Home arrow Articoli

j0341542.jpg                     Articoli suddivisi per categoria

Dal pensiero comune a quello "Alto". PDF Stampa E-mail
Indice articolo
Dal pensiero comune a quello "Alto".
Il Pensiero
I "salti" conoscitivi della mente
Conclusioni

Il pensiero

Il termine pensiero deriva dal latino  pensum (participio del verbo pendere: "pesare") e stava a indicare un determinato quantitativo di lana che veniva appunto "pesata"  e poi passata alle filatrici che avevano il compito di trattarla. Il "pensum" era quindi la materia prima, designante metaforicamente un elemento o un tema che doveva essere in seguito trattato, elaborato e acquisire così una nuova forma.

Il pensiero si presenta come un qualcosa di straordinariamente semplice, la cui attività con il "pensum" si esplica nel comporre oggetti.

Il pensare è caratterizzato da alcune proprietà:

  1. Utilizzo di modelli, simboli, diagrammi e disegni;
  2. Utilizzo dell'astrazione;
  3. Utilizzo della ripetizione   e della ricorsione per la formazione del concetto;
  4. Riduzione dell'attenzione finalizzata a un aumento della concentrazione focalizzata su un concetto;
  5. Impostazione e revisione degli obiettivi fissati;
  6. Utilizzo del dialogo e del confronto con altre menti pensanti.
A. Il pensiero dal punto di vista filosofico

In alcune correnti della storia della filosofia, come nell'idealismo, a cui appartengono filosofi pur diversi tra loro (Platone, Berkeley, Fichte, Schelling, Hegel...), il pensiero è stato solitamente contrapposto ai sensi fino ad essere considerato sinonimo della realtà stessa.

Anassagora, fra gli antichi greci, riteneva che il pensiero non fosse dei singoli ma appartenesse ad una mente universale (detta Νούς, Nùs) o Intelletto cosmico, che poneva ordine nel caos primordiale.
Pitagora identificava nel numero il fondamento del pensare e della stessa realtà: secondo lui,  il pensiero era strutturato secondo le leggi della matematica.

Per Parmenide ogni pensiero è sempre pensiero di qualcosa. Nel Poema sulla natura scrive: "Senza l'essere ... non troverai il pensare". Perciò il divenire, presentato dai sensi, non è pensabile, perché è  impossibile che l'essere nasca e muoia. La via maestra per approdare all'essere è proprio il pensiero, che deve abbandonare ogni dinamismo per riconoscere la semplice verità secondo cui "l'Essere è, e non può non essere".

Con Socrate il pensiero  nasce e si sviluppa essenzialmente come pensiero critico e come autocoscienza dei propri limiti: suo oggetto non è la verità, ma il dubbio da chiarire.

La dimensione ontologica (la verità) sarà resa più esplicita dal suo allievo Platone, che distinse due modalità del pensiero:
  • quello intuitivo, capace di cogliere più propriamente la verità dell'Essere, coincidente con le Idee;
  • e quello logico-dialettico, basato sul ragionamento discorsivo e sulla confutazione dell'errore.
Il primo tipo ha la capacità di trascendere i fenomeni sensibili risalendo fino all'astrattezza dell'unità, il secondo invece è rivolto a distinguere e analizzare il molteplice. Il pensiero intuitivo è però superiore a quello dialettico, perché guida il filosofo verso la contemplazione, mentre la dialettica è solo uno strumento. Le Idee sono il fondamento e la meta finale del pensiero: esse sono per così dire le "forme" del pensiero, i modi con cui ci è dato pensare il mondo. Platone così concepisce il pensiero in forma gerarchica: al livello più alto esso è identico al pensiero statico parmenideo, e riflette in pieno la verità dell'essere; man mano che si scende giù nella gerarchia, però, il pensiero diventa sempre più inconsistente e fallace.

In seguito Aristotele, pur respingendo la teoria platonica delle idee, formulerà una distinzione abbastanza simile a quella del suo predecessore: per lui vi è da un lato il pensiero intuitivo-intellettivo (o noético), capace di cogliere le essenze universali delle realtà che ci circondano, astraendole dal loro aspetto particolare e sensibile; dall'altro vi è il pensiero logico-sillogistico, che da quei princìpi primi fa scaturire delle conclusioni coerenti con le premesse, scendendo a definire e catalogare il molteplice. La dinamica è la seguente: l'Essere tende a passare dalla potenza all'atto, i sensi ne attivano un primo movimento  (pensiero latente, Intelletto potenziale), intervento dell'Intelletto attivo dotato di coscienza, autocoscienza, contemplazione sell'Atto Puro (pensiero di pensiero: Dio).

Con il Neoplatonismo il pensiero mantenne e anzi acquistò una valenza maggiore non solo sul piano conoscitivo, ma anche su quello ontologico e salvifico, nel senso che l'anima (in forma di autocoscienza) vi ritorna per mettersi in salvo. Solo nell'autocoscienza infatti il pensiero riesce a cogliere la verità su di sé. Al di sopra di tutto c'è l'Uno assoluto per arrivare al quale il pensiero deve completamente annullarsi, spogliandosi e uscendo da se stesso in una condizione di estasi. (Plotino)

Per farsi meglio comprendere, Plotino paragona l'essere alla luce: su un piano assoluto, il principio della luce è contrapposto all'ombra. La luce, man mano che si allontana dalla sorgente, tende ad affievolirsi, non perché si trasformi in ombra, ma solo perché viene a mancare.  Nell'oscurità, come vedere il buio significa non vedere, così pensare il nulla equivale a non pensare affatto. Fondamento del pensiero per Plotino sono le Idee platoniche, che poi sono "il pensiero" per eccellenza, cioè infiniti modi di pensarsi di quell'unica Mente o Intelletto (Nùs), che emana dall'Uno e coincide con l'Essere. Di quest'ultimo non è dimostrabile l'esistenza, ma esso si giunge, mediante il processo intuitivo, solo con l'ascesi mistica.

In seguito saranno  gli autori cristiani, come Sant'Agostino, San Tommaso d'Aquino, San Bonaventura, Cusano, ecc.,, a fare propria la tradizione neoplatonica e aristotelica, che facevano del pensiero (contrapposto ai sensi) la chiave di accesso alle realtà trascendenti e a Dio. Elementi fondamentali sono: il principio di non contraddizione, il riconoscimento dell'intuizione,   come  forma suprema e immediata del sapere, coincidenza fra essere e pensare, complementarietà del pensiero alla fede (Sant'Agostino), il pensiero come forma di amore con il quale Dio si rende presente all'uomo (San Tommaso),  il pensiero come originato da una Verità attingibile solo con l'intuizione (N. Cusano).

Nell'età moderna  Cartesio per primo cercò di costruire un sistema di pensiero autonomo, indipendente da criteri teologici: per lui  hanno valore soltanto quei pensieri di cui si ha coscienza e che sono definiti in forma chiara e oggettiva. L'empirismo anglo-sassone riduce il pensiero a un fatto, un concetto fissato e "plasmato" dall'esperienza sensibile, in maniera quasi meccanica con una attività mediata dai sensi .

Dopo Cartesio, tuttavia, ci furono nell'Europa continentale dei tentativi di riportare il pensiero alla dimensione ontologica e intuitiva dell'Essere con Spinoza (unità fra idea e realtà) e Leibniz (esistenza di diverse gradazioni di pensiero fino a quella suprema dell'autocoscienza).

Per Kant il pensiero è una sorta di "legislatore della natura", cioè lavora quando riceve dati da elaborare. 

Partendo da Kant, Fichte e Schelling arrivarono ala conclusione che dal pensiero nasce e si produce tutta la realtà.

Hegel sostanzialmente concepiva il pensiero come un fatto che sottometteva a se stesso, anche l'aspetto ontologico delle cose.

Al giorno d'oggi prevalgono, da un lato, spiegazioni del pensiero di tipo materialista e meccanicista, per cui il pensiero sarebbe un prodotto fisiologico del cervello ottenuto dall'estrema complessità delle connessioni neurologiche, da un altro la critica linguistica alle contraddizioni di cui sopra.

B. Il pensiero dal punto di vista psicologico

In psicologia, il pensiero è considerato una delle più alte funzioni cognitive e viene studiato in maniera interdisciplinare con la logica, l'intelligenza artificiale, la teoria dei giochi. Si pensa cioè più al modo come esso nasce si sviluppa (Piaget, Skinner, la Psicologia della Gestalt) che a definire la natura del pensiero stesso. In modo particolare Piaget distingue tre stadi: preoperatorio, operatorio e formale. La ricerca contemporanea, soprattutto grazie alle neuroscienze, sta mappando con sufficiente precisione le varie cerebrali  interessate alla modulazione di determinati pensieri (area logico-matematica. area artistico- creativa, area delle emozioni, ecc.).   

C. Il pensiero in psicoanalisi


In psicoanalisi  (Freud) vengono considerati pensieri tutti i processi cognitivi, sia quelli situati al livello della coscienza (e tra questi i processi cognitivi di tipo discorsivo e mediato), sia quelli che avvengono a un livello inconscio. Sempre secondo la psicoanalisi, molte realtà che noi crediamo esistano realmente come fatti concreti, ad una più attenta indagine si rivelano essere semplicemente e nulla più che proiezioni del pensiero fuori di noi, quindi solo realtà interiori.

Nella psicoanalisi un posto centrale acquista lo studio del sogno, che, secondo questa disciplina  sarebbe una modalità di pensare come altre, ma che diversamente dal pensare razionale non sottostà alle regole proprie al pensiero controllato dalla ragione ma ha regole sue proprie q quindi il pensiero inconscio si presenterebbe come autonomo da quello cosciente, che così non sarebbe più quello unico o principale. Lacan andò oltre Freud relegando l'io in una posizione secondario rispetto all'inconscio, da lui chiamato Logos.

La scoperta e la messa in giusto valore del fattore inconscio da parte della psicoanalisi fa sì che questa disciplina costituisce un punto di rottura rispetto alla tradizione precedente della storia del pensiero filosofico.

D. Prospettive filosofiche contigue

Questa tesi della psicoanalisi sull'autonomia dell'inconscio ha influito sulle elaborazioni seguenti in vari altri campi come per esempio la filosofia contemporanea dove la critica dell'Ego quale istanza del pensiero aveva precedentemente subito una serie di analisi critiche già a partire dal filosofo empirista David Hume, precedendo in questa critica Friedrich Nietzsche  fino ad arrivare ai nostri giorni a Martin Heidegger  che giunge a negare che il soggetto del pensiero sia l'uomo bensì l'Essere  stesso e che l'uomo sia solo un tramite.

E. Il pensiero dal punto di vista antropologico

Secondo Lev Semyoronovič Vygotskji la natura del pensiero è socialmente determinata dalla cultura d'appartenenza. Egli suddivide il pensiero in due tipologie:
  • processi cognitivi elementari,  comuni a tutti gli esseri umani, che consentono loro la percezione del mondo: astrazione, categorizzazione, induzione e deduzione;
  • sistemi cognitivi funzionali: il modo di organizzare la conoscenza dipende dal contesto culturale e dalla necessità di risolvere particolari problemi. Ogni cultura, quindi,  ha un sistema cognitivo diversi.
Vygotskij definì 2 stili cognitivi diversi:
  • stile cognitivo globale:  dalla totalità del fenomeno ai suoi particolari;
  • stile cognitivo articolato: dall'articolazione dei singoli elementi alla visione globale.
Questi due stili non sono antinomici ma si trovano in un continuum e possono dipendere dalle necessità di un individuo.

F. Pensiero e comportamento

Il comportamento è preceduto dal  pensiero  già al livello del pensiero. Il comportamento non è altro che l'estrinsecazione di una visione del mondo. Da questo punto di vista la vera azione si opera già sul piano del pensiero, di cui  il comportamento è solo un fenomeno secondario o derivato.

L'attività del pensare è,o dovrebbe essere, quella che meglio caratterizza l'essere umano. In realtà tutti pensano, la differenza sta nella qualità e nei contenuti del pensiero: è da questi se esso sarà banale, comune, debole, forte, alto. Le condizioni (qualità, contenuti), a loro volta, dipendono dalla raffinatezza o meno delle strutture del pensare (logico, matematico, artistico, intuitivo...) e dalla natura delle informazioni immagazzinate. Un modo di pensare raffinato procede per elaborazioni lente delle idee, con chiarezza e alla fine perviene a una sintesi, che è la conclusione naturale di un intero ragionamento. Naturalmente la sua comunicazione verbale è articolata in maniera discorsiva e pacata, senza contrazioni linguistiche e senza enfasi oratoria. Ovviamente il tutto va riempito di contenuti essenziali, veritieri, di forte spessore significativo. Al pensiero qualitativamente raffinato si perviene gradualmente, ma, se si è mentalmente liberi e aperti, anche con una costante continuità, che può ammettere momenti di stasi, ma comunque li supera più o meno agevolmente.



 

.:Statistiche:.

Visite: 50398
Visite in questo mese: 0
Visite Oggi: 0