La radice e l'origine del primato di
Pietro e dei suoi successori, cioè i Papi, sono da ricercarsi direttamente nei
Vangeli (Matteo e Giovanni) e negli Atti degli Apostoli. Gesù ha voluto una sua
comunità (Chiesa) alla quale lasciare in deposito il Suo messaggio in vista
della sua trasmissione nel tempo. Perciò scelse dodici Apostoli, cioè i
discepoli più fedeli, ai quali affidò il compito di annunciare la “Buona
Novella”, riservata in un primo momento al popolo di Israele e poi a tutti gli
altri. A tale comunità, poiché una qualche organizzazione gerarchica pure era
necessaria darle (Atti degli Apostoli: episcopi, presbiteri, diaconi), fu
preposto come guida Pietro: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia
Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa…” (Matteo 16, 13
ss.; cfr. anche Giovanni 1, 42), “Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle…”
(Giovanni 21, 15 ss.). Un simile primato era riconosciuto da tutti gli Apostoli
(cfr. Atti degli Apostoli).
Come si sa, Pietro si recò a Roma e divenne
capo di quella chiesa: in tale città morì durante la persecuzione di Nerone (67
d.C.). Da quel periodo ebbe inizio la successione degli “episcopi” di Roma,
eletti da quella comunità (fino al sec. XIII, quando la scelta fu riservata al
Conclave dei Cardinali), nel primato di Pietro sulle altre comunità cristiane
(Lino, Anacleto, Clemente… fino a Benedetto XVI, 265° della serie). Il ministero
di Pietro è noto sin dai primordi della Chiesa, ma soprattutto esiste una
prassi. Verso l'anno 90 d.C. il papa Clemente I inviava una Lettera alla
comunità di Corinto minacciata da una scissione e ciò dimostra la responsabilità
della Chiesa e del vescovo di Roma. Tale centralità, intesa come punto di
riferimento universale per la cristianità, è chiaramente documentata già nel II
secolo, quando scoppiò la disputa sulla festa pasquale. Nel Concilio di Nicea
del 325 d. C. il primato è riconosciuto a tre sedi: Roma, Alessandria,
Antiochia. Roma, però, ha la priorità. I delegati papali, infatti, sono sempre
ricordati per primi negli elenchi dei partecipanti ai vari concili, perché Roma,
appunto, è accettata come “prima sedes” non solo come funzione di governo ma
soprattutto come elemento di guida. Non a caso, durante la crisi dovuta
all'eresia ariana, Sant'Atanasio trova nel papa del tempo il suo sicuro e
autorevole interlocutore al quale chiedere un parere definitivo. Lungo il corso
dei secoli, con un processo lento e con l'acquisizione anche del potere
temporale (primi possedimenti a Roma, Stato Pontificio e poi Città del
Vaticano), si è andata creando la tradizionale struttura del papato, come
l'osserviamo noi oggi, anche se nella storia ha conosciuto e subito non pochi
scandali e molte divisioni traumatiche (antipapi, corruzione, scismi di Oriente
con Fozio e di Occidente con Lutero). Il Papato, pur inserito con la sua
funzione teologica e pastorale nel contesto del mistero della Fede, comunque si
è evoluto e si evolve nel tempo e molti eventi e fatti sono sotto i nostri
occhi: dall'uso del plurale “Noi” all' “Io”, dalla sedia gestatoria all'andare a
piedi, dalla cerimonia di incoronazione a quella più semplice di avvio del
pontificato, dall'inquisizione e dalla preminente condanna all'umile richiesta
di perdono, dalla netta chiusura all'ecumenismo…
L'osservazione che
questa istituzione per oltre duemila anni, nonostante tutto, ha resistito e
resiste bene, anzi il suo prestigio ogni giorno sembra accrescersi sempre di
più, dovrebbe far riflettere seriamente sulla sua natura, che non può essere
solo umana: tutti gli imperi, i regni e i poteri forti sono crollati nei secoli,
questa realtà ancora sussiste. E ciò stupisce per la sua non casualità.
(da 'Il Giornale dei
Misteri')
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