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C'è una salvezza per eventuali extraterrestri? PDF Stampa E-mail
La domanda, così come l'ho formulata, è naturalmente di mera natura ipotetica, anche se sul piano teologico si pone come legittima. L'astronomia e il calcolo delle probabilità dicono che su circa cento miliardi di galassie presenti nel nostro universo la terra non è un'eccezione, ci sono milioni di altri pianeti che offrono le stesse condizioni favorevoli alla vita e spesso a forme di vita anche intelligente. A parte quanto si possa dedurre dalla famosa "Area 51" (USA) e dai tanti racconti di avvistamenti di incontri ravvicinati (UFO), in realtà di ufficiale sappiamo ben poco: saranno segreti o presunti tali, ma i fatti sotto i nostri occhi sono questi. Come potrebbero essere queste forme di vita intelligente sia sul piano fisico che psichico, chi può dirlo? Lasciamo la fantasia alla filmografia e cerchiamo di ragionare un po': oltretutto nulla conosciamo se tali vite siano più o meno intelligenti ed evolute di noi. Un fatto sembra certo ed è che l'universo con le sue leggi non può essere una "casualità", non può essersi autocreato da solo né essersi dato da solo, semmai da sempre, norme di sviluppo, perché ciò implicherebbe un "universo intelligente" o una "materia pensante". Se tale non è e se nulla si spiega con se stesso, deve esistere allora una Intelligenza Creatrice e Ordinatrice del tutto, la sola che può giustificare la complessità delle cose con la loro interdipendenza, anche nelle più piccole sfumature.

L'evoluzionismo cosmico e umano può spiegare il "come", ma non dà ragioni sufficienti e convincenti del "perché così". Se esistono allora altre vite intelligenti, come tutto fa credere, c'è stato per esse anche un peccato originale e quindi la possibilità di una redenzione? Penso proprio di si: primo perché la "superbia", causa di ogni male, è una evenienza insita nella struttura e nella natura di una creatura comunque limitata e poi perché Dio è padre di tutti e di tutto, non solo della terra e dell'uomo che l'abita. L'Incarnazione di Dio, per rendersi a noi visibile, non è una necessità (le vie di Dio per salvare l'essere vivente teoricamente sono infinite), ma un atto di squisito amore. Come tale, Dio può aver creato solo l'uomo terreno e non anche altri? Credo proprio di no: ciò significherebbe limitare la sua immensa paternità. E allora si deve ipotizzare un progetto universale di salvezza da parte di Dio che si è andato e si va realizzando, certamente con modalità diverse e a noi sconosciute. Come, d'altro lato, si può facilmente immaginare la pluralità di questa, chiamiamola così, "sinfonia o armonia universale", che a più voci riflette l'incommensurabile capacità amorosa di questo Essere Supremo, sempre supposto il fatto che abbia creato tutti gli esseri intelligenti "liberi e dotati di autonome scelte".

Tutto questo discorso non è peregrino, perché porta a delle considerazioni di ordine concreto. La prima è che occorre essere umili e non ritenersi "unici, indispensabili e onnipotenti". La seconda è quella di sapersi porre con grande rispetto in "ascolto" dei palpiti dell'universo. La terza è che noi siamo una particella, forse infinitesimale ma comunque importante, di questo immenso "mistero" e, come tali, l'atteggiamento da seguire sarebbe quello della contemplazione ammirata, dell'adorazione e del ringraziamento. Teologicamente parlando, questa mi sembra la posizione più corretta.

Con la nostra pur sofisticata tecnologia siamo ancora dei balbettanti agli inizi del loro cammino esplorativo e conoscitivo dell'universo. Se si considera che probabili pianeti ospitanti la vita sono lontani dalla terra migliaia e, alcuni, milioni di anni luce, allora o un loro eventuale "messaggio" (o "visita") inviato nel passato ancora non ci perviene o, se è arrivato, non siamo stati o non siamo tuttora in grado di captarlo, di riconoscerlo e di decodificarlo con le dovute strumentazioni, perché non disponibili. Un giorno, e solo Do sa quando verrà, questo problema con le relative sue domande si porrà in tutta la sua reale pregnanza. Per ora non ci resta che farcele e soprattutto che non si sia così masochisti e stupidi da distruggere, a causa dei tanti egoismi economici e di dominio, questo magnifico, meraviglioso e stupendo pianeta su cui il Padre del Tutto ha voluto che nascesse e crescesse l'uomo. Non so, però, se prevarrà la saggezza riconoscente o la rozza cecità, come tanti eventi, purtroppo, sembrano far intendere.

Giunti a questo punto ci chiediamo: cosa pensano le "voci" in merito a questo insieme così variegato di problematiche? A tale proposito, nella mia esperienza con la metafonia, un giorno ho posto due precise domande. La prima era: "Esistono altre vite intelligenti su altri pianeti?". La seconda: "Se esistono, c'è per esse un comportamento divino analogo a quello da Lui tenuto con noi terreni?"
Alla prima la risposta che mi venne data fu di questo tenore: "La vita è altrove". Insistetti: "Altrove indica semplicemente l'Aldilà, come noi l'intendiamo, o altre realtà esistenti al di fuori del nostro contesto conosciuto?" Le "voci" precisarono: "Anche altrove". Qui non ritenni opportuno inoltrarmi in altre domande più dettagliate, perché se si trattava di "vite intelligenti" ciò voleva dire che ci si trovava di fronte a esseri comunque dotati di capacità conoscitive, rielaborative e conseguentemente in grado di capire l'universo e i suoi comportamenti.

Alla seconda domanda la risposta data dalle "voci" si presentò invece in modo più articolato e che, in ogni caso, richiedeva da me un notevole sforzo di riflessione e di intuizione sullo scopo dove esse volevano che io andassi a meditare. Dissero: "Dio è meraviglioso. Si, meraviglia il grande amore pei il Suo universo". Non ci volle molto per capire cosa volessero in concreto comunicarmi. Se l'amore di Dio per il "Suo " universo era immenso ciò voleva implicitamente farmi capire che in esso aveva creato non solo la materia, ma anche e soprattutto la vita e una vita che avesse la possibilità di dialogare con Lui in maniera cordiale e affettuosa: non si spiegherebbe l' "amore" se ad esso non corrispondesse un interlocutore da amare e con il quale porsi in "relazione". Amare, infatti, significa "volere il bene" dell'altro e aiutarlo a farlo "crescere" in vista di una evoluzione della sua personalità. Quindi l'amore fa sempre riferimento a una "persona" e questa non può essere che una realtà "intelligente".

Su questo argomento in seguito con le "voci" non sono più tornato. Un dubbio, però, mi venne e sostanzialmente è rimasto in me ancora irrisolto: in queste "comunicazioni" paranormali intervengono solo esseri che hanno lasciato l'esperienza della nostra terra o non anche alcuni provenienti da altri lontani pianeti, anch'essi ora puri spiriti e, quindi, desiderosi di porsi in contatto con gli sperimentatori al fine di illuminare e ampliare ulteriormente gli orizzonti di noi ancora in cammino quaggiù? Se lo spirito può essere "ovunque", perché pura energia pensante, e questo le "voci" me lo hanno ribadito spesso, e se per esso non ci sono ostacoli né distanze che tengano, allora è ipotizzabile una "presenza", diciamo pure, "aliena", che beneficamente interloquisce con noi umani magari allo scopo di offrirci una mano e un aiuto per farci compiere un notevole "salto" di qualità. Questa ipotesi non dovrebbe meravigliare tanto, specialmente se si vanno a leggere con attenzione e spirito critico alcune comunicazioni avute da Marcello Bacci nel suo laboratorio di Grosseto o manifestazioni di Entità dai nomi inconsueti verificatesi presso importanti Circoli medianici. Ma qui è meglio, forse, fermarsi, perché il discorso si renderebbe molto complicato, anche se c'è da credere in una visione più "universale" dell'intera questione relativa all'Aldilà. Io penso, o immagino, che, allo scadere del nostro "tempo personale", le sorprese non mancheranno di stupirci e la "famiglia" dei nostri "amici" potrebbe rivelarsi essere infinitamente più estesa di quella spesso ristretta da noi frequentata quaggiù. E una tale "scoperta", più che sconvolgerci, potrebbe configurarsi come l'aver finalmente ritrovato quella" nuova comunità", cioè la famosa "Gerusalemme Celeste", della quale tanto si parla nell'Apocalisse.

Per il momento è bene rimanere nell'attesa fiduciosa e operosa di questi futuri "nuovi cieli e nuove terre", cercando di anticiparne qualche barlume di alba sul nostro, purtroppo, presente inquieto pianeta.

(da 'Il Giornale dei Misteri')




 

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