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La sindrome schizofrenica PDF Stampa E-mail
Indice articolo
La sindrome schizofrenica
Sintomi cognitivi
Sintomi emotivi e sociali
Forme e modalità di esordio
I Criteri diagnostici de ICD
Criteri diagnostici del DSM-IV
Conclusioni
Quando si va a parlare di ciò che si situa al di là del "borderline state" (stato limite), com'è la schizofrenia, è sempre difficile determinarne con esattezza la causa, data la complessità psicofisica dell'essere umano.
Una visione "olistica" del problema, forse, potrebbe dare una chiave di lettura della situazione, perché se ci sono, come ci sono, degli elementi predisponenti, è anche vero che questi rimangono allo stato "potenziale" se si è ben "compensati" e se non si presentano eventi scatenanti (ambiente sociale, familiare, educativo).00.jpg
Generalmente oggi gli Autori elencano una serie di fattori che favoriscono l'insorgenza della sindrome schizofrenica.
Innanzitutto c'è il corredo genetico. Secondo Carlson esisterebbero due geni principali, dei quali uno dominante e l'altro recessivo. Da un genitore schizofrenico deriverebbe il 10% di ereditarietà del disturbo, da ambedue il 50%. Naturalmente non è sempre così: una buona anamnesi dovrebbe saper fare sempre un'accurata ricostruzione dell'albero genealogico del soggetto interessato.
Esistono poi dei fattori prenatali, perinatali (trauma da parto) e postnatali che investono gli aspetti biochimici e neurologici. Secondo uno studio effettuato da alcuni ricercatori della John Hopkins University (USA) nella schizofrenia è stata riscontrata in quantità inferiore al normale la proteina "Gfap". Secondo altri si sarebbe di fronte ad una grave disfunzione in alcuni neurotrasmettitori (serotonina) e nel sistema dopaminergico. Secondo altri ancora esistono delle sostanze tossiche, che, immesse nella circolazione, interagirebbero, con effetti distruttivi, con i vari neuroni.
01.jpgA far "esplodere", per così dire, la situazione interverrebbero o eventi dolorosi o un uso improprio di farmaci. Se la base di partenza è questa e se l'inizio è sempre subdolo, già nel 1953 F. J. Kallman faceva notare che la schizofrenia è sostanzialmente il risultato di una intricata interazioni di vari fattori sia genetici sia ambientali. Il paziente, per opporsi alla sua malattia, cerca di trascinare a sé gli altri coinvolgendoli e inizia sempre con il suo progressivo allontanarsi dalla "realtà" per rifugiarsi nella "irrealtà", entrando così in un "sistema che dà ordini e nel quale le cose, in quanto tali, cominciano ad esistere. È in questa linea che si svilupperanno aggressività e autopunizione. Con la schizofrenia si ritorna alle primissime fasi dello sviluppo (regressione radicale), creandosi una sorta di barriera non comunicativa. Lo schizofrenico avverte di essere sempre sotto la minaccia di disgregazione del mondo e della sua stessa personalità".

Purtroppo tra le cause c'è da annoverare anche l'assenza di una diagnosi tempestiva e precoce da parte delle strutture sanitarie (74% dei casi), la difficoltà delle famiglie ad accettare il problema (21%) e la scarsa collaborazione del paziente (14%: dati OMS).
La schizofrenia non è da confondere con l'autismo, perché se da una parte come elemento comune ambedue presentano la compromissione della capacità di relazioni sociali e degli interessi, dall'altra, però, il quadro intellettivo nella prima (schizofrenia) è destrutturato, nel secondo (autismo) è pressoché, invece, normale.

Molto variegato è lo scenario dei sintomi con cui il disturbo si presenta. Per chiarezza questi possono essere ricondotti alle seguenti tipologie: cognitivi, emotivi, sociali. Generalmente devono "coesistere" nello stesso soggetto anche se non sempre temporalmente.

Un'altra classificazione è quella che distingue i sintomi "positivi" (deliri, allucinazioni, linguaggio disorganizzato, catatonia), "negativi" (appiattimento affettivo, alogia, abulia, anedonia), di "alterazione dell'umore" (disfasia, suicidio, disperazione). I primi ad emergere sono quasi sempre quelli "negativi".


 

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