Un'ipotesi, per essere credibile, ha
bisogno che sia supportata da prove che in qualche maniera la rendano se non
verificata "in toto", almeno giustificata nel suo significato centrale. In
precedenza ho scritto che l'Aldilà, anche sul piano razionale, è una possibile
realtà, la cui esistenza occorre lasciare "aperta" e per una serie di ragioni.
Come non la si può provare nella sua totalità, data l'estrema limitatezza dei
nostri mezzi conoscitivi, allo stesso modo non la si può neanche negare "a
priori": da qui la "sospensione del giudizio" o, per dirla con Wittgenstein,
"Ciò di cui non si può parlare, si deve tacere". Il fatto, però, è che di essa
si può parlare, e le "voci" ne sono espressione e testimonianza, e dunque
qualche plausibile prova bisogna pure addurre. Qui di seguito ne riporto
sinteticamente almeno sei, che, bene assemblate, grazie anche alle esperienze di
metafonia, non solo qualcosa ma molto dicono a questo proposito.
La prima
parte da un paradosso logico frequente in natura ed è quello della contemporanea
esistenza dei contrari e degli opposti, senza della quale questi ultimi non si
spiegherebbero. Qualche esempio: prima-dopo, avanti-indietro, basso-alto,
uomo-donna, cielo-terra, buono-cattivo, giorno-notte...Nessuno può negare che
simili realtà non ci siano, anzi, sono così evidenti che per giustificare l'una
occorre necessariamente presupporre l'altra. Per analogia, estendendo il
discorso, si dovrebbe dire anche con "aldiqua-aldilà, vita mortale-vita
immortale, infelicità-felicità, tempo-eternità". Se esiste il primo dei due
termini, la logica vuole che debba "coesistere" anche il secondo, altrimenti si
sarebbe totalmente fuori dal comune modo di ragionare. Le "voci" accennano
ampiamente alla realtà di questa dicotomia, quando dicono: "Voi-Noi, Da
voi-Qui, Buio-Luce, Terra-Altrove, Superbia-Umiltà...". L'esistenza di
questi opposti per loro è scontata, perché fa parte della sostanza vitale nella
quale è inserito l'essere di ognuno.
D'altronde è proprio in una tale
distinzione, che nel contempo è negazione-affermazione come nella logica
binaria, che risiede la possibilità di capire qualcosa di ciò che ci circonda.
Fuori da questo contesto ci sono solo confusione e caos.
La seconda
osservazione viene offerta dalla fisica quantistica. È stato provato nei vari
laboratori di Fisica Nucleare che esistono la materia ma anche l'antimateria, le
particelle e le loro relative antiparticelle. Dal loro "scontro" o contatto si
produce energia con la sua conseguente "energia di campo", nella quale
probabilmente si verificherebbero i cosiddetti fenomeni virtuali. Ampliando il
ragionamento, perché non concludere onestamente che insieme al mondo debba
esistere anche un "antimondo" ad esso contiguo e parallelo, anche se non
visibile, come del resto sono l'antimateria e le antiparticelle? Sembra strano,
ma è proprio così. Sia i fisici che i matematici stanno elaborando una serie di
modelli molto interessanti in merito. Quando si parla di un "anti-" si accenna
sempre a un qualcosa che ha natura e proprietà opposte al suo contrario: lo
stesso dovrebbe essere per l'antimondo, luogo-condizione di ciò che materia non
è, cioè dello spirito, che in fin dei conti non è altro che pura energia
luminosa pensante. Le "voci" a questo proposito confermano chiaramente questo
concetto, anzi a una mia specifica richiesta di precisazione ripetono con
decisione la parola "Antimondo", aggiungendo che l'essenza
dell'anima è da connotarsi come una forma particolare di "Energia, Cum
energia" ed è proprio grazie a questa che amano, si muovono e agiscono.
Di quale natura sia una tale energia non è detto né lo sappiamo. Questa realtà è
contrapposta a quella terrena, tant'è che in essa nulla è simile a quanto esiste
o si compie quaggiù. L'eventuale "continuum" potrebbe essere riscontrato solo
nella predisposizione all'evoluzione alla quale l'essere umano è destinato: è
quello che il Papa Giovanni Paolo II illustrava come il procedere "Di vita in
vita".
Il terzo indizio proviene dalle vicende dei grandi mistici
e dalla constatazione di alcuni fenomeni extrabiologici, di quelli cioè che
esulano e superano le comuni note leggi di natura. Ne cito solo alcuni esempi:
le bilocazioni (P. Pio), persone vissute per anni solo con una particola
consacrata (Teresa Neumann), lettura straordinaria e precisa del pensiero con
identificazione di soggetti mai visti prima (P. Pio), guarigioni totali e
improvvise da mali gravi e incurabili (basti pensare a quelle di Lourdes, ma non
solo) e potrei continuare con le apparizioni accertate, e non frutto di
allucinazioni, di personaggi non terreni e a tutto quell'insieme di fenomeni
paranormali (veri e sperimentati), non ultimi i molti sogni premonitori, che poi
puntualmente si realizzano. Tutto questo allude chiaramente a un "Altrove",
fonte e origine di tali fatti fuori dall'ordinaria esperienza di vita di ogni
giorno. Del resto la stessa esperienza delle "voci", esclusi eventuali
fraintendimenti psicoacustici, fa parte di questo universo conoscitivo con tutto
quell'insieme di episodi straordinari che spesso accompagnano la vita dello
sperimentatore, come è accaduto anche a chi scrive.
La quarta
osservazione è offerta dalle numerose esperienze di pre-morte, studiate
accuratamente da scienziati e ricercatori in ogni area geografica. A
elettroencefalogramma piatto, al momento del "risveglio" tutti (adulti, bambini,
acculturati e non) riferiscono la medesima sequenza di eventi: tunnel, luce,
incontro con una persona benefica, esame retroattivo della propria vita, ritorno
nel corpo originario e cambiamento totale nel personale stile di esistenza. A
un'attenta analisi tutte le spiegazioni neurofisiologiche e psicologiche addotte
a interpretazione naturale del fenomeno non reggono: si tratta realmente di un
temporaneo "squarcio del velo" di ciò che vi è "oltre" l'involucro materiale del
corpo fisico. Anche qui le "voci" sovente parlano di "Velo", di
quell'appena sottile diaframma che divide noi da loro e che solo i nostri sensi
impediscono di far "vedere" oltre.
Il quinto spunto di riflessione è dato
dalla fenomenologia delle cosiddette possessioni diaboliche: poche sono quelle
vere, non codificabili con il comune linguaggio psichiatrico, però vi sono.
Queste implicano una successione di fatti assolutamente inspiegabili: parlare
lingue sconosciute al soggetto, cambiamento repentino nelle varie tonalità di
voce, una potente energia fisica sprigionata dal posseduto, un'avversione
immotivata al sacro...Qual è l'origine di tutto ciò? E soprattutto a quale realtà
è attribuibile se non a un "altrove", anche se, questa volta, di natura negativa
(il biblico "misterium iniquitatis")? Dalla mia esperienza, peraltro, risulta
che talora intervengono nelle registrazioni anche "voci" che non danno
certamente segnali e messaggi di purezza angelica: se non sono entità
diaboliche, comunque sono anime nel loro ancora basso grado di evoluzione
spirituale.
La sesta osservazione è quella comunemente definita "terzo
occhio" o "sesto senso", cioè tutto quell'insieme di intuizioni che fanno
improvvisamente e inaspettatamente approdare la conoscenza a orizzonti e
scoperte prima inimmaginabili ma come se da sempre inconsciamente e lucidamente
percepiti e intravisti. Fra questi ultimi c'è anche e soprattutto l'Aldilà:
sarebbe curioso accertare se nel segreto della propria coscienza anche i
cosiddetti "atei" o gli scettici non pensino talora a questo, specialmente in
alcuni particolari momenti, come in quelli di pericolo, di lutti o in prossimità
della morte, quando tutti i valori terreni perseguiti con tenacia nella vita
crollano sotto la maglia critica della loro caducità. Non a caso le "voci"
definiscono tali soggetti "Sciocchi".
Per un credente
cristiano a favore dell'Aldilà c'è poi da aggiungere tutto quanto presentato e
descritto nelle S. Scritture, come l'esperienza di Cristo risorto, il mistero
della Provvidenza e la sua presenza, non identificabile con una mera
coincidenza, nell'esistenza di tante persone e della stessa storia, la biografia
straordinaria di alcuni Santi...Il messaggio cristiano chiama, e giustamente a mio
avviso, l'Aldilà "Casa del Padre". Io aggiungo semplicemente "La nostra Terra
Promessa", "La Città della Luce e dell'Amore ritrovato per Dio e i nostri cari".
Anche la Fede conduce alla conoscenza: un atto di amore, e quindi di fede
nell'altro, è sempre la premessa di un successivo "ingresso" interiore nella
complessa personalità dell'interlocutore che si ha vicino. Tra fede e ragione vi
è una stretta correlazione: la prima cerca l'intelligibilità delle cose (Fides
quaerens intellectum). Scriveva Sant'Agostino: "Credo ut intellegam". Ma, quando
c'è l'onestà mentale del ricercatore, può essere anche il contrario: "Intellego
ut credam". In altre parole: se la Fede illumina la scienza, quest'ultima
purifica la prima dalle tante frequenti e infantili credenze superstiziose.
In diritto si dice che una serie numerosa di indizi costituisce una
prova certa e qui, grazie anche all'esperienza avuta con le "voci", proprio
questo voglio sottolineare. Se in questo nostro regno del provvisorio si
pensasse e si agisse con più correttezza intellettuale, con maggiore umiltà, con
una più attenta e sapiente intelligenza nel saper ricostruire il mosaico nei
suoi frammenti dispersi e soprattutto con più amore, forse il mistero
dell'Aldilà si svelerebbe con una migliore palese facilità.
(da 'Il Giornale dei
Misteri')
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