo particolare anno e a tutte le iniziative liturgiche, di preghiera e di lettura e meditazione della Parola a esso collegate sia a livello di Chiesa universale che locale.  Il resto agli occhi di Dio non conta, perché è solo espressione di una miseria da redimere e da riportare sul piano di una ritrovata più alta "dignità" da salvaguardare e far  evolvere in direzione del sentiero della Luce di una "Speranza Certa" (S. Francesco).

 

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