In
letteratura esperienze di pre-morte sono state raccontate da Ch. Dikens
(Il canto di Natale), V. Hugo (I miserabili), H. Hemingway, Th. Wilder...
Ne parla anche "Il libro dei discorsi" dei Mormoni.
La prima
citazione bibliografica risale al 1930 ad opera di Pfsister. Studi
approfonditi, però, sono stati condotti avanti solo in questi ultimi
decenni. Ne ricordo i principali: nel 1966 Prince e Savage
(=regressione al servizio dell'Io); nel 1967 Comer (=privazione
sensoriale); nel 1970 E. Kubler-Ross (si studia un centinaio di casi);
nel 1976 Noyes e Kletti (concordano con Comer); nel 1977 K. Osis e
Haraldson (su 900 casi esaminati fra l'India e gli USA dimostrano che
alcool, farmaci e droghe leggere e pesanti producono effetti diversi
dalle esperienze di pre-morte) (50); nel 1978 Graf Halifax
(identificano il tunnel e la luce con la riattivazione dei processi di
nascita); nel 1978 M. Rawlings (esperienza di pre-morte come fatto
sgradevole); nel 1980 K. Ring dell'Università del Connecticut (fa un
primo bilancio su un centinaio di casi); nel 1980 B. Greysan e
Stevenson (dimostrano che la deprivazione sensoriale, i fattori
culturali e le reazioni allo stress spiegano solo in parte i fenomeni
di pre-morte); nel 1981 C. B. Baker (studia molti casi in Cina); nel
1982 lo stesso Baker (confuta l'ipotesi della riattivazione dei ricordi
della nascita, sostenendo che il cervello del neonato è
fisiologicamente incapace di "fissare" i dettagli e poi non
spiegherebbe comunque l'autoscopia, l'osservazione cioè del proprio
corpo come "estraneo" a sé).
A questi dobbiamo aggiungere gli
studi di W. Barrett, di E. Bozzano, di P. Giovetti, di A. A. Sodano
(per il quale tali fenomeni sono soprattutto di natura cenestesica,
come visione della stanza, del medico...e trascendente, come tunnel,
luce...) e soprattutto di R. A. Moody jr.
Gli elementi comuni
che emergono da tutti gli studi citati su queste esperienze di
temporanea "morte clinica" sono riconducibili ai seguenti: serenità,
leggerezza, cessazione di ogni forma di dolore, ambiente rassicurante e
luminoso, incontro con persone care (parenti, amici), film della vita.
Lo
studioso Gallup jr., come riferito dal Moody , ha tracciato una
percentuale di frequenza di tali elementi raccontata dai soggetti
interessati (persone di differenti età, sesso, cultura, luogo e
religione):
· Abbandono del corpo (26%)
· Esatta percezione visiva (23%)
· Suoni e voci ben distinti ( 17%)
· Senso di pace e assenza di dolore ( 32%)
· Fenomeni di luce (14%)
· Esame della propria vita (32%)
· Coscienza di essere in un altro mondo ( 32%)
· Incontro con altri Esseri di luce (23%)
· Passaggio del tunnel (9%)
· Precognizione (6%)
Da
un'indagine condotta in dieci ospedali da quattro medici olandesi su
344 pazienti sottoposti a rianimazione per arresto cardiaco, apparso
sul numero 358 (2001) della prestigiosa rivista di medicina "Lancet"
dal titolo "NDE in pazienti sopravvissuti ad un arresto cardiaco: uno
studio prospettico in Olanda", emergono dati quanto mai interessanti:
· Consapevolezza di essere morti (50%)
· Emozioni positive (56%)
· Esperienze fuori del corpo (34%)
· Incontro con una "Luce" (23%)
· Osservazione di colori (29%)
· Osservazione di paesaggi colorati (29%)
· Panoramica retrospettiva di tutta la vita (13%)
· Comparsa di un limite oltre il quale non è dato andare (8%)
La
cosa più interessante, però, è che tutti gli intervistati, a distanza
anche di anni (8, per la precisione), riferiscono con la stessa
intensità della prima volta l'esperienza, con un "follow-up" (effetti a
distanza) dunque identico e soprattutto con il cambiamento in positivo
della vita che continua nel tempo.
Secondo le ricerche del
Moody, ma anche di tutti gli altri studiosi, le fasi che seguirebbero
alla morte fisica sono caratterizzate da una serie di momenti
successivi l'uno all'altro:
· Profondo senso di pace.
· Esperienza
del tunnel (o galleria buia, tubo, cilindro, valle oscura...). In
mancanza di questo si avverte la sensazione di una rapida ascesa al
cielo.
· Abbandono del corpo fisico senza alcun rimpianto per esso.
· Incontro con Esseri di luce (parenti...).
· Incontro
con l'Essere di luce (emana calore e amore e ciascuno l'identifica, a
seconda del proprio credo religioso, con Cristo, Buddha, Allah, il
Saggio...Egli comunica tramite il pensiero e chiede conto della vita ma
non con toni di condanna).
· Esame della vita (soprattutto sulla scorta dell'amore che si è avuto verso gli altri).
· Diversa percezione dello spazio e del tempo.
· Sguardo precognitivo sul futuro (=flash forward).
· Sensazione del limite.
· Ritorno nel proprio corpo, avvertito con una sensazione di fastidio.
· Shock e cambiamento di vita soprattutto in direzione della conoscenza e della carità (56).
Che
dire di tutte queste esperienze? Per dare loro una risposta di validità
occorrerebbe chiarire due cose. Si tratta di "vera" morte? Non
potrebbero essere quelli descritti fenomeni di natura fisiologica,
neurologica, biochimica o psicologica (archetipi junghiani attivati)?
Alla
prima domanda certamente è da dire che non si tratta di "vera" morte,
ma che ci si trova al suo "limite" estremo, dove appena un "filo" lega
ancora al proprio corpo. Questo fatto è da non sottovalutare. A
elettroencefalogramma quasi piatto inizia l'esperienza di frontiera.
La
seconda domanda parte da alcuni presupposti: un trauma, com'è quello
della pre-morte, può produrre endorfine nel cervello, causa questa dei
fenomeni allucinatori descritti; quando la memoria non controlla, come
accade nella temporanea "morte clinica", i vissuti nervosi vengono
proiettati sotto forma di immagini interne viste come "reali". A questi
interrogativi si risponde che tra endorfine e allucinazioni non c'è
alcun rapporto causale, tant'è che in situazioni di produzione di
endorfine (es. nell'ipnosi) non si verificano né il fenomeno
allucinatorio né le sequenze delle esperienze di pre-morte. Né le
allucinazioni possono derivare dallo stress (pre-morte), perché il
soggetto è pienamente cosciente di ciò che accade (e lo descrive) e poi
l'esperienza viene raccontata anche a EEG piatto. D'altronde neanche la
pressione endocranica con l'aumento di anidride carbonica (CO2),
se spiega la sensazione del tunnel, non spiega minimamente l'insieme
degli altri fenomeni. Sarà una forma di compensazione dell'esperienza
di pre-morte? Non è possibile, perché tutti, compresi i bambini, ne
raccontano invece la gradevolezza. Né gli archetipi junghiani (presenza
vivente del simbolo e Io + ombre) chiariscono il fatto, perché non
spiegano l'autoscopia né il riferimento costante a fatti concreti e ben
controllabili.
Del resto neanche le esperienze di pre-morte
indotte sperimentalmente con la ketamina (anestetico con effetti
psichici dissociativi, ma al momento del risveglio) sono identiche a
quelle di cui qui si parla: in questi soggetti, perlopiù adulti (e
raramente bambini), non si è mai riscontrata una traccia mnestica di
lunga durata né tantomeno un cambiamento radicale in positivo nel tempo
della propria esistenza.
Com'è possibile, allora, che tutti i
soggetti in quelle situazioni, pur essendo tanto diversi (per età,
cultura, sesso, ambiente, religione...), descrivono più o meno tutti i
medesimi processi, esprimono un analogo vissuto e spesso cambiano
abitudini di vita? Sembra quanto mai improbabile la casualità.
In
ogni caso, si tratta di ricerche ancora agli stadi iniziali, certamente
difficili e comunque soggette sempre a possibili nuove riletture del
fenomeno (56a). Il futuro saprà spiegare meglio molti dettagli ancora
non ben chiari. Resta, comunque, il fatto della straordinarietà di
queste somiglianze sperimentate da persone che vivono sotto latitudini
assai diverse. Sorprendente, inoltre, è la concordanza con quanto
scritto nel "Libro tibetano dei morti". Non è pensabile che bambini,
persone spesso prive di conoscenze psicologiche o parapsicologiche,
dicano le stesse cose. Un fondo di verità, quindi, si deve pur
presumere che ci sia.
La cosa più sorprendente, però, è che
tutti sono spinti a cambiare radicalmente vita, progetti, relazioni:
non si ha più paura della morte e soprattutto si tende a utilizzare in
maniera ottimale l'esistenza in direzione di una più profonda
conoscenza delle cose e di un amore più disinteressato e altruistico
verso il prossimo. E questa non è pura coincidenza o solo effetto di
alterazioni biochimiche.
(6 - Fine)
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