Metafonia: segno scientifico dell'Aldilà? - La storia |
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Una prima ipotesi, allora, che
viene avanzata è quella della modifica del campo elettromagnetico
tramite PK attivato da un agente (X) esterno: è la tesi sostenuta da G.
Valentini e F. Masi (26). Questo avverrebbe, secondo tali Autori, per
ogni forma di transcomunicazione (magnetofono, radio, TV,ecc.). Una
domanda qui si pone: di quale natura è questa PK dal momento che non
può essere associata alle altre forme "normali" (ma sempre da provare)
di PK? Chi sarebbe tale agente esterno (X)? Risposte ancora non
esistono!
Una seconda ipotesi è fondata sulla teoria della
Relatività e dei Quanti. Il problema, molto probabilmente, si situa a
questo livello, anche se la scienza ufficiale si ostina a non voler
studiare il paranormale. Secondo la Relatività Ristretta di Einstein
(1905) fra spazio e tempo c'è interdipendenza e l'energia è collegata
strettamente alla materia. Sicché, secondo la nota equivalenza
einsteiniana, se E=mv², ciò vuol dire che, accelerando teoricamente la
materia a una velocità che vada oltre quella della luce (con gli
ipotetici "tachioni"), si avrebbe l'energia pura, che, quindi,
esisterebbe al di là e indipendentemente dalla materia. Lo stesso
risultato si ottiene confrontando altre due formule, quella di M. Plank
(E=hf, dove "h" sta per la costante e "g" per la frequenza delle
vibrazioni) e quella di L. de Broglie (hf=mc²), con la conseguenza che
sostanzialmente l'energia è una forma particolare di vibrazione.
Secondo Th. Rudolph, inoltre, in base alla Teoria dei Quanti,
esisterebbe nell'universo una energia subquantica (energia n°2) che
spiegherebbe tutti i fenomeni fino a quelli visibili. Non potrebbe
essere, allora, questa energia vibratoria subquantica a determinare la
formazione delle "voci"? La sua origine sarebbe da collocare in un
"antimondo" costituito da antimateria (peraltro provata dalla scienza),
che appunto ne postulerebbe l'esistenza. Si sa che l'antimateria è
formata da nuclei negativi circondati da elettroni positivi. La
Meccanica Quantistica (Heisenberg, de Broglie) ci informa che noi siamo
fatti di vuoto e che le leggi della fisica sono di natura
probabilistica, sicché non solo essa non sarà mai totalmente conosciuta
così com'è realmente, ma che l'insieme di questi fenomeni paranormali
sono da porre al di là del sistema di dati comunemente ritenuti "reali"
(senza esserlo oggettivamente), cioè tra quelli definiti "virtuali".
Già nel 1947 L. Rutherford aveva sostenuto qualcosa del genere. Non
meraviglia, allora, quanto scrive Einstein nella già citata lettera del
23.03.1955 indirizzata alla sorella del suo amico Michele Besso morto
qualche giorno prima: "Ecco che mi ha di nuovo preceduto di poco,
lasciando questo strano mondo... Per noi, fisici convinti, questa
separazione fra passato, presente e futuro non ha che il valore di
un'illusione, anche se tenace". Come a dire che il divenire è
un'esperienza puramente soggettiva, non inerente alle cose in sé.
Qui
veniamo introdotti nella terza ipotesi, quella della Relatività
Complessa formulata da Jean Charon (27). Secondo la Fisica le
interazioni nella materia sono quattro: le forti, le deboli, la
gravitazionale e l'elettromagnetica. Esaminiamo più da vicino l'ultima.
Il nostro corpo è formato da elettroni (in numero di 4 seguito da 28
zeri!), quindi tutto lo psichismo dovrebbe svilupparsi in esso.
Teilhard de Chardin scrive a proposito: "Noi siamo portati a supporre
in ogni corpuscolo di materia l'esistenza rudimentale (allo stato
infinitamente piccolo, ma anche infinitamente diffuso) di una qualche
psiche". Ogni elettrone dispone di fotoni (che gli forniscono energia e
forma direzionale) e, inoltre, esso si presenta come un microcosmo, nel
quale spazio e tempo hanno una esistenza propria, una sorta di "buco
nero" con uno spazio-tempo diverso da quello ordinario. In esso i
fenomeni aumentano con l'aumentare delle informazioni che vi penetrano
(=forma particolare di psichismo). Secondo J. Charon l'elettrone
"leggerebbe" i "segni" emessi da altri elettroni, darebbe loro un
significato (ri-conosce), emetterebbe un "Atto" (dopo il segno esterno
ricevuto) e rifletterebbe sul significato. Ci sarebbero, insomma, due
processi (conoscenza-amore). Con l' "Amore" l'elettrone sceglierebbe i
significati presso altri elettroni, arricchendosi reciprocamente. Che
accade ora dopo la morte? A garantire la sopravvivenza dell'Io (in
toto) non sarebbero le strutture cromosomiche, perché tale possibilità
diminuirebbe in percentuale con il susseguirsi delle generazioni, ma
sarebbero gli elettroni, che entrerebbero così in contatto con altri
"Io elettronici": sicché alla fine l'Universo sarebbe costituito da un
insieme di elettroni dotati di psichismo equamente distribuito in esso.
Dopo la morte, inoltre, gli elettroni rimarrebbero allo stato di riposo
(stato fondamentale: sonno profondo), a meno che non vengano eccitati
da altri elettroni vicini o esterni (es. medium...), che verrebbero così
in "risonanza" con i primi. Sicché avremmo due conseguenze: quando c'è
una "visita" di elettroni vaganti è sempre una visita da "Altrove" e in
un corpo, che in fin dei conti non è altro che una macchina, possono
esserci elettroni provenienti da esperienze diverse. Qual è, allora,
l'obiettivo finale dello Spirito? Data la condizione stabile degli
elettroni, com'è d'altronde anche quella dei protoni (quindi
teoricamente infiniti), compito dello Spirito sarebbe quello di porre
in atto un tentativo mediante il quale le singolarità verrebbero
ricondotte a una sintesi e ciò avverrebbe con il "conoscere" e l'
"amare". A questo proposito ritorna quanto mai pertinente la mia
registrazione del 15 ottobre 1994 (fatta peraltro prima di leggere il
testo di Charon !).
Che dire in merito a questa ipotesi? A me
sembra una possibile via da percorrere per capire la natura del
fenomeno: nulla è da escludere se una chiave interpretativa dei fatti
viene offerta. Certamente è difficile farla accettare, dati i nostri
attuali schemi mentali, ma è un'ipotesi da prendere in seria
considerazione, non fosse altro che per la sua provocazione
scientifica: solo resta da provare l'identificazione tra lo psichismo e
la realtà elettronica. Qualche evento, però, comprese le esperienze di
transcomunicazione, se studiate comparativamente, porterebbe a pensarla
in questi termini. Lo scrittore Alberto Bevilacqua dà una lettura
suggestiva del fatto, anche se in un linguaggio letterario: " Ma che ne
sapete, voi, del cervello umano! Da sempre cercate, invano, di
smascherarne il segreto. Che ne sapete dei suoi cento miliardi di
neuroni che comunicano fra loro con un linguaggio sterminato, di cui
conoscete soltanto qualche voce elementare...Il cervello umano è una
foresta in cui continuate a perdervi, a chiamarvi fra di voi, col
terrore di smarrirvi...È la verità di una scienza nuova che trascende la
vostra. Essa prova che il cervello dell'uomo è un potente
sintonizzatore capace di collegarsi a un campo extra-somatico, cosmico,
che non è legato alle leggi dello spazio e del tempo, in cui la nostra
memoria si deposita in una Memoria perenne, universale".
Una
quarta ipotesi è quella fondata sulla possibilità di realtà
pluridimensionali. Matematicamente Hilbert già aveva ipotizzato spazi a
più dimensioni, oltre a quello noto a tre (linea, piano, solido):
quello superiore include quello inferiore (il solido il piano e questo
la linea). Quindi teoricamente è possibile una quarta dimensione ( e
una quinta...), che include le prime tre, le "vede", ma da esse non è
vista. Uno spazio quadridimensionale, in verità, più nero di quello
tridimensionale, era stato già ipotizzato anche da Th. Kalnza (1921) e
Oscar Klein (1926).
Anche il fisico e filosofo E. Mach ha
immaginato qualcosa del genere. Naturalmente quando si parla di
"dimensione" si fa riferimento anche a tutte quelle realtà che in essa
possono sussistere, muoversi e interagire fra di loro e con quelle
inferiori. È possibile, ora, un "viaggio" conoscitivo da quella
inferiore a quella superiore (dalla seconda cioè alla terza, da questa
alla quarta e così via), dal momento che il percorso inverso è già
praticato? Certamente che è possibile ed è quanto raccontato in maniera
attraente, anche se immaginaria, da Edwin Abbott Abbott nel suo
interessante quanto divertente libro "Flatlandia". È una continua
scoperta che si ha ai "confini" (la linea del piano e questo del
solido): le "dimensioni", quindi, sono "contigue" e l'una "scopre" di
essere compresa nell'altra senza soluzione di continuità. È come uno
che osserva su uno schermo TV ciò che viene ripreso a circuito chiuso
in una stanza accanto: vede tutto, anche se non è visto da nessuno dei
presenti in quella stanza. Per queste ragioni lo spazio
quadridimensionale, con tutte le realtà in esso contenute, è accanto a
noi e un suo "abitante" è in grado di "osservarci" sempre, anche se non
è percepito. Ogni tanto, però, si "dilatano e si liberano " gli
invisibili confini e le due dimensioni comunicano fra di loro. Non
potrebbero essere di questo genere le esperienze di transcomunicazione?
Una dimensione superiore arricchisce e amplifica gli orizzonti
"conoscitivi" di quella inferiore: non accade, forse, proprio questo
nelle esperienze suddette? In questi casi l'iniziativa è sempre da
parte di quella superiore: e mi sembra una cosa logica!
Ci
sono troppi fatti che fanno pensare all'esigenza di questo "Oltre"
disponibile a comunicare con noi: bilocazioni, odori di santità (quelle
oggettive e non le allucinazioni olfattive), ipertermie inspiegabili (
es. 48 e ½ nel Beato P. Pio), sogni premonitori (che siano, esclusi i
casi di elaborazioni cerebrali di esperienze pregresse, uno dei
"luoghi" di "contatto", proprio perché sottratto al controllo cosciente
della terza dimensione?). Aveva ragione Teilhard de Chardin quando
scriveva: " La vera Fisica è quella che giungerà un giorno o l'altro a
integrare l'Uomo totale in una rappresentazione coerente del mondo".
Un'ultima
ipotesi è quella Relazionistica. Questa sostiene che l'uomo è in
relazione con la realtà nella propria coscienza. La realtà, però, non è
assolutamente esauribile con gli strumenti attuali della nostra
conoscenza. I sensi, infatti, hanno una gamma limitata di possibilità
entro la quale si muovono: l'udito ha poche frequenze come la vista,
peraltro, spazia su poche lunghezze d'onda (rosso-violetto). Quindi
l'invisibile è separato dal visibile da poche decine di millesimi di
millimetri di lunghezza d'onda: infatti neanche le onde
elettromagnetiche, percepibili all'udito, pur attraversando l'intero
organismo, lo sono. Per osservarle devono essere trasformate in onde
acustiche da speciali apparecchiature (trasduttori). Quello che viene
comunemente ritenuto come l'unico "reale" non è che una frazione molto
limitata dell'intera realtà: tutti gli scienziati parlano di esistenza
della "materia oscura", eppure non è stata osservata. Il visibile,
dunque, non si spiega senza l'invisibile, del quale è come il contenuto
in un involucro. La transcomunicazione, allora, non sarebbe altro che
una forma di "contatto diretto" fra le due dimensioni. C'è da dire,
inoltre, che la visibilità o invisibilità è determinata anche dalla
chiave di lettura e di osservazione del reale e della modulazione
d'onda che l'esprime: dopo la II Relatività (quella Ristretta e dopo
quella Meccanica), si va oltre il "normale" e si entra nella vasta
gamma del paranormale, nelle zone cioè di frontiera, che si presentano
sempre fluttuanti, pura "informazione", energia parlante, perciò
"pensante". Siamo, cioè, per dirla con P. Magni, nella III Relatività,
quella della Sintropia (Fantappié-Arcidiacono), dove, scomparso il
fenotipo (=corpo), opera il genotipo (molecole, energia e
informazione). Ci si apre così alla Metafisica, che, cacciata dal
portale, rientra dal portone principale della scienza.
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