P. MATTEO da Agnone, che nella sua
profonda umiltà amava definirsi "cappuccino inutile", oltre che ad essere stato
un sant' uomo nella vita e nelle opere (soprattutto in quella dell'assistenza
agli infermi), ha avuto anche una vasta cultura teologica e filosofica, che a
noi, per fortuna, è pervenuta in un preziosissimo manoscritto (Fasciculus
Myrrae, hic inde collectus per Fratrem Mattheum Anglonensem, predicatorem
capuccinum), pazientemente trascritto e pubblicato in tre volumi da P. CIPRIANO
de MEO. Sostanzialmente esso consta di una serie di note, prediche domenicali e
feriali, trattazioni di varie questioni teologiche e di sermoni tenuti in
diverse parti d'Italia durante i periodi di Avvento e di
Quaresima.
Riporto per il lettore solo alcuni argomenti: la Passione di
CRISTO, l'Assunzione della Vergine, interventi sugli apostoli S. TOMMASO,
FILIPPO e GIACOMO, tematiche quaresimali, la necessità e scientificità della
Teologia, l'esegesi di alcuni testi biblici, la confessione e la penitenza,
l'elogio di S. FRANCESCO.
Dalla lettura di questa opera, che si dispiega
per oltre 357 fogli, emerge una straordinaria figura di studioso ricco di una
spiritualità intensa, che traeva fonte e vigore alle sorgenti stesse della S.
Scrittura. Partendo soprattutto dalla Passione di CRISTO, vengono acutamente
tratteggiati contenuti come l'amore di Dio, il perdono, la misericordia, le
virtù teologali della Fede, Speranza e Carità, il nostro futuro destino di
"risorti". La persona di CRISTO è vista come il fulcro centrale attorno al quale
ruota tutto il mistero della redenzione. Egli è il mediatore di ogni salvezza,
figlio di Dio ma fratello dell'uomo in cammino verso la Terra Promessa. In Lui è
la verità del vivere, ma anche la rivelazione del Dio nascosto. Egli è l'esempio
del modo come affrontare i problemi quotidiani del dolore, del rapporto con gli
altri (non ultimi i nemici), della comunione fraterna che si esprime soprattutto
nell' "essere parte della Sua Chiesa". CRISTO dona la "grazia" della salvezza a
tutti e in maniera generosa, nonostante le molte ingratitudini. Si rivolge
specialmente agli ultimi (poveri, abbandonati, emarginati sociali): è ad essi e
in essi che maggiormente si esplicita il Suo immenso amore e rispetto per la
dignità umana.
Nella morte, secondo P. MATTEO, vi è già il segno della
risurrezione (come è accaduto "anzitempo" per la Madonna). Ciò suppone una
continua opera di "conversione" fatta di preghiera ("oratio"), ma anche di
impegno a liberarsi dal peccato di superbia e di positiva pratica delle varie
virtù cristiane.
Non mancano nel "Fasciculus Myrrae" indicazioni di
saggezza volte a far vivere in pieno il "senso" dell'esperienza quotidiana,
come, per esempio, quando si afferma: "Per ben oprare due cose son necessarie:
saper ciò che si deve fare, et sapere in che modo si deve fare" (f. 226
r).
Come si può notare, il pensiero teologico di P. MATTEO ha una sua
coerenza interna: è come un universo conoscitivo nel quale ogni cosa trova una
sua lucida spiegazione, una sorta di mosaico che presuppone non solo chiarezza
intellettiva ma soprattutto "experimentum vitae", cioè interiorità coltivata
nella piena coscienza, sulla scia di CRISTO, di "essere" ciò che "si insegna"
agli altri. In questo stretto legame è la santità di P. MATTEO: prima ha
testimoniato con i fatti, poi ha trasmesso con la parola e lo scritto. Un "modus
agendi" quanto mai attuale in questo nostro mondo fondato fin troppo spesso
sulla finzione e sull'immagine.
Di questi profeti e di queste "verità
vitali" ha bisogno la nostra storia: da qui la simpatia e l'affetto che tutti
nutrono per P. MATTEO da Agnone, che mi auguro venga innalzato quanto prima agli
onori degli altari. E' un fratello che colora di ulteriore dignità questa nostra
terra dauna.
(da 'Rivista di P. Mattero da
Agnone')
|