Non dire falsa testimonianza |
|
|
|
Il testo dell'ottavo Comandamento
si ritrova nel Libro dell'Esodo al cap. 20, vss. 16: "Non pronunciare falsa
testimonianza contro il tuo prossimo". Si legge nei Proverbi: "Il testimonio verace salva delle vite, ma
chi spaccia bugie non fa che ingannare" (cap. 14, vss.25) e
ancora: "Come un pazzo che avventa
tizzoni, frecce e morte, così
è colui che inganna il prossimo" (cap. 26, vss. 18-19). Gesù preciserà: " Fu detto agli
antichi: "Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi
giuramenti" (Mt 5,33).
E San Paolo scrive nella Lettera agli Efesini al cap. 4, vss. 25: "Perciò, bandita la
menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri".
Nelle citazioni di sopra, come si
può notare, esplicitamente si fa riferimento al tema della verità che occorre perseguire
sempre con rettitudine e promulgarla e dirla in ogni circostanza, specialmente
in quelle nelle quali è in gioco e in pericolo la vita del prossimo e
quest'ultimo ha diritto a conoscerla in tutta la sua interezza. Dio è Autenticità
e Trasparenza e così vuole che siano i Suoi figli: puri, limpidi, senza
contorsioni mentali, internamente puliti nella loro singolare originalità. È quello
che un giorno Gesù dirà ai suoi discepoli: "Sia il vostro parlare si, si, no,
no" (Mt 5, 37).
Il concetto di verità, pur
essendo quest'ultima una tendenza conoscitiva naturale dell'uomo, oggi viene
perlopiù immiserito e sciolto in tante contraddittorie dichiarazioni che dicono
tutto e il contrario di tutto. Ciò che si afferma il giorno prima viene spesso sistematicamente
smentito il giorno dopo, come fosse un diversivo intellettualmente e moralmente
corretto, quando invece costituisce la negazione di quella elementare coerenza
che dovrebbe sempre essere alla base e caratterizzare l'agire quotidiano di
ogni creatura umana.
Questo discorso trasferito
nell'ambito della testimonianza, soprattutto se prestata sotto giuramento,
diventa molto delicato, perché, se usato in maniera inadeguata, disinvolta o,
peggio, stravolta, può determinare pericolosamente il destino e la rovina di numerose
esistenze. E questo non è assolutamente ammissibile né è consentito a nessuno
che voglia definirsi parte di un contesto civile di umanità. Quanti innocenti in
passato hanno sofferto e tuttora soffrono per questo e quanti colpevoli
circolano liberamente indisturbati per strada, quasi arrogantemente fieri della
propria immunità: al danno di alcuni si aggiunge così gravemente e pesantemente
la beffa praticata da altri. E il mondo in tal modo viene scritto alla
rovescia, come fosse un panno da rivoltare a piacimento come meglio e più
utilitaristicamente si crede.
Il Comandamento di Dio invita
allora alla chiarezza, al rispetto per la dignità di ciascuno, all'attenzione
per le esigenze di giustizia che dovrebbero sempre guidare le scelte di ognuno.
Non si può e non si deve mai scherzare con il presente e il futuro del
prossimo, figlio di un progetto che trascende il tempo e lo spazio, come anche le
decisioni sovente sbagliate degli altri.
Riconoscere umilmente una colpa è un dovere di onestà, come il
contribuire a definire e a ristabilire la verità delle cose è un obbligo umano
prima che etico: non si possono lasciare le situazioni marcire nella penombra o
nel dubbio quando magari si sa bene come sono andati o come stanno realmente i
fatti. Dio e la dignità della persona non andrebbero barattati con queste
oscillanti e colpevoli ambiguità o con le tante furbizie poste in atto per
nascondere la propria interiorità o per non sottomettersi a un giudizio
obiettivo.
Il Comandamento divino, dunque,
saggiamente sollecita a conservare integri se
stessi nella propria identità: fuori di queste qualità c'è
l'affossamento del proprio essere, la morte del linguaggio della speranza e
della certezza e la sconfessione della irripetibile chiamata a una esistenza
che abbia un senso di significativa luminosità. Mai perdere di vista il
rispetto per la propria persona e la sacralità della parola, senza mai tradirle
con la falsità: è una questione di riconoscimento dell'irrinunciabile e
prezioso valore della coscienza! (La Gazzetta di San Severo, 13 settembre 2013)
(La Gazzetta di San Severo, 13 settembre 2013)
|
|